“Sono passati sette anni dall’ultima volta che sono stato qui, scusatemi se ci ho messo tanto a tornareâ€. Ci sono tanti modi per iniziare un concerto, ma che Fran Healy cominciasse con delle scuse proprio non ce lo aspettavamo. Stasera questa non è l’unica sorpresa che riserverà : il leader dei Travis, che è al Tunnel per promuovere il suo disco solista “Wreckorder†per una delle sue quattro date italiane, sembra in ottima forma. Si presenta da solo: niente band, niente orpelli. Solo voce, chitarra acustica e un cappello un po’ da cowboy un po’ da musicista di strada.
Sono già passate le dieci quando sale sul palco. Come accennato, le sue prime parole sono rivolte ai fan italiani della sua band, ai quali promette subito di voler rimediare con “una bella serataâ€. Quando poi prende in mano la chitarra acustica e inizia a suonare "20", vecchia b-side datata 1997, si capisce subito che quello di stasera sarà un concerto intimo e intenso. Un po’ come quando sei al pub e qualcuno prende la chitarra per suonare qualcosa. Il fatto è che Fran Healy non è proprio il primo che passa, ma un bravissimo artigiano della canzone pop che in questi anni ha scritto cose di grande gusto e spesso sottovalutate. E dimostra anche delle buone doti di showman, snocciolando storie tra un pezzo e l’altro e raccontandole con grande autoironia.
Dopo "20" tocca a uno dei nuovi pezzi, “Holidayâ€, che dà a Fran la possibilità di spiegare come è arrivato a fare il disco solista. “Con i Travis va tutto bene, solo che avevo bisogno di una pausa, di prendermi una boccata d’aria fresca e così ho registrato `Wreckorder´â€, racconta l’artista scozzese. Poi, all’improvviso, ecco il primo colpo al cuore: “
Writing to reach youâ€, estratta da “The man whoâ€, probabilmente il disco più bello del gruppo scozzese. Anche in questo caso Healy spiega com’è nata la canzone e come ha “rubato†il giro di accordi a Noel Gallagher. “Lui è un bravissimo ladro di canzoni, così ho pensato di scopiazzare `Wonderwall´. Pensavo che tanto non lo avrei mai incontrato, e invece un bel giorno gli Oasis ci chiamano per fagli da gruppo spalla. Gli altri erano al settimo cielo, io invece ero disperato e pensavo: `E adesso cosa mi invento?´. La prima cosa che mi ha detto è stata: `Bel fottuto giro di accordi, amico´â€. Prima di “As it comes†invece racconta come ha fatto a convincere con un email Paul McCartney a suonare con lui in studio. “Gli ho scritto e pensavo che non mi avrebbe mai considerato, invece l’ha fatto. Quando ho letto la sua risposta non ci credevo, ho subito telefonato a mia mamma per dirglieloâ€.
È davvero un fiume in piena, Fran. Il confine tra le canzoni e i suoi monologhi è sottile. I pezzi nuovi, nonostante la gran parte del pubblico non li conosca, funzionano bene anche in veste unplugged: in particolare “Anythingâ€, il singolo “Buttercups†e la malinconica “Rocking chairâ€, dove riesce perfino a farsi suggerire una strofa da una ragazza del pubblico perché non si ricorda le parole. L’atmosfera da happening, nonostante il passare dei minuti, non appesantisce il concerto, anzi. Il set supera le due ore ma vola che è un piacere.
Non potevano mancare i classici dei Travis, ovviamente, che Healy è bravo a spargere qua e là tra i nuovi brani: su “Sing†parte l’immancabile coro del pubblico, mentre durante “Slide show†sale un silenzio che sa più di rispetto. E quando si chiudono le danze con “
Why does it always rain on me?†non si può che rimanere soddisfatti. Più che un concerto, è sembrata una serata tra amici. Merito di Fran Healy, simpatico e suo agio nella parte del cantastorie. Ma, non dimentichiamocelo, anche e soprattutto delle sue canzoni.
caspita