Per il presidente iraniano Ahmadinejad "il programma è come un treno senza freni"
Ma negli Usa, molti generali sarebbero pronti a dimettersi in caso di attacco
Nucleare, Teheran non vuole fermarsi
"Siamo pronti anche alla guerra"
La Rice: "Se l'Iran si ferma, noi siamo pronti a sederci a un tavolo"
Ma per il New Yorker il Pentagono è pronto all'offensiva entro 24 ore da un ok di Bush
Il presidente iraniano Ahmadinejad
TEHERAN - Il nucleare iraniano è un "treno senza freni". Come tale, non si può fermare. Lo ha detto il presidente Mahmoud Ahmadinejad. E il suo viceministro degli Esteri, Manouchehr Mohammadi, gli ha fatto eco: "L'Iran - ha detto - è pronto anche a una guerra". E' la risposta di Teheran alle velate minacce contenute nelle parole di due giorni fa del vicepresidente Usa, Dick Cheney secondo il quale gli Stati Uniti perseguono le vie diplomatiche ma "non escludono nessuna opzione". Dichiarazioni cui si aggiungono le indiscrezioni del New Yorker: secondo il settimanale americano, il Pentagono avrebbe predisposto piani d'attacco attuabili entro 24 ore da un via libera presidenziale.
A ciò si affiancano anche le voci sul fatto che Israele preparerebbe un attacco a sorpresa contro gli impianti nucleari iraniani. Cosa, tutto sommato, plausibile perché già messa in atto diversi anni fa. Il britannico Sunday Times oggi riferiva che Gerusalemme avrebbe chiesto a Washington un "corridoio aereo" sopra l'Iraq in caso di attacco "chirurgico" contro l'Iran, anche se da Israele sono arrivate subito smentite ufficiali.
Mohammadi ha chiarito che l'Iran è sempre disponibile a trattare e ha rivelato che vi sono stati contatti con le autorità statunitensi. "L'Iran è pronto a negoziare con gli Stati Uniti senza precondizioni, ma gli americani non hanno ancora accettato", ha detto, "vi sono stati incontri non ufficiali con gli americani sull'Afghanistan e l'Iraq, ma loro dicono che prima l'Iran deve accettare le condizioni degli Usa e poi vi saranno colloqui".
Nel giro di qualche ora è arrivata la risposta di Washington. L'Iran non ha bisogno di inserire la retromarcia sul proprio programma nucleare, ma deve invece ricorrere a "un bottone dello stop", ha detto il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice. Parlando a Fox News, la Rice ha detto che se Teheran tirerà il freno, interrompendo l'arricchimento di uranio, gli Stati Uniti sono pronti "a sedersi a un tavolo e discutere di qualunque cosa l'Iran abbia in mente".
"Sono pronta a incontrare la mia controparte o un rappresentante iraniano in qualsiasi momento - ha detto il segretario di Stato - se l'Iran sospenderà le proprie attività di arricchimento. Dovrebbe essere un segnale chiaro".
Di sicuro l'ipotesi di un raid americano contro l'Iran ha riacceso lo scontro tra vertici militari del Pentagono ed amministrazione Bush. Ed alcuni alti comandanti militari hanno minacciato di dimettersi nel caso di un ordine di attacco da parte della Casa Bianca, considerato un atto irresponsabile. Lo scrive oggi il Sunday Times citando fonti della Difesa e dell'intelligence britannica. "Ci sono quattro o cinque generali ed ammiragli che si dimetterebbero se Bush ordinasse l'attacco contro l'Iran - spiega la fonte del domenicale britannico - al Pentagono semplicemente non sopportano l'idea, e molte persone dubitano che questo tipo di attacco possa essere efficace e persino possibile". I vertici militari americani, infatti, non nascondono alla Casa Bianca la situazione di grande difficoltà e debolezza in cui trovano le forze armate dopo sei anni di impegno bellico, in Afghanistan e soprattutto in Iraq.
Eppure, un Iran fuori controllo sembra preoccupare sempre di più anche il mondo arabo moderato. Secondo un quotidiano del Kuwait, ripreso da diversi siti di informazione israeliani, tre paesi arabi del Golfo - Qatar, Oman ed Emirati Arabi Uniti - sarebbero pronti ad offrire il loro spazio aereo al passaggio di jet israeliani in caso di blitz.