X CHI FA GIURISPRUDENZA:
Cancellato il decreto per la laurea magistrale in giurisprudenza
Il Tar accoglie il ricordo di alcuni docenti universitari e annulla il provvedimento del ministero "troppo dettagliato" che aveva violato l'autonomia delle UniversitÃ
Laurea magistrale in giurisprudenza, il decreto viola l'autonomia universitaria poiché definisce in modo troppo dettagliato le materie caratterizzanti e di base del corso accademico. A stabilirlo è stata la terza sezione del Tar Lazio con la sentenza 9455/06 (depositata lo scorso 26 settembre e qui leggibile nei documenti correlati).
I giudici capitolini accogliendo il ricorso di alcuni docenti di diritto della navigazione, dei trasporti e aerospaziale hanno annullato il decreto ministeriale del 25 novembre 2005. Del resto, malgrado i professori avessero presentato un esposto in cui chiedevano che il Miur inserisse nel Dm tra le attività formative indispensabilie anche quelle del loro settore, la richiesta non era stata accolta.
Il Tribunale di via Flaminia ha sostenuto che il Dm viola l'autonomia universitaria poiché definisce in modo troppo dettagliato le materie caratterizzanti e di base del corso universitario. Ma non solo, attribuisce alle stesse discipline in modo puntuale i crediti formativi per complessivi 216 dei 300 previsti per la laurea magistrale in giurisprudenza.
Tuttavia, hanno spiegato i magistrati laziali, nel caso in cui vi sia una normativa estremamente dettagliata che elenca le materie e la loro valenza in termini di credito formativo, l'apporto dell'Università diviene del tutto marginale. In effetti, al mondo accademico rimane da gestire concretamente soltanto un quarto dei crediti totali che possono assegnare anche a materie non rientranti tra le attività formative di base, tutte individuate dall'amministrazione.
Inoltre, si legge ancora nella sentenza il Dm si pone in contraddizione con la sua stessa premessa che riconosce "la necessità di dare piena ed integrale attuazione all'articolo 33 della Costituzione, riconoscendo a ciascun ateneo la libertà di definire flessibilmente gli ordinamenti didattici [...]".
Una rigidità che era stata evidenziata anche dal Cun che, nel parere obbligatorio reso al Miur sullo schema di decreto, riteneva necessario assegnare alla disponibilità degli Atenei, al fine di salvaguardare l'autonomia costituzionalmente garantita, almeno trecento crediti formativi complessivi.
Viale Trastevere, tuttavia, non ha tenuto in alcuna considerazione le osservazioni del Cun e malgrado le critiche ha deciso comunque di dare il via libera definitivo al decreto, senza valutare l'importanza che il settore del diritto alla navigazione e dei trasporti ha sia nell'ordinamento nazionale che in quello comunitario. (cri.cap)
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