De Santis fatto pedinare da moratti, Intervista al TG5

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De Santis fatto pedinare da moratti, Intervista al TG5

Messaggioda AlexLiam il sab set 23, 2006 6:41 pm

TG5: Cipriani, investigatore privato, ha ammesso di aver pedinato ed intercettato Massimo De Santis essendo pagato dall'INTERNAZIONE F.C.!!!! De Santis: "Sono schifato"
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Messaggioda fedemadferit il sab set 23, 2006 6:56 pm

1. Questa cosa è già uscita tempo fa... Ora si parla solo di un'intervista fatta ad hoc in questo momento.
2. I giornalisti sportivi ne stanno parlando ora e sono tutti d'accordo nel dire che, ok l'inter moralmente ha fatto male, ma gli eventi successivi hanno dimostrato che in realtà...

Quest'episodio non dimostra niente perchè se vivi al mondo sai che c'è gente cha fa pedinare tranquillamente la propria moglie/fidanzata che pensa possa tradirlo o il grande successo delle ditte che si occupano di ripulire le aziende dal spionaggio industriale.
Se dovesse venire fuori qualcosa di più grave sarei schifato per primo io, ma nel caso concreto di DeSantis altro che investigatore... Ci voleva un Killer privato alla luce delle schifezze saltate fuori da quella persona, cui ricordiamolo, sono stati dati 5 ANNI, è stato CONDANNATO.
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Messaggioda AlexLiam il sab set 23, 2006 7:04 pm

guido rossi-telecom-intecettazioni telefoniche-Serie A TIM & Serie B TIM-Pirelli-Tronchetti Provera-Moratti-investigatori privati-De Santis.......Recoba-passaporti falsi......

lo scudetto degli "onesti"......
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Messaggioda fedemadferit il sab set 23, 2006 7:10 pm

guido rossi = commissario delegato per fare da ponte tra l'azienda-telecom e il governo. Il governo non è il cda dell'Inter.
telecom-intecettazioni telefoniche = le intercettazioni di Calciopoli non centrano nulla con quelle di telecom.
Serie A TIM & Serie B TIM = accordo con la Lega Calcio, presidente che ha firmato gli accordi Adriano Gallani.
Pirelli-Tronchetti Provera-Moratti = niente di illegale alla luce di quanto emerso dalle indagini da parte di Tronchetti Provera e Massimo Moratti. Semmai c'è un'altra persona indagata.
investigatori privati-De Santis = De Santis ha preso 5 anni in processo. Non dico altro.
Recoba-passaporti falsi = una storia vecchia di cui si è già pagato.
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Messaggioda AlexLiam il sab set 23, 2006 7:11 pm

INTRECCIO SPETTACOLARE DA CALCIOPOLI ALLE SCALATE RIUSCITE E FALLITE PASSANDO PER LA PRIVATIZZAZIONE DI TELECOM
La Beautiful dei supervip spiati da tutti
23/9/2006
di Mattia Feltri

ROMA. Come fosse «Beautiful», passano le puntate ma la storia è sempre quella, e i personaggi pure. Al massimo cambiano cravatta, o poltrona, ma che si parli di capitani coraggiosi, di furbetti del quartierino, di calciopoli o di spioni Telecom, saltano e risaltano fuori gli stessi protagonisti, in un intreccio spettacolare e inestricabile, a meno che non si ricorra alla dietrologia. Fa impressione, per esempio, notare che Giuliano Tavaroli ed Emanuele Cipriani intercettavano, fra gli altri, Franco Carraro, Diego Della Valle, Cesare Geronzi, Emilio Gnutti, Gianpiero Fiorani, il forzista Aldo Brancher, già protagonisti di uno scandalo o di quell’altro, di una scalata riuscita o di una mancata.

Non è roba che si intuisce soltanto oggi. Per esempio, non erano trascorsi più di dieci giorni dalla pubblicazione delle disinvolte telefonate di Luciano Moggi, e si scoprì che l’arbitro Massimo De Santis era stato pedinato, fotografato e controllato sui conti correnti nell’ambito dell’«Operazione ladroni» condotta proprio da Cipriani. Oggi, semmai, si viene a sapere che Cipriani ha ricevuto denaro attraverso la Worldwide Consultant Security dall’Fc Internazionale Milano, cioè dall’Inter. E si ripensa alla volta in cui un altro arbitro, Danilo Nucini, era andato a denunciare il sistema-Moggi a Giacinto Facchetti, presidente dell’Inter appena scomparso. Facchetti registrò le parole di Nucini su un cd, e lo invitò a ripetere tutto in procura. Nucini non lo fece. Era il 2002. L’anno dopo, 2003, Cipriani cominciò il suo lavoro su De Santis.

La nomina di Guido Rossi alla presidenza di Telecom al posto di Marco Tronchetti Provera ha ulteriormente scosso il mondo del calcio, perché Rossi era anche commissario straordinario della Figc, e Telecom è sponsor ufficiale del campionato. Ma gli straordinari incroci fra Telecom e Inter sono ben altri. Il patron della squadra, Massimo Moratti, è nel cda della Telecom, così come Tronchetti Provera è azionista dell’Inter, oltre a esserne sponsor con Pirelli. Soprattutto c’è Carlo Buora, vicepresidente operativo di Telecom e vicepresidente dell’Inter; e in Telecom era stato messo da Tronchetti Provera a supervisionare «la prevenzione e la gestione delle eventuali crisi collegate ai rischi di terrorismo internazionale» di cui si occupava Tavaroli.

E’ stupefacente come le cose si sovrappongano in modo suggestivo, e da lustri. Negli anni Novanta Rossi si era applicato alla privatizzazione di Telecom. Quando i capitani coraggiosi guidati da Roberto Colaninno progettarono l’Opa sulla società telefonica, l’amministratore delegato Franco Bernabé - pupillo di Rossi dai tempi della ristrutturazione dell’Eni successiva allo sfascio provocato da Mani pulite - pensò di ostacolarla accorpando Telecom e Tim, e alzando così il prezzo fino a una quota irraggiungibile per Colaninno. Bernabé fallì perché Bankitalia di Antonio Fazio e il Tesoro con Mario Draghi (oggi erede di Fazio in via Nazionale) non si presentarono all’assemblea che avrebbe dovuto varare la fusione. Fusione che sarebbe poi riuscita, anni dopo, proprio a Tronchetti e prima che l’idea di riseparare le società non lo facesse cadere, di nuovo a beneficio di Rossi. E’ un vortice. Insieme col vincente Colaninno c’era Gnutti, e in seguito si aggiunse Giovanni Consorte con la Unipol, la compagnia assicuratrice della Lega delle Cooperative. Il grande sostenitore era Massimo D’Alema, allora presidente del Consiglio, e autore della lettera con cui convinse Draghi a disertare l’assemblea, in nome dell’indipendenza dell’imprenditoria dalla politica. Una lettera ora paragonata da Giulio Tremonti a quella spedita da Angelo Rovati, ex assistente di Romano Prodi, a Tronchetti Provera. Gnutti e Consorte, e poi Della Valle, Fiorani e Brancher, fra bacetti in fronte al governatore Fazio ed eccitamenti via cavo del premier Silvio Berlusconi, sono stati i primi attori dell’estate 2005, quella delle scalate bancarie e delle fregole sul «Corriere della Sera», nel cui patto di sindacato c’è il solito Tronchetti Provera, e tutta l’imprenditoria chic italiana, compresi Geronzi, i Benetton e Carlo De Benedetti, inseriti nella lista degli spiati da Tavaroli, che rispondeva a Buori, che rispondeva a Tronchetti.

Tutti spiati. Spiata, pare, Marina Berlusconi, il cui padre Silvio è indicato fra i pretendenti a Telecom, proprio come De Benedetti. Spiato Brancher, forse perché sodale di Fiorani, forse perché sodale fedelissimo di Berlusconi dalla volta in cui, nel terribile 1993, recluso per tre mesi a San Vittore, non aprì bocca guadagnandosi il titolo di «Greganti del Biscione». Spiato Della Valle, forse in quanto presidente onorario e condannato della Fiorentina, forse in quanto nemico numero uno di Stefano Ricucci, rastrellatore di quote Rcs in una passata e ruggente stagione.

Spiato Franco Carraro, forse per il suo ruolo in Calciopoli che l’ha portato a dimettersi dalla Federcalcio. O forse per il suo ruolo di presidente nella banca d’affari della Capitalia di Geronzi. E cioè la Capitalia che attraverso gli olandesi di Abn Amro (che per consulente avevano Rossi) si è presa Antonveneta dopo il bluff e l’arresto di Fiorani, numero uno della Popolare di Lodi. Fiorani venne incarcerato nell’ambito dell’inchiesta sui furbetti del quartierino, nata anche su stimolo di Rossi. L’esposto da cui partì l’indagine della procura di Milano era stato pensato in una riunione nello studio di Rossi con un advisor di Abn Amro e un dirigente della Popolare di Lodi ostile a Fiorani. Ed era alla banca di Fiorani che D’Alema pagava il muto della barca, il medesimo D’Alema accusato da Rossi di essere stato il capofila della merchant bank di Palazzo Chigi («l’unica in cui non si parla inglese»), e si potrebbe ricominciare da capo, in un interminabile ritorno al futuro.
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Messaggioda fedemadferit il sab set 23, 2006 7:13 pm

AlexLiam ha scritto:di Mattia Feltri

L'alternativo è il tuo papààà... :lol: :lol: :lol:
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Messaggioda Gallaghers il sab set 23, 2006 7:37 pm

:lol: :lol:
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Messaggioda tHeMoD il sab set 23, 2006 8:50 pm

Penso che dopo questi interventi del genio della foligno calcio bisogna realizzare che l'Inter ha palesemente falsato campionati per 10 anni.
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Messaggioda AlexLiam il dom set 24, 2006 10:55 am

i miei interventi sono tranquillamente migliori dei tuoi, questo è poco ma sicuro.
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Messaggioda johnlord il dom set 24, 2006 11:10 am

Non l'ho più visto in giro per Roma con la Porsche il Mattia.

Questo è uno dei suoi pezzi memorabili, per farvi capire di che PEZZO DI...girornalista stiamo parlando.
Articolo su Totti, Euro 2004:

"Già molti e prima di ieri nutrivano il dubbio che Francesco Totti fosse uno poco presentabile fuori dal grande raccordo anulare. Non
perché sia un tipo cattivo, semplicemente perché le facce contano e con quella faccia, se non si fosse impiegato nel calcio, Totti avrebbe avuto un futuro nel ramo del precariato. Bisogna immaginarsi un pomeriggio assolato a Torbellamonaca, Totti seduto sulla sua Kawasaki, jeans, t-shirt bianca,
pacchetto di Marlboro arrotolate nella manica, sigaretta pendente dalle labbra o incastrata sopra l'orecchio; forse ha un fidanzata: zeppe,
minigonna e chewing gum. Sta prendendo accordi con un tal Nando, stasera andranno a farsi una coda alla vaccinara da Nestore, forse Nando ha un
posto in ditta per Francesco, un paio di mesi, poi si vedrà. Intanto pijate 'sti cinquanta euro, e pensa a mamma tua. Invece Totti ha il privilegio di
poter lavorare coi piedi. Per altri sarebbe un disastro, per lui un dono del cielo: poter prendere a calci il mondo, ridotto in scala alle dimensioni
di una palla. Una interminabile retorica - di quelle verosimili - tratteggia i campioni del football come bambolotti mai cresciuti, coccolati nel
vizio, arroganti, incapaci di spedire un vaglia postale, in perenne conflitto con le coniugazioni dei verbi, avidi, pronti a rifarsi una
reputazione facendo visita, scortati, al ragazzino in ospedale. Se è un luogo comune, Totti ha contribuito a diffonderlo. Quando fece ingresso nel
palcoscenico della notorietà, fu preso di mira dai comici televisivi che lo misero in caricatura. Giudicò la macchietta oltraggiosa e tutti
pensarono e molti dissero: santo cielo, vivi giocando, ti coprono d'oro, le belle donne e le belle case, i cori della gente allo stadio; possibile
invocare il vilipendio con tanta acredine per uno sketch in seconda serata? Poi venne il tempo delle barzellette sul suo conto, e Totti continuò a trovare
impervi i sentieri dell'umorismo, sinché non gli venne in soccorso Maurizio Costanzo. Convinse Totti a impossessarsi delle storielle perché
fossero raccolte in un libro e il libro messo in vendita e i ricavi destinati alla beneficenza. In Italia ci si guadagna la fama di imbecilli come quella di
santi alla medesima velocità. In un colpo Totti divenne autoironico, maturo, paternale, generoso. Il problema è che in campo si è soli. Non c'è
Maurizio Costanzo a darti il consiglio buono. E Totti in campo non ha la sensibilità di un monaco. È spesso nervoso, le piglia ma le dà anche, siccome
è un idolo dei tifosi gli arbitri lo perdonano più di un po', gli capita di allungare le mani, magari per strattonare un terzino troppo ruvido. Ma
Roberto Baggio, per esempio, le mani le ha sempre tenute basse. E Roberto Baggio, dopo un gol, non mai ha alzato la casacca per mostrare la scritta
«vi ho purgati ancora». Non era niente di male, quella maglietta, aveva in sé anche qualcosa di spiritoso, di borgataro, di rivalità pecorona,
ma era un altro indizio, indubbiamente. Da un punto di vista più puramente tecnico, Totti è un giocatore capace di qualsiasi cosa, ha forza e stupenda
perizia nel trattare il pallone. Ma quando il gioco si fa duro, tende a perdersi in un groviglio di velleità. Giocò così così gli Europei di
quattro anni fa, molto male i mondiali di Corea e Giappone, che concluse da espulso. Stavolta è cominciata come sappiamo. Una partita nebulosa contro la Danimarca, un bruttissimo fallo all'ultimo minuto e un'ammonizione che sapeva di grazia. Infine è saltata fuori la storia dello sputo in faccia a
Christian Poulsen. Sputare in faccia a qualcuno è da bulletti e da vili, funziona sulla Casilina se uno guarda troppo a lungo la tua fidanzata, non
per vincere il Pallone d ' O ro. Un'emittente radiofonica danese stava riesaminando le immagini del match per apprezzare nella sfumatura la
vincente marcatura di Poulsen su Totti, e ha scoperto la prodezza: Totti si avvicina a Poulsen, Poulsen lo spinge via con una spallata, Totti si gira e
sputa. E già questo è sufficientemente disgustoso. Non quanto il contorno. Totti si è rifugiato nella menzogna: «Non ho sputato a nessuno». I dirigenti
della nazionale lo hanno miseramente coperto: «La sequenza non è molto chiara». Guardate le foto qua sopra, e giudicate voi. Ci voleva tanto ad
ammettere, a chiedere scusa, a promettere una punizione scontata per un giocatore responsabile di un gesto spregevole e antisportivo? Macché, non sono soltanto i calciatori a essere bambini capricciosi e vacui. Tutto quel mondo è così, il mondo dei presidenti indebitati fino al collo per comprare l'ultimo giocattolo, le scommesse, le piccinerie, i sospetti sugli arbitri, e quella deprimente permalosaggine alla minima sottocr itica. In questa vicenda,
i responsabili del calcio italiano si sono preoccupati di proteggere Totti perché la nazionale non venga privata del suo giocatore più importante, hanno paura di perdere il prossimo incontro con la Svezia, e non gli importa nulla di perdere il decoro, già tanto compromesso dai modi di Totti.
Poulsen ha detto: «Totti mi ha sputato addosso più di una volta». Dallo spogliatoio della squadra è trapelata la replica: «Totti non ricorda».
Non ricorda? Dall'Italia è in arrivo l'avvocato Giulia Buongiorno, grande difensore di Giulio Andreotti. Ci vien voglia di sperare che stavolta le
vada male. Totti quasi sicuramente stamattina sarà squalificato per non meno di tre giornate. Ma è fin troppo facile dire che si è già squalificato da sé."
"Bere significa massiccia ingestione di birra.
Whisky, gin, cocktail, tutto il resto non è che vanità"

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