e di questo che dite .....
Sulle orme dello Yeti
Trovata una strana zampa pelosa in Siberia. Orso? Lupo? Il Dna: nessun animale conosciuto.
E parte la caccia
Un po' come per il mostro di Loch Ness. Quando si parla dello Yeti, le persone si dividono fra scettiche e sostenitrici: esiste, no è una bufala, è solo un orso, ma va' là è una scimmia, a quelle altitudini l'aria rarefatta gioca brutti scherzi, le foto che si vedono sono taroccate, ti dico che esiste... e via di questo passo.
Andatelo a raccontare a Sergei Semionov, biologo, alpinista ed esploratore russo: vi inviterà a casa sua e vi sbatterà sotto il naso una zampa pelosa, con un piede quasi umano e lunghi artigli. E sosterrà che si tratta di un pezzo di Yeti.
Questa volta l'altitudine, le scimmie o qualche bicchierino di vodka in eccesso non c'entrano: Semionov è certo che l'arto in questione appartenga all'Abominevole Uomo delle Nevi, tanto che il prossimo mese partirà con una spedizione alla volta delle montagne dell'Altai per trovare, se non il possessore della zampa smarrita, almeno altri suoi resti o qualcuno simile a lui.
Ma facciamo un passo indietro. Nell'agosto dello scorso anno Semionov, durante due successive spedizioni nell'Altai, trova e porta a Mosca alcuni resti di un "animale", il più importante dei quali è un arto inferiore (dal ginocchioal piede), ricoperto da un pelo rossiccio, con lunghi artigli, 5 dita dotate di falangi e l'articolazione del calcagno. Accanto ai resti, orme fresche, enormi. Brandelli di chi? Un lupo no di sicuro: troppo grosso quel piede e troppo umano; e poi l'articolazione del calcagno non è propria dei canidi. Un uomo? Nemmeno: il dito più lungo non è l'alluce. Allora un orso, senza dubbio.
E qui arriva la sorpresa. Semionov consegna la zampa a un anatomo patologo veterinario, il professor Kemer, che comparandone i tessuti con quelli di un plantigrado, emette il proprio verdetto: non è un orso, non è nessun animale conosciuto. Forse è dello Yeti, sussurra. Quello che è certo è che il "proprietario" camminava in posizione eretta, era alto non più di un metro e ottanta, calzava un ipotetico 43.
A Semionov non è servito altro. È stata una mezza conferma scientifica a quanto si era sentito già dire nell'Altai, quando aveva mostrato la zampa ad alcuni sciamani locali che non avevano avuto alcun dubbio: quello era un arto dello Yeti, creatura magica e soprannaturale, reale e vivente. E lui, Semionov, era stato prescelto dagli Yeti stessi come messaggero tra il loro mondo e quello degli umani.
Certo, per l'esploratore più che la superstizione poté la scienza, ma l'idea che quello sia davvero un pezzo di Abominevole lo ha spinto a tornare in Siberia, destinazione il ghiacciaio di Severo-Ciujski, verso il confine con la Mongolia. A febbraio, quando c'è molta neve e, se si trovano delle orme, si possono facilmente seguire. Alla caccia del sogno dunque. E... in bocca allo Yeti.