"Mi volete su YouTube?
Mi dovete pagare"Su Facebook o su Internet a controllare non ci sono mai andato. Ma me l’hanno detto quelli che se ne intendono: sono tra i più cliccati. Un po' sotto Berlusconi, tra i più visitati ci sono io. E su YouTube i miei diverbi accesi con la Mussolini o con Alessandro Cecchi Paone vanno alla grande e sono tra i più gettonati». Così si compiace il presenzialista per eccellenza, non solo della tivù ma pure della Rete, ovvero Vittorio Sgarbi.
Che però ora ha deciso di auto-oscurarsi. Esigendo 10 mila euro al minuto: tanto valgono le sue litigate, i suoi incontri-scontri in trasmissioni tv della Rai, ritrasmesse da YouTube e Google. I legali del critico d’arte, con una diffida, hanno dichiarato guerra ai provider, chiedendo di rimuovere dal Web «immagini fisse o in movimento di programmi video della Rai in cui compare Sgarbi»: da «Anno Zero» a «Porta a Porta». Insomma, non vedremo più e non potremo più mandare su YouTube il ciuffo ribelle, oggi un po' incanutito, di Sgarbi e non assisteremo alle sberle, non sempre solo verbali, che si è scambiato con una lunga serie di antagonisti.
Che diranno i suoi fans di questa iniziativa che li priva della loro rissosa icona on line? «E' choccante, lo so. Ma lo hanno deciso i miei avvocati. La diffida, in realtà , riguarda solo le trasmissioni della Rai, a cui non ho ceduto i diritti di immagine, cosa che ho fatto con Mediaset. Comunque è una questione più generale. Certo che ci perdo. Ci sono ragazzi che conoscono a memoria la mia diatriba con la Mussolini o le frasi non proprio lusinghiere scambiate con Santoro e Travaglio. Spesso questi video sono seguiti da una serie infinita di interventi e di osservazioni. Tempo fa ne ho lette 1500. Metà a favore mio e metà di Travaglio».
Si autocancella per fare un po' di pedagogia sul Web?
«No, certo. Mi indigna la mancanza di etica. Da parte di chi mi ruba quello che mi appartiene, senza contropartita. Con questo furto di immagini divento il motore di qualcosa che non mi riguarda».
Diecimila euro sono parecchi. Come li ha quantificati?
«Non sono stato io a stabilire la cifra. Sono stati miei bravissimi legali, che hanno valutato il gettito delle entrate pubblicitarie favorite dalla mia presenza sul Web. E questo, al di là del quattrino, non mi piace. Mi riferisco non solo alla diffusione delle mie ospitate nelle varie trasmissioni tivù, ma anche alle immagini rubate per strada».
Di chi sta parlando? Delle Iene e di Staffelli a cui tirò in testa il tapiro d'oro di cui la stava insignendo?
«Anche. Ma in particolare di quel Piero Ricca, un tizio che mi ritrovo tra i piedi pronto a farmi arrabbiare».
Non le piace sempre e comunque l'agone?
«Questo Ricca sa che se mi viene a sfrugugliare, a me, che ho un temperamento irritabile, mi girano i c... Lui mi riprende e mette su YouTube la scazzottata, chiamala così, che sembra fatta apposta per determinare l'indignazione di gruppi di fanatici, generalmente barbuti. Su Internet poi accade qualcosa di impensabile altrove. Lui si fa pubblicità a mie spese. E si crea un gran seguito. Tutto sfruttando la mia popolarità . Seguono 500-600, e anche di più, intimidazioni, di fondamentalisti, giustizialisti scatenati contro di me. Ricca è come Beppe Grillo: vogliono dimostrare che sei uno str..., usufruendo delle immagini come di micce per innescare il fanatismo».
Si sente minacciato da YouTube?
«La mafia ha cercato di impaurirmi, quando a Salemi mi sono dichiarato contro le pale eoliche. E anche in questo caso si tenta di intimorirmi, incitando all'odio. E' come la sollecitazione al lancio di una statuetta del Duomo di Milano sui denti fatta da un pulpito che coinvolge milioni di persone».
Però, proprio in tivù, lei non indossa certo i panni del paciere.
«Sono consapevole dei miei comportamenti. Ma sono io che sul piccolo schermo gestisco i miei scatti d'ira. Su Internet no. Finisce lì, la mia immagine, inamovibile e ci può stare un'eternità , prescindendo dalla mia volontà . Ho fatto questa scelta e me la ripiglio».
PAGATELO
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