Consegna delle prime case in Abruzzo

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Re: Consegna delle prime case in Abruzzo

Messaggioda 14 il mer set 16, 2009 12:33 pm

tutte le tue proposte sono bellissime quanto poco percorribili nella pratica a mio parere.
e che i soldi per la ricostruzione li abbiano indirettamente dati tutto il popolo italiano credo sia palese, ma è il governo che amministra e gestisce il patrimonio dello stato e credo che questa sia stata la prima volta che un governo sia riuscito a trovare i fondi per ricostruire così in fretta dopo un terremoto.
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iaia ha scritto:zio bubu.

liam4ever ha scritto:con Stankovic arretrato, quanto sei bella nella foto profilo. il Capitano larghissimo, Milito leggermente più indietro ed eto'o accentrato e avvicinato alla porta..
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Re: Consegna delle prime case in Abruzzo

Messaggioda Liam85 il mer set 16, 2009 12:43 pm

concordo che sia follia pure... ma per questo mondo però!! che ci induce a pensarla così! io in cuor mio so che i miei pensieri sono frutto del bene che si potrebbe dare se REALMENTE si volesse aiutare le persone...e non prenderle per il culo!
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Re: Consegna delle prime case in Abruzzo

Messaggioda liam4ever il mer set 16, 2009 12:58 pm

cmq sarebbe bene informarsi prima di arrivare a questa sterile polemica.
la cosa principale è che tutti si stanno vantando di questo strabiliante record che non esiste nella maniera più assoluta.
per il terremoto in irpinia del 1980, le case furono consegnate con 40 giorni di anticipo e furono il triplo.

certo complimenti al governo e alle varie amministrazioni che ci hanno lavorato e alla protezione civile, ma non trovo giusto fare leva su sto fatto del record, quando basta mettere in moto google per rendersi conto che stanno sbandierando una cosa non vera.
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Re: Consegna delle prime case in Abruzzo

Messaggioda 14 il mer set 16, 2009 1:04 pm

non hai preso un grande esempio.
tra l'altro ancora oggi ci sono persone che vivono nelle baracche da 20 anni.

Irpinia, 20 anni dopo: un cantiere aperto da 60 mila miliardi
Il terremoto infinito
dal nostro inviato ANTONELLO CAPORALE
AVELLINO - La sera del 23 novembre del 1980 una lunghissima scossa della durata di un minuto e venti secondi, di magnitudo 6,8 della scala Richter, rase al suolo 36 paesi situati al confine tra la Campania e la Basilicata. 2735 furono i morti, 8850 i feriti. Il disastro naturale fu di proporzioni gigantesche: il paesaggio aspro e bellissimo dell'Irpinia venne sfregiato dagli scuotimenti, ripetuti e dolorosi, della terra. Case inghiottite, viadotti spezzati, frane dappertutto. L'Italia si mosse come mai è capitato nella storia della Repubblica. Dall'estero l' aiuto si manifestò attraverso robusti assegni in dollari. Nella lista delle sottoscrizioni figurano, accanto agli Stati Uniti (70 milioni di dollari) e alla Germania (32 milioni), persino paesi come l'Iraq (3 milioni e 100 mila dollari) e l'Algeria (500 mila dollari). Da oltre frontiera giunsero quasi cinquecento miliardi. I morti però restarono sotto le travi spezzate delle misere abitazioni di montagna per giorni e giorni, in una confusione di ruoli e responsabilità che provocò la più dura delle denunce di un presidente della Repubblica sulle inefficienze dello Stato. Le parole di Sandro Pertini causarono la rimozione del prefetto di Avellino e la presentazione delle dimissioni, poi ritirate, del ministro dell'Interno dell'epoca. Nessun dubbio che quel filo che teneva unita l'Italia oggi si è spezzato. Perchè è successo? Cento quintali di documenti raccontano quegli anni. Un fiume di danaro (la commissione d'inchiesta stimò in 50.902 miliardi, ma nel corso del tempo la cifra è lievitata a 58.640 miliardi) si diresse verso un'area delimitata agli estremi dalle città di Napoli, Avellino Potenza e Salerno.

I comuni effettivamente colpiti erano relativamente pochi: qualche decina i disastrati, un centinaio i danneggiati in modo più o meno grave. Nel maggio dell'81 però un decreto dell'allora presidente del Consiglio Arnaldo Forlani classifica "gravemente danneggiati" (con un grado di distruzione dal 5 al 50 per cento del patrimonio edilizio) oltre 280 comuni: viene ricompresa tutta la provincia di Avellino, Napoli e la popolosissima area metropolitana, 55 comuni del salernitano, 34 del potentino. Risultano "gravemente danneggiati" anche 50 paesi in provincia di Benevento, 8 in provincia di Caserta, 9 in provincia di Matera. Sei mesi dopo, il disastro viene ulteriormente allargato sulla carta: altri 312 comuni sono considerati "danneggiati", 14 dei quali in Puglia, in provincia di Foggia. L'area colpita dal sisma muta ancora una volta: la punta più avanzata a nord diviene Teano, ai confini con il Lazio, la linea si chiude a sud con Sapri, sul golfo di Policastro, e a est con Ferrandina, nella piana che finisce sullo Jonio. Entrare o meno nella lista significa soprattutto essere o no destinatari di sontuosi contributi statali. Due intere regioni, la Campania e la Basilicata, e un pezzetto di una terza, la Puglia, risultano "terremotate": in totale i comuni ammessi alle provvidenze sono 687.

La corsa verso la ricostruzione inizia male, il piede inciampa al primo passo. Non è solo questione di rispetto della verità o di soldi. Alcuni sindaci spiegano che sono quasi stati "costretti" a chiedere che il loro municipio venisse incluso nella lista. Il primo cittadino di Castellabate, un paese cilentano che si affaccia sul mare, spiega in quei giorni al Mattino: "Ci accusano di sciacallaggio sostenendo che non abbiamo avuti danni dal sisma. Facciamo conto che ciò sia vero, per comodità di discorso. Mi dica lei però chi ci avrebbe salvato dall'accusa di omissione di atti di ufficio per non aver fatto ottenere al paese quello che la legge gli concede".

E' stato il governo a riconoscere per primo che il "gonfiamento" del numero dei terremotati è stata la causa di un gonfiamento a dismisura della spesa. L'allora presidente del Consiglio Ciriaco De Mita ammise in Parlamento "il deteriore fenomeno del progressivo allargamento dell'area geografica originaria in cui si è verificata la sciagura". "Accade infatti - spiegò - che le pressioni politiche e sociali, che si appuntano sui governi e sul Parlamento conducano a successivi allargamenti dei comuni beneficiari delle provvidenze disposte dalle leggi di emergenza. In tal modo la ricognizione geografica dei disastri naturali risulta diversa dai reali confini della zona colpita. Sarebbe estremamente facile - concluse De Mita - andare a rileggere in atti parlamentari e in dichiarazioni ufficiali, le posizioni di persone e partiti. I nomi di quelli favorevoli, nel 1980, all'allargamento dell'area di intervento e di quelli che capivano invece che la delimitazione geografica avrebbe reso più efficace l'azione, oltre a rispettare la verità naturale dei fatti". Quella verità non fu dunque rispettata. In effetti il sisma danneggiò in misura più o meno grave 100mila abitazioni. Nove anni fa le case da "riparare" o da "ricostruire", già finanziate dal governo, erano 146mila. Era stata decisa la ricostruzione di 31.542 abitazioni nei comuni classificati disastrati, tremila in più delle case precedentemente dichiarate distrutte o gravemente danneggiate (28.274). E nei centri classificati "gravemente danneggiati" o solamente "danneggiati" il finanziamento statale aveva permesso l'edificazione di 115.121 abitazioni, quasi il doppio di quelle (69.140) dichiarate distrutte, gravemente danneggiate o soltanto lesionate.

Il groviglio inestricabile di leggi e leggine che a vario titolo hanno regolamentato l'opera di ricostruzione ha oggettivamente favorito una richiesta di investimenti sproporzionata alla realtà dei fatti. Il Parlamento ha sfornato trentadue provvedimenti legislativi. Alcuni hanno finito per stravolgere la prima, organica legge-quadro. E' la legge 219 e risale al 1981: essa è esssenzialmente una legge di "refusione del danno". Chi ha perso la casa ottiene di vedersela ricostruita dallo Stato. Punto. Ma a Montecitorio e a palazzo Madama si fa presto a formare uno schieramento trasversale - parte dalla Dc e arriva al Pci - che un bel libro di Isaia Sales definisce il "partito degli occasionisti". "Esso - si legge - è erede di quella cultura che per secoli ha governato con il teorema: grandi calamità, leggi speciali, ciclo edilizio e controllo politico su tutto. Gli occasionisti a loro volta si dividono in due correnti: quelli che considerano le emergenze naturali o artificiali un canale privilegiato di trasferimento di risorse pubbliche sulla base del principio che il Sud deve essere "risarcito" attraverso forme di integrazioni di reddito; e quelli che ritengono che le tragedie o le emergenze possono rappresentare "occasioni" di sviluppo".

Il partito trasversale, tutto meridionale, è guidato da esponenti di primo piano della classe dirigente nazionale: ci sono i democristiani De Mita, Gava, Scotti, Cirino Pomicino, De Vito e Fantini, i socialisti Conte e Di Donato, il liberale De Lorenzo, tutto (o quasi) il potente gruppo del Pci napoletano. Alberta De Simone, una deputata irpina che ha vissuto quei giorni nel municipio di Atripalda, ricorda: "Ho chiesto ai governanti dell'epoca perchè si mise insieme, nella legge, l'area del disastro con zone dove il danno fu assai più modesto, come Napoli. Mi è stato spiegato che per noi, che non eravamo il Mezzogiorno ma "l'osso" del Mezzogiorno, la parte più interna, più povera, meno popolata, proprio l'aggiunta dei problemi di Napoli fece diventare la questione davvero di interesse politico nazionale. In altri termini, non bastavano i nostri morti per avere tutte le provvidenze necessarie! La più grande ingiustizia è stata poi "targare" le pagine nere con il nome di Irpiniagate". Dopo la legge 219, che pure prevedeva forti investimenti per l'industrializzazione delle zone di montagna, viene approvata nell'84 la legge 80. Padrino politico è il senatore Salverino De Vito, avellinese come De Mita, a quel tempo ministro per il Mezzogiorno. De Vito lavora in tandem con il socialista Carmelo Conte, salernitano. La legge è destinata a sconvolgere il precedente quadro di riferimento. La richiesta per il contributo di ricostruzione diventa proponibile non soltanto dal capofamiglia. Anche i figli, "discendenti in linea retta", sono ammessi al contributo. Fin troppo facile prevedere la moltiplicazione delle domande. E delle case. E' una vera cuccagna che fa la fortuna di una categoria: i tecnici progettisti. I quali, spesso, sono gli stessi chiamati dai sindaci a costituire le commissioni comunali che devono verificare l' ammissibilità del contributo. Ogni domanda che passa l'esame significa l'ottenimento di sontuose parcelle professionali. Per ogni progetto ingegneri, architetti e geometri ottengono una compenso che mediamente si aggira sul venti per cento dell'intero importo. E un contributo, è sempre una media, non è mai inferiore ai 120 milioni.

Ora è forse più facile capire perchè dopo vent'anni e dopo 150 mila abitazioni ricostruite, ci sia ancora qualche migliaio di persone, le più disgraziate, costrette a vivere nelle baracche. Oggi il Parlamento nega a questa gente il dovuto. Il marchio dell'infamia questa volta ha sfregiato gli innocenti.
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iaia ha scritto:zio bubu.

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Re: Consegna delle prime case in Abruzzo

Messaggioda Liam85 il mer set 16, 2009 1:05 pm

liam4ever ha scritto:cmq sarebbe bene informarsi prima di arrivare a questa sterile polemica.
la cosa principale è che tutti si stanno vantando di questo strabiliante record che non esiste nella maniera più assoluta.
per il terremoto in irpinia del 1980, le case furono consegnate con 40 giorni di anticipo e furono il triplo.

certo complimenti al governo e alle varie amministrazioni che ci hanno lavorato e alla protezione civile, ma non trovo giusto fare leva su sto fatto del record, quando basta mettere in moto google per rendersi conto che stanno sbandierando una cosa non vera.


ma chi cazzo se ne frega dei record!! cioè! delle persone avevano bisogno di aiuto....e noi siamo qua a fare le classifiche dei governi....la garetta a chi è stato meglio di chi...... e ma sto delirando....e ma è "strerile"....è "pochezza"

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Re: Consegna delle prime case in Abruzzo

Messaggioda liam4ever il mer set 16, 2009 1:13 pm

non mi aspettavo sinceramente che i due post successivi fossero di una tale pochezza e superficialità.

per ale: hai per caso un'idea delle proporzioni dei due terremoti? quello che ho scritto io era solo indicativo per far notare che la cosa su cui hanno fatto leva, è un'emerita stronzata.
poi molto probabilmente, dopo aver consegnato le prime 150 case, tutti se ne sono strabattutti le palle, perchè sono cambiati i governi, il resto d'Italia ha dimenticato, e quella gente è ancora in baracche.
siete pronti a credere che tutto questo stavolta non risuccederà? che illusi

per liam85: non sono certo io che mi sono vantato dei tempi per la riconsegna delle case, illustravo soltanto la realtà dei fatti.
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Re: Consegna delle prime case in Abruzzo

Messaggioda 14 il mer set 16, 2009 1:14 pm

liam4ever ha scritto:non mi aspettavo sinceramente che i due post successivi fossero di una tale pochezza e superficialità.

per ale: hai per caso un'idea delle proporzioni dei due terremoti? quello che ho scritto io era solo indicativo per far notare che la cosa su cui hanno fatto leva, è un'emerita stronzata.
poi molto probabilmente, dopo aver consegnato le prime 150 case, tutti se ne sono strabattutti le palle, perchè sono cambiati i governi, il resto d'Italia ha dimenticato, e quella gente è ancora in baracche.
siete pronti a credere che tutto questo stavolta non risuccederà? che illusi

per liam85: non sono certo io che mi sono vantato dei tempi per la riconsegna delle case, illustravo soltanto la realtà dei fatti.

io ci spero se te la devo dire tutta.
per questo il mio post ha senso.
almeno per me.
e poi poi....
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iaia ha scritto:zio bubu.

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Re: Consegna delle prime case in Abruzzo

Messaggioda Zack il mer set 16, 2009 1:21 pm

14 ha scritto:zack ma ormai mettici una pietra sopra sul fatto che avete perso le elezioni e vai avanti con la vita.
c'è riuscito guido, ce la puoi fare anche tu.

mica sto mettendo una pietra sopra sul fatto che ho perso le elezioni...vista la validità di politici all'interno del Pdl...due su tutti a mio avviso. Pisanu e Fini! detto questo ho pubblicato il video del delirio di onnipotenza di un uomo, che si crede anche meglio di De Gasperi! saranno stati tempi diversi ma il povero uomo della Valsugana fece una cosa...rilanciare il paese dopo 20 anni di dittatura e 5 di guerra! ridare un'impronta al paese..
strada intrapresa successivamente da Fanfani altro grande presidente del consiglio di questo paese!
perche' alessandro finche' c'e' un presidente che assume il suo ruolo senza manie di onnipotenza e' un conto, a prescindere del suo schieramento, ma provare a cercare consensi sfruttando un dramma non mi sembra il caso....
nel terremoto del 97 dell'umbria e delle marche non mi sembra che prodi o chi per esso facevano gli showmen nelle zone terremotate, senza tralasciare che la vennero assegnati container e non abiitazioni per gli sfollati...
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Re: Consegna delle prime case in Abruzzo

Messaggioda 14 il mer set 16, 2009 1:26 pm

e ci mancherebbe pure visto il niente che hanno fatto.
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Re: Consegna delle prime case in Abruzzo

Messaggioda liam4ever il mer set 16, 2009 1:26 pm

ovvio che la speranza è l'ultima a morire, ma dubito che l'Italia sia cambiata drasticamente dopo questo terremoto.
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