PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO

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PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO

Messaggioda quizzy il ven apr 24, 2009 12:54 pm

PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO... di Giacomo Di     Girolamo

piccola, triste, disincantata ma significativa riflessione....

"MA IO
PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..."

di Giacomo Di Girolamo

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi
raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la
mia
suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il
contrario, senza
il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non
telefonerò a nessun
numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto
telefonico, non manderò
nessun sms al costo di un euro. Non partiranno
bonifici, né versamenti alle
poste. Non ho posti letto da offrire, case
al mare da destinare a
famigliole bisognose, né vecchi vestiti,
peraltro ormai passati di moda.

Ho resistito agli appelli dei vip, ai
minuti di silenzio dei calciatori,
alle testimonianze dei politici, al
pianto in diretta del premier. Non mi
hanno impressionato i palinsesti
travolti, le dirette no -- stop, le
scritte
in sovrimpressione durante
gli show della sera. Non do un euro. E credo che
questo sia il più
grande gesto di civiltà, che in questo momento, da
italiano, io possa
fare.

Non do un euro perché è la beneficenza che rovina questo Paese,
lo
stereotipo dell'italiano generoso, del popolo pasticcione che ne
combina di
cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con
questi slanci nei
momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di
questa Italia. Non voglio
che si perdoni più nulla. La generosità,
purtroppo, la beneficenza, fa da
pretesto. Siamo ancora lì, fermi
sull'orlo del pozzo di Alfredino, a vedere
come va a finire,
stringendoci l'uno con l'altro. Soffriamo (e offriamo)
una compassione
autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le
tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi
coperti. Le
responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non
do una
lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci
sono
già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la
protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi
ogni
volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico
no. Si
rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano
l'economia
del nostro Paese. E nelle mie tasse c'è previsto anche il
pagamento di
tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla
sicurezza degli
edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le
catastrofi. Con le mie
tasse pago anche una classe politica, tutta, ad
ogni livello, che non
riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non
sia passerella.

C'è andato pure il presidente della Regione Siciliana,
Lombardo, a visitare
i posti terremotati. In un viaggio pagato -- come
tutti gli altri -- da noi
contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n'era
proprio bisogno? Avrei potuto anche
uscirlo, un euro, forse due. Poi
Berlusconi ha parlato di "new town" e io
ho pensato a Milano 2 , al
lago dei cigni, e al neologismo: "new town".
Dove l'ha preso? Dove l'ha
letto? Da quanto tempo l'aveva in mente?

Il tempo del dolore non può
essere scandito dal silenzio, ma tutto deve
essere masticato,
riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come
nasce "new
town". E' un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo
qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani,
nei posti del
terremoto. Il Presidente del Senato dice che "in questo
momento serve
l'unità di tutta la politica". Evviva. Ma io non sto con voi,
perché io
non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle
della
comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello
che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni -
gli
italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi,
io sono
per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le
amnesie di una
giustizia che non c'è.

Io non lo do, l'euro. Perché mi
sono ricordato che mia madre, che ha
servito lo Stato 40 anni, prende
di pensione in un anno quasi quanto
Schifani guadagna in un mese. E
allora perché io devo uscire questo euro?
Per compensare cosa? A
proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo
sentirono eccome quel
terremoto. E diedero un po' dei loro risparmi alle
popolazioni
terremotate.

Poi ci fu l'Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e
simbolico
versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E
sappiamo
tutti come è andata. Dopo l'Irpinia ci fu l'Umbria, e San
Giuliano, e di
fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non
puoi restare
indifferente.

Ma ora basta. A che servono gli aiuti se
poi si continua a fare sempre come
prima? Hanno scoperto, dei bravi
giornalisti (ecco come spendere bene un
euro: comprando un giornale
scritto da bravi giornalisti) che una delle
scuole crollate a L'Aquila
in realtà era un albergo, che un tratto di penna
di un funzionario
compiacente aveva trasformato in edificio scolastico,
nonostante non ci
fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per
farlo.

Ecco,
nella nostra città, Marsala, c'è una scuola, la più popolosa,
l'Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è
un
albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza
rispettato, un
edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha
speso quasi 7 milioni
di euro d'affitto fino ad ora, per quella scuola,
dove -- per dirne una --
nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con
lo scirocco (lo scirocco!!
Non il terremoto! Lo scirocco! C'è una scala
Mercalli per lo scirocco? O ce
la dobbiamo inventare?) il
controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c'è,
annegato, con gli altri, anche l'euro
della mia vergogna per una classe
politica che non sa decidere nulla, se
non come arricchirsi senza
ritegno e fare arricchire per tornaconto. Stavo
per digitarlo, l'sms
della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato
gli eccezionali
ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto.
E siccome
quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che
già era
qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella
bestialità
che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non
ne voglio se qualcosa
succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente,
dove non comandino i furbi.
E siccome so già che così non sarà, penso
anche che il terremoto è il
gratta e vinci di chi fa politica. Ora
tutti hanno l'alibi per non parlare
d'altro, ora nessuno potrà
criticare il governo o la maggioranza (tutta,
anche quella che sta
all'opposizione) perché c'è il terremoto. Come l'11
Settembre, il
terremoto e l'Abruzzo saranno il paravento per giustificare
tutto.

Ci
sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se
solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare
gli
sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o
quelli dei
super manager, accorpando le prossime elezioni europee al
referendum. Sono
le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova
cosa che penso mi monta
sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il
più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il
mio sdegno. Perché
rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di
italiano di
avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa
pianto,
quando sento dire "in Giappone non sarebbe successo", come se i
giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know -- how del
Sol
Levante fosse solo un' esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria
fresco
di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno
dimenticare
all'atto pratico.

E io piango di rabbia perché a morire
sono sempre i poveracci, e nel
frastuono della televisione non c'è
neanche un poeta grande come Pasolini a
dirci come stanno le cose, a
raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno
uccisi tutti, i poeti, in
questo paese, o li hanno fatti morire di noia. Ma
io, qui, oggi, mi
sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il
diritto di dire
quello che penso. Come la natura quando muove la terra,
d'altronde.



Giacomo Di Girolamo
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Re: PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO

Messaggioda grievance il ven apr 24, 2009 1:32 pm

quizzy ha scritto:Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due.

.........

E allora perché io devo uscire questo euro?


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Re: PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO

Messaggioda versa il ven apr 24, 2009 1:37 pm

si ok fa riflettere...ma così come la beneficienza è bello farla in silenzio (o si rischia di diventare schifosamente pacchiani), forse anche il non farla (appellandosi schifosamente più a motivi politici piuttosto che morali) è giusto che succeda in altrettanto silenzio!
poi nessuno è tenuto a donare pittosto che non donare...ognuno spinto dalle proprie motivazioni e perciò nella sua ragione fa come gli pare, e sinceramente non dovrebbe fregarcene un cazzo! è per questo che non apprezzo chi si vanta di farla così come non apprezzo chi non la fa motivandosi pubblicamente...
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Re: PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO

Messaggioda kaa il ven apr 24, 2009 2:18 pm

versa ha scritto:si ok fa riflettere...ma così come la beneficienza è bello farla in silenzio (o si rischia di diventare schifosamente pacchiani), forse anche il non farla (appellandosi schifosamente più a motivi politici piuttosto che morali) è giusto che succeda in altrettanto silenzio!
poi nessuno è tenuto a donare pittosto che non donare...ognuno spinto dalle proprie motivazioni e perciò nella sua ragione fa come gli pare, e sinceramente non dovrebbe fregarcene un cazzo! è per questo che non apprezzo chi si vanta di farla così come non apprezzo chi non la fa motivandosi pubblicamente...


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Re: PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO

Messaggioda grievance il ven apr 24, 2009 2:50 pm

sono d'accordo anch'io ma è pur vero che le due scelte (se entrambe pubbliche) non possono essere criticate ugualmente. se chi fa beneficenza facendolo scrivere sui giornali lo fa perché avendo fatto un gesto "generoso" vuole (schifosamente) farlo sapere, chi "pubblicamente" dice di non voler fare beneficenza non cerca il consenso di nessuno, non avendo fatto nessun gesto di beneficenza
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Re: PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO

Messaggioda LGPratese il sab apr 25, 2009 12:42 pm

versa ha scritto:si ok fa riflettere...ma così come la beneficienza è bello farla in silenzio (o si rischia di diventare schifosamente pacchiani), forse anche il non farla (appellandosi schifosamente più a motivi politici piuttosto che morali) è giusto che succeda in altrettanto silenzio!
poi nessuno è tenuto a donare pittosto che non donare...ognuno spinto dalle proprie motivazioni e perciò nella sua ragione fa come gli pare, e sinceramente non dovrebbe fregarcene un cazzo! è per questo che non apprezzo chi si vanta di farla così come non apprezzo chi non la fa motivandosi pubblicamente...

ho capito.. però è anche vero che delle parole e dei concetti GIUSTISSIMI come quelli di quest'uomo, è giusto pubblicarli, soprattutto appunto per far RIFLETTERE. e poi parliamoci chiaro, il punto della situazione non è questo, se pubblicare o no, se far sapere agli altri cosa ho scelto e perchè, l'importante è non cadere nel tranello di sentirsi più italiani, ed andare a giro a testa alta, una volta dato qualcosa in beneficenza. Personalmente, mi sento di poter andare a giro a testa alta(ma contemporaneamente mi vergogno di essere italiano), quando spengo la tv davanti alla vecchietta intervistata in lacrime, con il giornalista che annuisce e pensa "si dai che fa ascolti".
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Re: PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO

Messaggioda versa il sab apr 25, 2009 1:31 pm

ma infatti, in queste situazioni, bisogna essere in grado di fare il possibile (se se ne ha voglia) senza scadere nell'ipocrisia e senza diventare pacchiani! i giornalisti riescono benissimo ad essere fuori luogo in qualsiasi situazione.
guardare i tg in questo momento è davvero imbarazzante...
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