ARGENTINA, L'ESORDIO DI MARADONA CT
LONDRA - Emozionato, un poco teso ma sicuro del valore della sua Argentina: alla vigilia del debutto sulla panchina della Seleccion ("un sogno che diventa realtà ") Diego Maradona dispensa pochi sorrisi ma le sue intenzioni sono già chiare, vincere il mondiale. Corsi e ricorsi della vita: come già nel 1979 quando segnò proprio a Hampden Park il suo primo gol con la maglia dell'albiceleste, è ancora Glasgow a tenere a battesimo il Maradona-bis, la sua nuova avventura da commissario tecnico. Subentrato ad Alfio Basile dopo una striscia di otto gare con una sola vittoria, Maradona è atteso da un compito tutt'altro che semplice, soprattutto per un debuttante: rilanciare le ambizioni mondiali dell'Argentina. In Sudafrica, se si qualificherà (attualmente è terza a pari punti con il Cile nel girone sudamericano), la Seleccion è chiamata a centrare almeno le semifinali dopo quattro tentativi a vuoto.
Questo almeno l'obiettivo della federcalcio presieduta da sempre da Julio Grondona. Traguardo che però non sembra bastare a Maradona. "Il nostro unico obiettivo è vincere la Coppa del Mondo, non mi interessa arrivare tra le prime quattro - le parole dell'ex Pibe de Oro -. Ci sono molti cambiamenti da fare, non solo a livello tattico o di giocatori. E' soprattutto l'approccio alla nazionale che voglio sia diverso. Voglio che i giocatori tornino a esere felici di indossare la maglia dell' Argentina e di fare parte di questa squadra. Voglio riportare l'orgoglio che è mancato ultimamente". La sua nomina, pochi giorni prima del suo 48/o compleanno, ha destato più di una perplessità , sia per il suo passato turbolento sia per la sua limitata (eufemismo) esperienza da allenatore. "Ma io sono tranquillissimo e questa notte dormirò senza problemi - la replica orgogliosa di Diego -. Non sento assolutamente nessuna pressione. Se non avessi accettato questa sfida sarei stato un codardo. So che il cammino sarà duro, ma l'Argentina in questo momento ha bisogno di una guida. E voglio mettere a disposizione la mia esperienza". Di anticipazioni tecnico-tattiche non ne concede ("prima voglio parlare con la squadra"), ma fa un'eccezione per Lionel Messi, che - come d'altronde Juan Roman Riquelme - sarà assente contro la Scozia. "Voglio che in campo Lionel si senta libero di inventare. E' un grande giocatore, conosciamo le sue qualità di realizzatore ma mi aspetto che costruisca di più per la squadra".
Dopo le prime risposte 'trattenute', Diego finalmente sembra sciogliersi. E quando un giornalista inglese gli ricorda il gol di mano ai Tre Leoni e le dichiarazioni di Terry Butcher - suo avversario all'epoca e oggi assistente di George Burley Ct della Scozia - che non intende perdonarlo, d'incanto Maradona ritrova il piglio dialettico di un tempo. "Non mi interessa dare la mano a Butcher, dormirò ugualmente anche senza la sua stretta di mano. Nessuno deve giudicarmi anche perché voglio ricordare che l'Inghilterra ha vinto una Coppa del Mondo (1966) con un gol che non aveva oltrepassato la riga della porta". Ma è l'unica risposta piccata di una conferenza stampa all'insegna della pacatezza, durante la quale non raccoglie la provocazione di chi gli chiede conto della sua tossicodipendenza ("mi sveglo tutte le mattine, mi basta questo") e addirittura arriva a promettere la fine di ogni polemica con il presidente della Fifa, il suo grande nemico Joseph Blatter ("ricopro un ruolo adesso e preferisco pensare solo all'Argentina").
Un nuovo Maradona, pieno di entusiasmo ("il primo allenamento è stato fantastico"), impaziente di cominciare. Solo il tempo, e il campo, potranno rispondere all'ultima domanda rimasta in sospeso: il più grande calciatore di sempre saprà tradurre in panchina il suo genio calcistico?
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