Mafia, Cuffaro condannato a 5 anni
"Riconosciuto che non sono colluso"
Casini: "In appello cadranno anche le altre imputazioni"
Prestigiacomo: "Piena solidarietà all'uomo, ma serve discontinuità "
PALERMO - Il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, è stato condannato a 5 anni nel processo per le 'talpe' alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. La terza sezione penale del Tribunale, presieduta da Vittorio Alcamo, ha escluso l'aggravante di aver favorito la mafia. A Cuffaro è stata applicata anche la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici.
Nel processo per le 'talpe' alla Direzione distrettuale antimafia, il presidente della Regione era imputato di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto e per questo i pm avevano chiesto otto anni di reclusione. La corte però, pur riconoscendo una condotta colpevole di favoreggiamento a favore degli altri imputati (alcuni dei quali condannati per associazione di tipo mafioso), non ha ritenuto dimostrata l'aggravante di aver favorito l'organizzazione criminale e quindi ha applicato una pena più bassa.
Cuffaro: "Resto presidente". Cuffaro, contrariamente a quanto egli stesso aveva annunciato, ha assistito alla lettura della sentenza nell'aula bunker di Pagliarelli. "Sono confortato, non sono colluso con la mafia e per questo resto presidente della Regione. Da domani torno al lavoro". Queste le prime parole dell'esponente dell'Udc.
Il presidente della Regione Sicilia ha però anche annunciato che ricorrerà in appello: "Assieme ai miei avocati, lette le motivazioni della sentenza, ricorreremo in appello perché anche questi residui capi d'accusa possano cadere". Resta intanto aperta un'altra indagine per concorso in associazione mafiosa su Cuffaro, aperta nel maggio scorso dal gip Fabio Licata al termine di un dibattito interno alla Dda di Palermo, dopo che uno dei pm del processo alle "talpe", Nino Di Matteo, aveva chiesto di contestare a Cuffaro, imputato per favoreggiamento a Cosa nostra, l'accusa più grave di 110 e 416 bis.
I commenti. Palazzo Chigi non commenta la sentenza di condanna: le fonti della Presidenza del Consiglio si limitano a ribadire "il pieno rispetto per l'autonomia della magistratura".
Esprime invece soddisfazione per l'esclusione dell'aggravante del favoreggiamento alla mafia per Cuffaro il segretario nazionale dell'Udc Lorenzo Cesa: "Siamo compiaciuti che già dalla sentenza di primo grado sia stata esclusa ogni forma di collusione del Presidente Cuffaro con la mafia - scrive Cesa in una nota - Nell'esprimere piena solidarietà all'amico Toto sono certo che egli saprà ulteriormente dimostrare nei prossimi gradi di giudizio la sua estraneità ai fatti contestatigli". Analogo il commento del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini: "Da sempre sappiamo che Cuffaro non è colluso con la mafia. Da oggi lo ha certificato anche un tribunale della Repubblica. Sono certo che in appello cadranno anche le altre imputazioni".
"Ieri Mastella, oggi Cuffaro", ha commentato Silvio Berlusconi, ribadendo che serve "un risanamento di tutto l'ambito giudiziario". "Credo che gli italiani esprimano già con i numeri dei sondaggi - ha aggiunto - che siamo nella piena patologia e che c'è da fare un risanamento di tutto l'ambito giudiziario molto in profondità ".
Pur esprimendo "piena solidarietà all'uomo Cuffaro", la deputata FI Stefania Prestigiacomo chiede invece "con la massima urgenza un vertice regionale di Forza Italia per riflettere sul nostro ruolo politico in Sicilia e rispetto al governo regionale e per porre con forza un'esigenza di cambiamento e di scelte nel segno della discontinuità ".
Mentre il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro invita ad aver rispetto delle sentenze e della magistratura: "Non serve prendersela con la magistratura che fa semplicemente il proprio dovere. Bisogna impedire che si arrivi davvero alla crisi della democrazia. E l'unica soluzione è quella di mettere a punto un codice etico da proporre come patto con gli elettori".
Le altre condanne. Condannati anche tutti gli altri imputati. A 14 anni di reclusione è stato condannato l'ex manager della sanità privata Michele Aiello (associazione mafiosa, rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio, truffa, accesso abusivo al sistema informatico della Procura e corruzione); la pena di 7 anni è stata inflitta maresciallo del Ros Giorgio Riolo (associazione mafiosa, accesso abusivo al sistema informatico della Procura, rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio, corruzione e interferenze illecite nella vita privata altrui); 4 anni e 6 mesi al radiologo Aldo Carcione (rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio e accesso abusivo al sistema informatico della Procura).
Sei mesi la pena inflitta all'ex segretaria della Procura Antonella Buttitta (accesso abusivo al sistema informatico della Procura e rivelazione ed utilizzazione di segreto d'ufficio); 1 anno a Roberto Rotondo (favoreggiamento); 3 anni a Giacomo Venezia (favoreggiamento); 9 mesi a Michele Giambruno (truffa e corruzione); 9 mesi a Salvatore Prestigiacomo (corruzione); 2 anni ad Adriana La Barbera (corruzione); 2 anni ad Angelo Calaciura (corruzione); 4 anni e 6 mesi e 1500 euro di multa a Lorenzo Iannì (truffa).
(18 gennaio 2008)
certo che è una cosa allucinante..a parte che secondo la sentenza avrebbe favorito dei mafiosi avvisandoli che erano intercettati e indagati per mafia senza però favorire la mafia..
ma questo con 5 anni di condanna e interdizione perpetua festeggia come se fosse innocente solo perchè si è salvato dall'aggravante mafiosa..e ovviamente a dimettersi non ci pensa proprio..
e sorvoliamo sui soliti commenti di casini e silvio b...
al peggio non c'è mai fine!
ah dimenticavo, qualcuno mi aiuta a sostituire la faccia di mastella con quella di cuffaro nel mio avatar? grazie