RECENSIONE DA PARTE DI INDIE-ROCK.IT DELL'ALBUM
Rakes:
Ten New Messages
ANNO: 2007
ETICHETTA: V2
"Se il lavoro è più divertente del divertimento in sé, allora sfuggire dall'impegno fregandosene i cosidetti con un dignitosissimo album è maledettamente cool"
il giudizio di indie-rock.it: 7/10
GENERE: indie-wave da party milanese.
PROTAGONISTI: Alan Donhoe (Voce), Matthew Swinnerton (chitarra) James Hornsmith (basso) e Lasse Petersen (batteria).
SEGNI PARTICOLARI: secondo album per il quartetto londinese, 'Ten New Messages' è prodotto per metà da Jim Abbiss (Arctic Monkeys, Editors, Kasabian), e per metà da Brendan Lynch (Primal Scream, Paul Weller).
INGREDIENTI: la Factory danzereccia senza le paturnie di gente dall’emotività troooppo fragile, che il suicidio, sondaggi alla mano, mi è molto poco chic. O tutt’al più la concessione degli Smiths campionato ‘83/’84, o dei New Order versione 'Power, Corruption & Lies'. E gli Interpol, chiaro, per non trascurare l’immediato presente. La lista al supermarket 'The Rakes' finisce con l’arricchirsi degli stessi nomi che avevano portato i semisconosciuti a farsi belli di spalla ai Franz Ferdinand due anni fa, senza sorprese di sorta. Certo, prima o poi se ne accorgerà pure qualche discografico beota che pretendere una rivoluzione da gente (musicalmente) emersa ieri equivale al proverbiale cavar il sangue da una rapa, ma questo rimane uno stupido dettaglio.
DENSITA' DI QUALITA': 7 è e 7 rimane. Che ti ho visto, Donhoe, a sbirciare continuamente sul compito di Okereke. Ma è pur vero che il più delle 'prove seconde' attese (mannaia alla mano) in questo 2007 ha lasciato persino i più irriducibili con diversi palmi di naso. Oscuratisi gli Others, indebolitisi gli Art Brut, il nuovo degli Arctic a farci parlare al trapassato remoto del Gennaio 2006, e i Kaiser Chiefs… Beh, a rimanere i Kaiser Chiefs. E’ un mondo a 45 giri, ragazzi, grazie al quale View ed Horrors potevano concorrere 10 mesi fa a papabili di 'breaktrough of the year', prima dell’ annichilimento dei propri stessi album d’esordio. La differenza negli anni del post-pop quindi non la fanno le eterne risciacqature dei sedimenti consegnati alla storia, bensì l’attitudine, la coerenza e lo stile. E la rivoluzione copernicana dell’esteta londinese, come da lezione Noel Coward, è che il contrario dell’ovvio è la risposta del genio. Quindi se il lavoro è più divertente del divertimento in sé, allora sfuggire dall'impegno fregandosene i cosidetti è maledettamente cool, con un dignitosissimo album che strizza l’occhio ai Pulp di 'Babies' e alle storielle senza importanza, al parlar male degli Stati Uniti fecendo tum-cha tutta notte tenendosi aperto un mondo in cui i mocassini degli Style Council sono ancora di moda. Nessuno pretende che si debba cambiare il mondo sempre, comunque e a testa bassa. Nessuno che abbia il buon gusto di comprendere la natura dei propri limiti. Al resto, provvedano pure gli stracci dei Gogol Bordello.
VELOCITA': da 'World Was a Mess but His Hair Was Perfect' a 'We Danced Together', hit single, giù giù fino a 'When Tom Cruise Cries' il materiale è di alto livello pur senza smuovere di un millimetro il sound di 'Capture / Release', tirato, aerobico da fascia nei capelli ed anfetaminico senza scadere nel ridicolo. Certo, l’unico problema vero di 'Trouble' è che il riff è 'Slow Hands' dei newyorkesi presa paro paro, e che non c’è nessun (ma proprio nessun) bisogno dei simil Mike Skinner a contendersi il microfono in 'Suspicious Eyes'. Ma a questo punto ho già firmato il libretto. L’avete sfangata ancora ragazzi.
IL TESTO: puri frammenti di elegia mod: “Non ce ne importava un cazzo di che avrebbero detto/ sputtanavamo i soldi manco fosse stato l’ultimo dei giorni/ dito medio (nell’originale “two fingersâ€, perché, Liam docet, in UK si fa così) a chiunque ci avrebbe misconosciuti una volta andati avantiâ€, da 'We Danced Together'.
LA DICHIARAZIONE: Jamie Hornsmith a 'Troublezine.it': "Il primo album lo avevamo già quando ci siamo messi a registrarlo, erano le diverse canzoni live che suonavamo da tempo. Qui siamo dovuti ripartire da zero, quindi abbiamo scritto, suonato, riscritto fino a che non arrivavamo al livello sperato."
IL SITO:
http://www.therakes.co.uk oppure
http://www.myspace.com/therakes
Andrea Podestani