F.C.Internazionale Milano, Stagione 2006/2007

Per il gioco più bello al mondo molto vicino ai fratelli Gallagher tifosi del Manchester City e per tutti gli altri Sport

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Messaggioda fedemadferit il ven feb 02, 2007 10:58 am

Eh si, così senza tanti scongiuri... Finale Coppa Italia Inter-Roma, campionato lotta Inter-Roma, la Supercoppa sarà al 100% Inter-Roma... Ancora... Uff...
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Messaggioda GasPanic86 il ven feb 02, 2007 12:44 pm

fedemadferit ha scritto:Eh si, così senza tanti scongiuri... Finale Coppa Italia Inter-Roma, campionato lotta Inter-Roma, la Supercoppa sarà al 100% Inter-Roma... Ancora... Uff...


sempre megliodella samp .... :D
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Messaggioda fedemadferit il ven feb 02, 2007 12:51 pm

Si infatti tra Roma e Samp una noia mortale, vogliamo vedere nuovi colori! :lol:
Vabbè dai se pensi che nell'ultimo decennio c'è stato un duopolio al potere con l'eccezione dei campionati del Giubileo può anche starci... :lol:
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Messaggioda kaa il ven feb 02, 2007 3:22 pm

Materazzi rivela: "Potevo andare alla Roma"

Materazzi rivela: Introducendo la sfida di domenica tra Inter e Roma, Marco Materazzi rivela un retroscena che lo ha visto protagonista alcune stagioni fa: "C'è stata la reale possibilità - ammette - di diventare un giallorosso. Non avrei avuto problemi a vestire la maglia della Roma, nonostante il mio passato laziale. Io sono tifoso dell'Inter ora. Oltre che Totti, conosco bene Vito Scala (il preparatore di Totti ndr), e Bruno Conti, che al Mondiale è stato un nostro grande sostenitore. Poi è arrivata l'offerta della dirigenza nerazzurra e lì col cuore ho deciso di restare a Milano".
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Messaggioda fedemadferit il dom feb 11, 2007 4:27 pm

15.
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Messaggioda The Shield il dom feb 11, 2007 5:13 pm

avete trapanato i coglioni :lol:
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Messaggioda fedemadferit il dom feb 11, 2007 5:25 pm

15*2=30
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Messaggioda IV il lun feb 12, 2007 9:19 am

IV
 

Messaggioda fedemadferit il mer feb 14, 2007 11:00 am

Vieira: "Mai vista un'Inter così"
Il francese traccia l'identikit della sua squadra: "Affamata, litigiosa, vincente. Non abbiamo mai litigato tanto nelle partitelle: è il nostro bello. C'è più voglia di vincere dell'anno scorso perché sappiamo di avere una chance unica"

APPIANO GENTILE (Como), 14 febbraio 2007 - Vieira, ad inizio stagione le era mai capitato di pensare che potesse essere tutto così facile?
“Quando ti vedi intorno tanti campioni sai che si potranno fare grandi cose, poi però succede anche — e succede spesso — che il campo dica altre cose. Il nostro merito è farle davvero, quelle cose. E a volte farle anche sembrare facili, come fanno i più forti del campionato”.
Cosa risponde a chi dice che è troppo facile, con questo campionato “zoppo”?
“Non mi sembra che sia così zoppo, e comunque non è colpa dell’Inter se la Juve non c’è e il Milan è partito penalizzato”.
E a chi ha detto che Vieira dovrebbe sentirsi in difficoltà, da ex juventino, a portare quello scudetto sul petto?
“Sul campo, io lo scudetto dell’anno scorso l’ho vinto, e meritandolo: questo dipendeva da me, il resto non è dipeso da noi. Quest’anno ancora non l’ho vinto, ma spero di prendermelo come un anno fa: perché con l’Inter sono stato più forte degli altri”.
Ora che è passato da una parte all’altra: cosa ha in più l’Inter rispetto all’anno scorso?
“Chi è arrivato ha portato fame: ora mi pare una squadra fatta di gente che ha più cattiveria, più voglia di vincere. Di vincerle tutte, di vincere tutto”.
Anche campionato e Champions insieme?
“Abbiamo la squadra per farlo: se nessuno si distrae e riusciamo a stare così concentrati su tutti gli obiettivi, si può fare. E’ dura, ma si può”.
In questo suo puntare sempre in alto, l’Inter è simile a quella sua Juve?
“In questo, sì. Nella capacità di non essere mai stanca, perché un minuto dopo aver vinto una partita ci diciamo già "ok, anche questa è fatta, ma adesso pensiamo a vincere la prossima". E poi nel fatto di avere tanti giocatori forti, fortissimi, che sanno di non poter prescindere dalla forza del gruppo: quella forza era la cosa che mi aveva sorpreso di più arrivando alla Juve e l’ho ritrovata qui. Ma questa Inter mi ricorda anche il mio primo Arsenal: una squadra che aveva capito di essere forte, ma non era già "fatta". Stava ancora crescendo e ogni giorno imparava a farlo”.
Invece: differenze fra questa Inter e quella Juve?
“Forse qui c’è un ambiente più familiare, più "rilassato" nel senso buono del termine. In quella Juve si finiva per vivere altro genere di pressioni, sembrava tutto un po’ più rigido, controllato”.
Da fuori, vista nel suo “cannibalismo”, sembra un’Inter tutt’altro che rilassata, sa?
“Infatti ho detto in senso buono. Mi spiego meglio, e cerco di spiegare altri due segreti di questa Inter, se si possono definire segreti. Il primo: abbiamo tutti la stessa cosa in testa, ovvero che bisogna pensare prima alla squadra che a se stessi. Il secondo, che poi è una conseguenza: aver capito che non è facile farlo, ma che è importante. Dunque aver capito che essere tanti e così bravi è una fortuna che non ti capita facilmente, tutti gli anni. E che per questo non possiamo permetterci di sbagliare per nessun motivo: poca voglia, distrazioni, gelosie, litigi, niente. Perché il momento è adesso”.
Ha detto litigi: ricorda il suo con Mihajlovic, dopo il derby?
“Fu un’incomprensione, ma sbagliai io e infatti ho chiesto scusa: un rapporto onesto fra tutti è una condizione fondamentale per una grande squadra, ma è vero anche che una grande squadra è fatta di grandi personalità. Basta venire a vedere i nostri allenamenti”.
Cioè?
“Nella mia carriera, non ho mai litigato tanto nelle partitelle di allenamento come da quando sono all’Inter. E’ il nostro bello, la nostra forza: la voglia che ognuno ha, ogni giorno, di far vedere quanta voglia ha di giocare”.
Lei gioca diversamente, quest’anno: nel rombo interista non fa più il centrale puro.
“Per anni sono stato abituato a stare in mezzo, dunque spostarmi più a destra vuol dire non giocare nel posto che preferisco: tocco meno palloni, sono un po’ meno nel vivo del gioco. Però non ne ho risentito perché quello che mi fa davvero felice, alla fine, è giocare il più possibile. E perché capisco che in una squadra come l’Inter non tutti si può giocare nella propria posizione ideale”.
Questa Inter insegna che il calcio di oggi vuole anzitutto un centrocampo robusto, che garantisca grande quantità?
“L’aggressività non basta senza la qualità, senza gente che sappia anche animare il gioco: l’Inter a centrocampo ce l’ha, mi pare”.
Che cos’ha in più Ibrahimovic, rispetto a quando giocava con lei l’anno scorso?
“Ibra era più dispersivo nel modo di pensare, e questo si ripercuoteva anche sul suo modo di stare in campo. Ibra ha tecnica, fisico, velocità, ha tutto: gli serviva riuscire a concentrarsi di più su ciò che è essenziale e adesso lo fa. Ma Ibra è giovane, e non abbiamo ancora visto quanto può essere forte: fra due o tre anni sarà non fra i primi, ma fra i primissimi al mondo, lo so”.
Una cosa che l’ha colpita di Mancini?
“La serenità: quella che ha e quella che riesce a trasmettere alla squadra”.
Henry per lei è un grande amico: avete davvero parlato, o potrà succedere che ne parlerete, di un suo futuro all’Inter?
“Io e Titì parliamo di tante cose, ma non del suo futuro. Quello che posso dire è che lui all’Arsenal ha tutto quello che un grande giocatore può desiderare: considerazione, soddisfazioni e anche un gran contratto. In assoluto per lui sarebbe comunque difficile andarsene, poi tutto può succedere”.
Avrebbe mai immaginato che potesse succedere una cosa come l’omicidio di Catania?
“Ho giocato in Inghilterra per nove anni, dunque conosco certe tensioni, ma non avevo mai visto una cosa così, fuori da uno stadio”.
Si è chiesto come è potuto accadere, e perché?
“Parte tutto dall’ignoranza, dalla mancanza di educazione, che è alla base della vita”.
Ci voleva davvero un morto, per cambiare?
“Questo è un problema della nostra società, non solo quella italiana: si aspetta spesso un dramma per far rispettare le leggi”.
E ora ci sono, ci saranno, leggi più dure: lei che l’ha conosciuto bene, vuol dire che funziona il modello inglese?
“Io so che loro avevano molti problemi e li hanno risolti. So che oggi negli stadi inglesi vedo bambini, mogli, famiglie, gente felice di entrare in uno stadio”.
In Italia invece sta vedendo porte chiuse: inevitabile?
“E’ stata una sensazione strana, molto strana, ma forse nell’immediato era l’unica decisione possibile. A lungo termine no, non andrà più bene: senza la gente allo stadio, il calcio non è calcio. In futuro il rimedio sarà prendere altre decisioni e farle rispettare. Le cose non cambiano dal giorno alla notte, ci vogliono tempo, pazienza e soprattutto volontà: la voglia di farle cambiare davvero”.

dal nostro inviatoAndrea Elefante
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Messaggioda fedemadferit il mer feb 14, 2007 11:04 am

ADRIANO: "CARI TIFOSI VI DICO CHE..."

GALLIATE LOMBARDO (VA) - "L'Inter è la mia casa, la mia famiglia e, quindi, ci resterò il più a lungo possibile". Con questa frase Adriano ha entusiasmato gli oltre trecento tifosi di Varese e provincia accorsi ieri sera alla quarta tappa di "Wivi l'Inter", organizzata presso il ristorante "Filly's" di Galliate Lombardo. L'attaccante brasiliano, salutando i tifosi che lo acclamavano, ha voluto spiegare che "tutti nella vita passano momenti difficili. Io ho lasciato il mio alle spalle grazie al grande aiuto di Moratti, dei compagni e di tutti i tifosi che mi domostrano sempre di volermi bene.". "La rete contro l'Atalanta prima di Natale - ha proseguito Adriano -, è stata fondamentale perché mi serviva ritrovare la via del gol. Mi sono sbloccato e ora voglio continuare a lavorare con la squadra per fare sempre meglio. Qual'è la prima sensazione che mi viene in mente quando penso all'Inter? L'amore per questa maglia e per la gente che la rispetta".
L'attaccante brasiliano, che ieri è stato anche festeggiato in anticipo per il suo compleanno del 17 febbraio, ha partecipato a "Wivi l'Inter" con il suo compagno Maicon, con il quale ha anche scherzato sul gol che ha realizzato domenica contro il Chievo. "Mi sono spostato verso sinistra e ho tirato con tutta la forza che avevo - ha raccontato Adri -. Ne è uscito un gran gol...". Pronta la risposta di Maicon che, sorridendo, l'ha interrotto: "Ma quale tiro, era un cross... Per me che stavo arrivando dalla destra? Ma va, io ero indietro, la palla era per Hernan...".

Ufficio Stampa
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