comunicato stampa BRIGATE ROSSONERE.
http://www.brigaterossonere.net/
COMUNICATO 06/02/2007
Il decreto Pisanu ha fallito perché non si è mai aperto
un confronto con i tifosi, il vero snodo del “problemaâ€.
NON RIPETETE L’ERRORE !!!
Non si possono argomentare delle proposte di legge senza conoscenza
specifica delle problematiche esistenti all’interno del mondo del Tifo.
La chiavi della risoluzione delle problematiche inerenti la violenza sono
legate a diversi aspetti:
1) Prevenzione frutto di una concreta pianificazione della gestione dei
trasferimenti e dei trasporti dei tifosi nel rispetto dei diritti e delle
esigenze che essi hanno.
Oggi ai tifosi organizzati vengono imposti trasferimenti da deportati,
impossibilità di ottenere servizi per approvvigionarsi di cibo e bevande
e soprattutto tempi d’attesa entrata/uscita dagli impianti sportivi tale
spesso da impedire addirittura di assistere all’inizio degli incontri per
cui si paga regolare biglietto, tutto questo induce inevitabilmente
all’inasprimento dei rapporti con le forze dell’ordine che fattivamente
impongono dette regole disumane.
Oggi spesso e volentieri la pianificazione dei trasferimenti dei tifosi
viene improvvisata da funzionari senza cognizione di causa.
- Cosa fare:
Ripristino e sostegno delle trasferte organizzate con treni a prezzi
ridotti a beneficio di una facilitazione nell’attuare le strategia per
accogliere e separare i tifosi specie negli incontri tra tifoserie divise da
conclamate rivalitÃ
(proposta già condivisa in passato dalle stesse forze di polizia)
- Cosa NON fare:
Annullare le trasferte dei tifosi sarebbe, oltre che inattuabile,
controproducente in quanto chi prova il desiderio di sostenere la
propria squadra in trasferta sarà costretto ad acquistare biglietti per
settori dove si troverà a diretto contatto con la tifoseria avversaria con
gli evidenti rischi conseguenti.
2) Dimenticare il “modello inglese†in quanto come dimostrato dalle
statistiche britanniche non ha sortito altro effetto se non quello di
spostare il problema all’esterno degli impianti sportivi (2 tifosi morti
durante scontri tra supporters rivali negli ultimi anni lo testimoniano
ampiamente), un politico che voglia veramente adoperarsi per il bene
della collettività non può mirare a spostare un problema ma
certamente a risolverlo.
La realtà ampiamente documentabile del “felice†modello britannico è
che i tifosi ancora oggi organizzatissimi, trovano nelle stazioni e nelle
trasferte internazionali i nuovi campi di battaglia e sono ben lungi dalla
resa.
- Cosa fare:
Ricondurre i giovani ai modelli d’educazione sportiva già contemplati
dai programmi ministeriali scolastici ma che non vengono attuati a
causa della scarsa considerazione attribuita all’educazione fisica
nelle scuole.
- Cosa NON fare:
Vietare striscioni ed espressioni coreografiche che sono invece
espressione della forza aggregante e costruttiva che unisce i Tifosi.
3) Responsabilizzazione dei gruppi organizzati al fine di contribuire
essi stessi ad adoperarsi per prevenire tutti quegli atteggiamenti che
possono penalizzare le società per cui si fa il tifo.
4) Attuazione di una politica di monitoraggio dell’informazione sportiva
atta a reprimere ogni forma di strumentalizzazione della notizia e
spettacolarizzazione di atti violenti o polemiche “sportiveâ€.
Le trasmissioni televisive sono oggi infestate da estremisti della
provocazione che mascherati da opinionisti giocano con gli affetti dei
Tifosi manipolando immagini e notizie a proprio piacimento con
l’effetto di esasperare gli spettatori col solo scopo di fare“audienceâ€
con la logica che nel bene o nel male l’importante è che se ne parli
(vedi moggi in tv) e che dimenticano come i Tifosi memori di questa o
quella provocazione mediatica riversano poi il proprio risentimento
negli stadi.
- Cosa fare:
Sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo aggregante e socializzante
che ricoprono le Curve per i giovani invitando i rappresentanti delle
Curve stesse a farsi promotori dei principi sui quali dovrebbero
fondarsi ovvero il sostegno dei propri colori espletato a mezzo delle
coreografie e della voce.
- Cosa NON fare:
Criminalizzare gli Ultras riconducendo ad essi le responsabilità di ogni
evento violento di cui spesso essi stessi sono invece vittime.
LA CRIMINALIZZAZIONE CREA CRIMINALI COME HA
INSEGNATO CATANIA MENTRE I VERI ULTRAS HANNO A CUORE
PIU’ D’OGNI ALTRO TIFOSO IL BENE DELLA PROPRIA SQUADRA
E NON SI ADOPERANO CERTO PER PENALIZZARE O LEDERE
LE PROPRIE SOCIETA’.
5) Verifica Immediata delle reali cause relative i motivi che hanno
portato al decesso dell’ispettore di polizia di Catania.
Come documentato da diverse emittenti nazionali nella giornata
successiva i fatti di Catania, (Intervista al Dott.Sergio Pintaudi al tg1
delle 13.30 del 03/02
http://www.youtube.com/watch?v=Cfhf-Na7RNk)
la morte dell’ispettore Raciti sarebbe conseguenza degli effetti del
trauma prodotto da un oggetto metallico cilindrico che ha impresso
sulla pelle una impronta a forma di stella e dell’inalazione di gas
adoperati dalle stesse forze di polizia. Fatto che dovrebbe
eventualmente indurre una profonda riflessione prima di proporre
eventuali soluzioni.
6) Ricondurre la discrezionalità del Questore nella commissione del
DASPO, in quanto il Decreto Pisanu, ha di fatto creato le premesse per
rendere gli stadi uno “stato di polizia†dove a chi dovrebbe tutelare
l’ordine pubblico vengono attribuite funzioni “giuridiche†con la facoltÃ
di proporre provvedimenti Daspo nei confronti di chiunque a
prescindere dall’accertamento delle responsabilità .
- Cosa fare:
Utilizzare per la commissione dei provvedimenti di divieto d’accesso
allo stadio una procedura garantista e mutuata dalla l. 1423/56 (legge
quadro per le misure di prevenzione) al fine di far si che il Questore,
sulla scorta dei verbali degli operatori di Polizia presenti allo stadio,
proponga all’autorità giudiziaria (Giudice per le Indagini Preliminari)
l’adozione del provvedimento interdittivo. E questi decida in autonomia
ma fissando un vero contraddittorio con un’udienza a cui possa
partecipare anche il tifoso interessato ed il suo legale di fiducia.
Adottato un sistema sufficientemente garantista, poi, si può
tranquillamente discutere anche sull’aumento della durata massima del
provvedimento o sulle modalità di osservanza dello stesso (al posto
dell’attuale firma in questura in occasione del match, permanenza per
tutti i 90’ della partita all’interno del commissariato di pubblica sicurezza).
- Cosa NON fare:
Distribuire provvedimenti d’inibizione d’ingresso negli stadi come
avviene oggi gratuitamente, senza discernere le singole responsabilitÃ
e senza concedere diritto di difesa a coloro che ne vengono fatti
oggetto con l’effetto di creare le premesse per far si che il “naturaleâ€
rancore di chi viene colpito ingiustamente trasformi il medesimo in un
violento futuro. Ed ancor di più svincolare i DASPO dal fatto/reato e
riesumare forme di pericolosità presunta espunte dal nostro ordinamento
da decenni.