30 Gennaio 1969 – 30 Gennaio 2007
Di tutte le 1400 esibizioni dal vivo della carriera dei Beatles,
forse nessuna è più famosa dell’ultimo concerto sul tetto che
conclude il film Let It Be (il così detto ‘Roof Top Gig’).
Il concerto sul tetto si svolse il 30/01/1969; Inizialmente i
Beatles avevano pensato di suonare al Roundhouse verso la
metà di dicembre, avevano persino prenotato il locale. Poi
decisero di rimandare al 18 gennaio 1969 e in seguito cambiarono
idea un’altra volta. La decisione di suonare sul tetto del palazzo
della Apple fù presa solo la sera prima. I Beatles volevano che
l’evento fosse filmato; che il tetto del Savile e la folla venissero
ripresi da un elicottero, ma scoprirono che sorvolare Londra con
l’elicottero era illegale. Inoltre era troppo tardi anche per prendere
a nolo un pallone aerostatico e riprendere da lì l’evento.
Era dall’agosto del 1966, dalla fine del loro ultimo tour in America
che i Beatles non suonavano in un concerto dal vivo, ma quel pomeriggio
di gennaio l’entusiasmo che provocarono dai tetti del palazzo della Apple
dimostrò l’immutato carisma e la vivacità musicale del gruppo. Con il
vento invernale che scompigliava i loro capelli lunghi fino alle spalle
e la folla di impiegati fermi per l’ora di pranzo che si era riunita
strabiliata sotto di Loro, i Beatles suonarono (accompagnati da Billy
Preston) cinque canzoni per un totale di 42 minuti (i quali, inizialmente
dovevano essere 47) : “Get Back”, “Don’t Let Me Down”, “I’ve Got
The Feeling”, “Dig A Pony” e “The One After 909”, fra cui le le prime
tre vennero eseguite 2 volte. Anche se l’esibizione non era perfetta
come quelle di studio, ci si avvicinò parecchio, e tutta la gioiosa
energia sprigionata per l’occasione compensò ampiamente qualche
casuale dimenticanza o stonatura.
Uno dei momenti più belli dello spettacolo fu proprio quando John
Lennon improvvisamente non riuscì a ricordarsi le parole dell’inizio
del terzo verso di “Don’t Let Me Down”. Paul McCartney aveva
cantato le armonie nel coro, ma la parte vocale di quella canzone
d’amore per Yoko era tutta di John. E John ripetè esattamente
quello che aveva fatto tanti anni prima alla festa della Chiesa
di Woolton, quando John e Paul, entrambi adolescenti, s’incontrarono
per la prima volta: improvvisò nuove parole al momento. A dire la
verità , questa volta erano più suoni che parole, ma riuscirono comunque
a mascherare il vuoto di memoria di John, il quale, dopo essersi fermato
per prendere fiato alla fine della strofa, indirizzò a Paul un largo sorriso
di complicità trionfante.
Comunque, per tutta la durata del concerto, i Beatles si mostrarono in gran
forma. La sezione ritmica di McCartney, Harrison e Ringo Starr, rinforzata
da Billy Preston alle tastiere, era eccezionalmente compatta. In particolare
Ringo, già fin dalle rullate precise e secche della prima prova di riscaldamento
di “Get Back”, sembrava in uno dei suoi momenti migliori. Nel frattempo
l’esuberante voce solista di Paul dimostrava quanto fosse felice di suonare
ancora difronte a un pubblico, anche se in realtà non poteva quasi vederlo.
Quell’apparizione sul tetto era stata un’idea di Paul, per eludere il mostro del
successo che continuava a perseguitare tutti i movimenti dei Beatles. Forse
il tetto della Apple era l’unico posto in cui i Beatles potevano suonare dal
vivo senza essere sommersi dall’isteria di massa che aveva causato
il loro allontanamento dalle scene mondiali. E anche se suonare rock’n’roll
a tutto volume nel pieno centro di Londra a mezzogiorno avrebbe provocato
confusione e paralizzato tutta l’attività lavorativa, bè, tanto meglio; più che
uno spettacolo, sarebbe stato un happening.
La vitalità contagiosa dell’esibizione dei Beatles, era un chiaro segno che
nessuno di Loro aveva perso il proprio tocco musicale, ma furono soprattutto
John e Paul a divertirsi di più. Quella frase famosa di John, quando alla fine
del concerto si dichiarò fiducioso nella buona riuscita dell’audizione (“I’d like
to say thank you on behalf of the group and ourselves, and I hope we pass the
audition!”) era solo una delle tante battute che Lui e Paul si scambiarono quasi
ininterrottamente durante lo spettacolo. Anche quando alla fine arrivò la polizia
per farli smettere, proprio mentre i Beatles stavano facendo un bis di “Get Back”,
Paul si mise a improvvisare rivolgendosi a Loretta, l’eroina della canzone : “you’ve
been playing on the roof again, and that’s no good...your mother’s gonna have you arrested!”
Ha dell’incredibile il fatto che la polizia sia intervenuta x farli smettere, ma ci furono
decine di lamentele per il frastuono. Il direttore della società che aveva sede accanto
alla Apple andò su tutte le furie , perché, secondo lui, con quel baccano infernale
non si riusciva a lavorare ed era scandaloso. Così intervenne la polizia, il cui portavoce
in seguito disse che ricevettero talmente tante lamentele che dovettero per forza mandare
qualcuno sul posto. Un portavoce della Apple replicò : “Avrebbe dovuto svolgersi tutto
in sordina. Ma quando si mettono i Beatles in cima ad un palazzo nel centro di Londra
e gli si chiede di cantare una canzone, è piuttosto difficile farlo in segreto!”
In conclusione, nonostante tutte le tensioni (che in quel periodo erano all’apice), quando si
sistemarono sul palazzo per “suonare davanti al pubblico” per l’ultima volta (come
dice Paul), la loro vivace esibizione confermò che la vecchia magia c’era ancora,
in letargo, e aspettava solo di essere di nuovo liberata.
hope you enjoy it!