da Liuk il gio lug 22, 2004 9:40 pm
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LO STILE MOD
Lo stile mod nasce sul finire degli anni Cinquanta a Londra, quando giovani ragazzi e ragazze cominciarono a usare questo termine per descrivere la loro scena.
La parola è una abbreviazione di modernists, ovvero i fan del modern jazz, che nei primi anni Cinquanta avevano sviluppato uno stile nel vestire sobrio, raramente sgargiante e fortemente elegante fino all'ultimo dettaglio, ispirato all'Ivy League look, ovvero al modo di vestire nelle più prestigiose università americane: camicie botton-down, giacche tre bottoni con revere stretti, pantaloni senza pences, cravattini fini, mocassini o brogues.
I mods presero ispirazione da questo look e ci misero del loro prendendo influenze da tutto ciò che arrivava di nuovo dal continente Europeo (soprattutto dall'Italia e dalla Francia, in quel periodo all'avanguardia nella moda): polo, maglie, scarpe, scooters, tagli di capelli erano tutti mezzi per creare il cosiddetto "total look", ovvero un'immagine nel complesso coerente ed elegante, del tutto distinta al modo di vestire della massa omologata, ma non per questo sgargiante o di cattivo gusto. Il tentativo di differenziarsi dagli altri era continuo e come conseguenza, il look dei mods era in continua evoluzione.
Seguendo il paradigma "Adopt, Adapt, Improve" ("Adotta, Adatta, Migliora") i mods prendevano spunto dai diversi input che la società consumistica del periodo, in pieno boom, gli offriva e li facevano propri reinterpretandoli in modo personale senza mai essere troppo influenzati da mode effimere, ma al contrario creandole. I capi d'abbigliamento cambiavano in maniera vertigionosa, mantenendo comunque sempre un ottica minimalista: indumenti funzionali all'uso (ad esempio il parka usato esclusivamente per proteggersi dall'intemperie nel viaggiare in scooter) e colori poco sgargianti. Cosa era "in" un giorno, poteva essere "out" la settimana successiva.
La filosofia mod era proprio questo: prendere il meglio che la società offriva, non per seguire passivamente una moda, ma per puntare alla continua ricerca di una perfezione estetica (ma non solo estetica, anche comportamentale) individuale.
Il fenomeno mod nacque subito come stile elitario, solo coloro che avevano la costanza e la voglia di mantenere uno stile impeccabile erano accettati nel ristretto mondo underground dei mods, costituito da un circuito di locali (dove si ascoltava un certo tipo di musica non ancora commerciale: jazz, soul, R&B e ska jamaicano) sconosciuto ai più.
Non era una questione di chi aveva più soldi, ma di chi maggiormente possedeva doti come originalità , gusto e inventiva.
Il fenomeno mod fu trasversale alla società londinese, tradizionalmente molto chiusa tra le diverse classi sociali: essendo una questione di stile, esponenti della working class non avevano niente da invidiare ai loro corrispettivi dell'upper class ed il rispetto degli altri mods si acquisiva indipendentemente dal proprio conto in banca. La musica era un aspetto fondamentale per ogni mod e solo chi aveva la voglia e il gusto di ricercare la musica più oscura era degno di far parte dei questa setta.
Quando verso il 1964 i media scoprirono questo fenomeno sotterraneo, il fenomeno perse molte delle sue caratteristiche fondamentali, soprattutto la sua qualità di fenomeno elitario.
Tantissimi adolescenti cominciarono a definirsi mod, ma la massa determinò la conseguente morte di questo fenomeno. I mods divennero un fenomeno nazionale con programmi televisivi (Ready Steady Go), gruppi musicali mod (Who, Small Faces, Action) e soprattutto con gli scontri nelle località marittime contro i rockers, considerati da questi giovani mods diversi e troppo lontani da quell'ideale di stile (estetico e comportamentale) a cui loro tendevano. Con i mods divenuti un fenomeno "mediatico" da baraccone, gli ispiratori originali dello stile smisero di appellarsi mods, e preferirono definirsi "stylists", per differenziarsi dai ragazzini che avevano inflazionato la parola "mod". Verso il 1966, gli unici rimasti a portare avanti la bandiera dello stile mod, oltre a questa elite di "stylists" in incognito, era una nuova generazione di giovani che nell'underground delle periferie delle varie città inglesi si costituirono in gang di quartiere e si definirono "hard mods". Il loro look era molto più spartano dei mods originali e molto più casual e da strada (a parte le serate dove ci si impegnava a mantenere alti gli standard di eleganza e stile). La musica prediletta era quella jamaicana e quella soul, mentre veniva vista con fastidio la musica fatta da gruppi (soprattutto inglesi) che ancora si definivano mods, ma che sia dal punto di vista estetico (vestiti sempre più sgargianti e colorati, capelli sempre più lunghi) che comportamentale (uso di droghe pesanti, atteggiamento sempre più trasandato) si erano allontanati dallo spirito originario del movimento mod e che in seguito diedero vita al fenomeno hippy.
Il fenomeno mod ebbe una fase di rinascita sul finire degli anni Settanta, quando un revival scaturito dall'uscita del film Quadrophenia e da gruppi punk che erano stati influenzati dall'esperienza mod (Jam, Secret Affair, Purple Hearts) diedero il via ad un fenomeno di massa che durò l'arco di due stagioni. Gran parte dei revivalisti erano a digiuno delle vere origini dello stile mod e presto abbandonarono il tutto, per seguire qualche nuova moda. Questo revival ebbe comunque l'effetto di ridare impulso ad una nuova generazione di mods, che erano rimasti (nonostante venissero derisi dalla stampa come fenomeno anacronistico) anche dopo lo sgonfiarsi della moda.
Decimati in numero, i mods negli anni Ottanta tentarono di ricreare la vera essenza dello spirito mod delle origini e diedero vita ad un circuito mod sotterraneo, autogestito e lontano dai riflettori, che bene o male è sopravvissuto ai giorni nostri diffondendosi anche al di fuori dell'Inghilterra.