da IV il dom mag 28, 2006 1:36 pm
All'Inter non si dimise e espresse il concetto col solito stile (altro che Mourinho) appena uscito dal colloquio con Moratti: "Non mi sono dimesso, ho proprio niente da dirvi, chiedetelo al presidente. Dove vado adesso? Ma fatemi il piacere, saranno pure affari miei". Arrivato in nerazzurro chiese "carta bianca", e carta bianca ritrovò al ritorno da juventino a San Siro, quando le vendite della Scottex volarono oltre i dieci piani. Il secondo anno alla Pinetina era quello delle sue scelte: arrivarono fuoriclasse come Ferrari, Cirillo, Colombo, Robbiati, Lombardi, Macellari, Sukur, perché lui avrebbe "lavorato tanto per battere Herrera e Trap". Coperto di gloria si arrese quattro mesi dopo quella frase, nonostante l'arrivo di Vampeta, una sorta di Garelli ingolfato che l'allenatore considerava "validissimo per rinforzare la squadra". Nello Russo preferito a Roberto Baggio, il soprammobile brasiliano schierato terzino sinistro nel modulo 3-3-1-3, i gloriosi esperimenti anti-Helsinborgs, poi l'elegante addio a Milano e il ritorno a Torino dove evidentemente guadagnò titoli di popolarità per diventare il rappresentante di tutto il movimento calcistico italiano.