da gius il mer mag 10, 2006 8:56 am
Quattro scudetti di cui parlare
di Paolo Ziliani
> 9/5/2006
Se il mondo del calcio fosse popolato da uomini onesti, e avesse il senso della giustizia, l’Albo d’Oro del campionato di serie A - quello recente - dovrebbe cambiare da così a così:
1997-1998 Inter (non più Juventus)
1998-1999 Milan
1999-2000 Lazio
2000-2001 Roma
2001-2002 Roma (non più Juventus)
2002-2003 Inter (non più Juventus)
2003-2004 Milan
2004-2005 Milan (non più Juventus)
Ancora: al via della stagione prossima, la stagione 2006-2007, fra le squadre iscritte alla serie A non dovrebbe figurare la Juventus. Che dovrebbe trovare posto in un campionato di categoria inferiore, dalla serie B in giù. E adesso vi spieghiamo il perché.
Illecito sportivo. Se il regolamento del calcio non è stato cambiato nottetempo, con un colpo di mano, all’insaputa di tutti, l’articolo 6 dovrebbe continuare a definire così l’illecito sportivo: 'Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica'. Per capirci, l’estate scorsa il Genoa (che aveva conquistato la promozione in serie A), venne retrocesso in C1 e penalizzato di 9 punti perché il suo presidente, Preziosi, comprò l’ultima partita di campionato col Venezia, vinta illecitamente per 3-2. O ancora: nell’estate del 1974 il Verona venne retrocesso in serie B perché il suo presidente, Garonzi, alla vigilia della partita col Napoli telefonò al brasiliano Clerici - centravanti del Napoli ed ex giocatore del Verona - e gli disse, per ammorbidirlo, che a fine carriera lo avrebbe aiutato ad aprire una concessionaria Fiat in Brasile. La valigetta di soldi sequestrata a Pagliara (e fatta risalire a Preziosi) nel primo caso e la semplice testimonianza del giocatore Clerici nel secondo fecero sì che Genoa e Verona venissero retrocesse per illecito sportivo; il Genoa perse quindi, a vantaggio dell’Ascoli (prima delle non promosse), la promozione in serie A; e il Verona perse, a vantaggio del Foggia (prima delle retrocesse), il diritto a rimanere in serie A.
Baldas e Pairetto. Tutti conoscono, ormai, il contenuto delle intercettazioni telefoniche che riguardano i colloqui intercorsi tra Luciano Moggi, direttore generale della Juventus, e i due ex designatori arbitrali Baldas e Pairetto. Per chi l’avesse dimenticato, Fabio Baldas, che oggi collabora col Processo di Biscardi (in coppia con il giornalista Paolo Pellacani si occupa della moviola: è lui che nelle intercettazioni riceve gli ordini da Moggi sugli arbitri da salvare e su quelli da condannare) era il designatore arbitrale nell’infausta stagione 97-98, quella delle due colossali sviste che nel finale spianarono alla Juventus la via dello scudetto: un gol di Bianconi, con palla entrata di mezzo metro come ammise a fine gara l’onesto Peruzzi, non venne convalidato da Rodomonti in Empoli-Juventus sul risultato di 0-0 (la Juve vinse poi 1-0); e la domenica dopo, in Juventus-Inter, un clamoroso fallo da rigore di Iuliano su Ronaldo non venne punito da Ceccarini, che anzi 30 secondi dopo fischiò un rigore a favore della Juventus. La partita finì 1-0 e consegnò, in pratica, lo scudetto alla Juve di Lippi, Moggi e Giraudo. In quanto a Pairetto, in coppia con Bergamo è stato designatore arbitrale per 6 stagioni, dal 99-2000 al 2004-2005 (vale a dire fino all’anno scorso), periodo nel quale la Juventus ha conquistato 3 titoli: nel 2001-02, nel 2002-03 e nel 2004-05. Ebbene: i rapporti che intercorrevano tra il designatore e il direttore generale juventino erano talmente infetti che l’Uefa, dopo aver letto gli incartamenti spediti per conoscenza dal giudice Guariniello, ha licenziato seduta stante Pairetto - che ricopriva anche la carica di vice Presidente della commissione arbitrale Uefa -, che anche in sede europea tramava nell’ombra a favore della Juventus cercando di farle avere arbitri amici e informando Moggi delle designazioni con due settimane di anticipo (la comunicazione, per regolamento, avviene alla vigilia delle partite di Champions League). Proprio la cacciata di Pairetto dalla commissione europea ha fatto sì che la cortina di silenzio che Carraro aveva steso sul dossier-intercettazioni (pervenuto in Federazione il 13 marzo) venisse spazzata via. Si è resa urgente la nomina di Collina come sostituto di Pairetto nella commissione Uefa e il sassolino smosso ha provocato i primi smottamenti, poi la frana, quindi la valanga che è sotto gli occhi di tutti e che in pochi giorni ha travolto - guarda un po’ - persino la poltrona super-rinforzata dello stesso presidente Carraro.
Arbitri compiacenti. A questo punto, in attesa che la Procura di Napoli renda note le risultanze della sua inchiesta, si annunciano terremoti di incalcolabile portata. Ipotizzando per Alessandro Moggi, figlio di Luciano, il reato di 'illecita concorrenza con violenza e minacce', i giudici napoletani hanno squarciato il velo sulla vera identità della Gea; a dir poco inquietante il contenuto dell’appunto sequestrato all’amministratore delegato Franco Zavaglia, e cioè un promemoria da indirizzare ai collaboratori-Gea che dice testualmente: 'E’ bene dire ai nostri collaboratori di non andare a sbandierare il nome di L. Moggi e così far presa sui giocatori, ma illustrare quale è la nostra organizzazione senza minacciare nessuno come è avvenuto in passato'. Ma non basta: i giudici, tra le altre cose, avrebbero individuato almeno 4 arbitri amici della Juventus, e cioè Farina, De Santis, Gabriele e Palanca, i cui nomi vanno ad aggiungersi a quelli che lo stesso Moggi pronuncia, parlando con Pairetto e Baldas, nel corso delle intercettazioni torinesi, e cioè Cassarà , Rocchi, Pieri, Dattilo, Dondarini, Bertini e Trefoloni. Uno scandalo di proporzioni talmente dirompenti, così ramificato e consolidato nel tempo da rendere impensabile - per non dire impossibile, anche nella patria degli Insabbiamenti con la I maiuscola - la salvezza dei personaggi più compromessi: da Pairetto agli associati-Gea, da Moggi a Giraudo agli arbitri compiacenti che favorivano le vittorie dei club vicini a Big Luciano e alla banda degli illustri rampolli doc.
Condanne. A questo punto, la domanda che tutte le persone di buona volontà si pongono è: se nel Codice di Giustizia Sportiva esiste ancora l’articolo 6 sull’Illecito Sportivo, che ancora ricordiamo: 'Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica', che ne sarà della Juventus e dei suoi dirigenti? E’ più grave una telefonata - nemmeno intercettata - fatta da un presidente ad un suo ex giocatore nel tentativo di ammorbidirlo in vista di una partita (Garonzi a Clerici prima di Verona-Napoli 1-0), telefonata che costa al club la retrocessione in serie B e al presidente la squalifica di 5 anni, oppure sono più gravi le telefonate di Moggi al designatore arbitrale per ordinare gli arbitri come fosse al ristorante, o le cene a casa di Giraudo con Pairetto & Bergamo a fare bisboccia, o le Maserati fatte avere a Pairetto come favore; per non parlare dell’incubazione, della nascita e della crescità di quell’entità malsana e tentacolare che risponde al nome di Gea, vero e proprio covo di controllo, condizionamento e asservimento di giocatori, allenatori, procuratori, arbitri e dirigenti? La domanda di chi vuole bene al calcio, e di chi crede che l’onestà sia il primo valore da difendere - nello sport come nella vita - è: se il Verona e il Genoa, per una telefonata e una partita comprata, sono stati mandati in serie B e in serie C1, da dove deve ripartire - il 27 di agosto - la Juventus? Come si dice in questi casi, barrate con una ics la risposta che ritenete giusta.
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Paolo Ziliani
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