da Aragorn il mer feb 15, 2006 4:08 pm
Questi sono i veri limiti di un’ottima squadra
di GIORGIO TOSATTI
Gli affanni juventini con Udinese e Parma, le assenze di Zambrotta e Zebina, offrivano all’Inter l’opportunità di ridurre il distacco. Ha fallito, come sempre nei momenti decisivi. Doveva vincere due partite fondamentali in pochi giorni e le ha perse entrambe. Domenica neppure il pari serviva: in pratica il distacco sarebbe aumentato. Perché se due squadre finiscono con gli stessi punti, lo scudetto va a chi ha prevalso nei confronti diretti. L’Inter non vincerà mai il campionato finché anteporrà il vittimismo ad una seria analisi dei suoi problemi. Arbitri e Juve le rubarono il titolo quando c’era Simoni, licenziato pochi mesi dopo perché il suo calcio non piaceva a Moratti e alla sua corte di esteti. Poi perse senza aiuti, arrivando all’incredibile suicidio dell’Olimpico. Unico caso mondiale in cui persino i tifosi avversari tifavano per lei.
Un’analisi seria farebbe notare come in questo campionato (per altro ottimo) Mancini abbia perso due volte con la Juve, una con Fiorentina e Roma, oltre alla sbandata di Palermo. Nelle sfide con le migliori ha sconfitto solo i viola (gol viziato da fuorigioco) ed il Milan (al 91’ dopo essersi fatto rimontare due volte). Bilancio in deficit, specie considerando i ben 11 gol incassati in 6 gare (ho escluso quelli in Sicilia). Contro le rivali del suo livello non è stata all’altezza del ruolo e delle ambizioni: 6 punti fatti e 12 persi, incassati oltre la metà dei 20 gol subiti. Non sarebbe il caso di domandarsi perché?
Ci sarà pure un po’ di sfortuna (il palo di Recoba, l’infortunio di Veron), ma il trend sfavorevole impone spiegazioni più corpose. Troppo nervosismo? Sfide mal preparate? Errori tattici ed individuali? Come mai una Juve in crisi offre a San Siro una così convincente prova di forza trasformando due matricole come Balzaretti e Chiellini in veterani? Come mai l’Inter va in svantaggio sia a Firenze che nel big-match e non dà mai l’impressione di essere la più forte? Probabilmente perché non lo è. Segnalo da questa estate le sue carenze offensive. Poteva anche essere giusto liberarsi di Vieri ma era assurdo non sostituire chi aveva, comunque, segnato 12 gol. Persino a gennaio era evidente la necessità di un quinto attaccante. Moratti non voleva Cassano richiesto da Mancini? Magari aveva ragione. Ma un Di Michele non sarebbe stato assai più utile di Cesar? La Juve ha tre punte di prima categoria mondiale: Trezeguet, Ibrahimovic, Del Piero più Mutu. Idem il Milan con Shevchenko, Inzaghi, Gilardino e Kaká. L’Inter ha solo un super: Adriano. Cruz, Martins e Recoba, pur bravi, sono di seconda o terza fila. Non per caso saranno assenti ai Mondiali. Per fortuna ha dato più di quanto si sperasse Figo. Pensare che l’Inter potesse competere per lo scudetto e la Champions con un organico offensivo simile è stato un grave errore strategico.
Tanto più che Adriano non è più il valore aggiunto, quello che si caricava la squadra sulle spalle e ne risolveva i problemi con i gol. Tutta colpa sua? Oppure è stanco (ha saltato solo una gara di A), non riesce a tirare il fiato, dovrebbe allenarsi meglio con quel fisico ma giocando così di frequente diventa difficile? O addirittura si sente a disagio, non è più l’Imperatore ma uno del coro, un brasiliano in mezzo ad una valanga di argentini, rivali storici, di pelle? Amerebbe, come Toni, far reparto da solo. Ha partner adatti? Quanto incide il mutuo soccorso argentino sulle scelte di Mancini e lo spogliatoio? Il tecnico si è affidato, giustamente, ad un gruppo così qualitativo, coeso, motivato: l’ossatura della nazionale. Ne ha avuto molto. Veron, Zanetti, Samuel, Cambiasso, Burdisso, Cruz ed ora anche Kily, recuperato. Più Cordoba, Stankovic, Favalli, Figo, Julio Cesar e Martins. L’Inter è questa. Con la Juve Cristiano Zanetti era in tribuna (sospettato di poter aiutare Capello!) e Pizarro è rimasto in panchina. Lui e Materazzi non giocano come titolari in campionato da Inter-Parma 2-0.
Era la dodicesima giornata. Julio Cesar ha commesso errori gravi con Fiorentina e Juve, ma Toldo ha una sola presenza in campionato. Mihajlovic due. Cristiano Zanetti è partito titolare solo tre volte, come Solari. Wome una. Zé Maria è fuori dall’undicesima. Recoba dalla quattordicesima (solo 7 presenze da titolare e ieri si è di nuovo fatto male). Considerando il gol di Firenze ed il palo di San Siro, non poteva essere utilizzato un po’ di più in queste due occasioni? Anziché puntare su Martins svuotato dalla Coppa d’Africa? Quanto sono costati Pizarro e gli altri emarginati? Mancini è bravo, ma per certi aspetti è rimasto calciatore. L’ha dimostrato esultando per il gol di Adriano e per aver perso ogni controllo sulla punizione di Nedved. Un allenatore sa che il vittimismo toglie equilibrio, freddezza, fiducia alla squadra, la rende isterica e quindi meno lucida. E dà alibi ai giocatori, spostando su fattori esterni le loro colpe professionali.