Scheda 1 •
Non esistono le razze umane
C’è una sola “razzaâ€umana
Ma davvero gli uomini e le donne si possono dividere in razze, come si fa con i cavalli, i cani, i gatti?
La risposta è no. Molte volte, in passato, qualcuno ha cercato di stabilire la superiorità di un gruppo
umano sugli altri: i “bianchi†erano detti migliori dei “neri†e, quindi, in diritto di dominarli. Ma il “razzismoâ€
era un inganno: non ci sono gruppi umani superiori rispetto ad altri gruppi. Detto altrimenti: le razze non
esistono.
Oggi lo sappiamo dagli studi di paleoantropologia, la scienza che studia le lontane origini dell’uomo
sulla Terra, nella preistoria. Negli ultimi dieci-dodici anni la paleoantropologia ha potuto combinare i propri
dati con quelli della genetica: un’altra scienza che studia il DNA umano, cioè la nostra identità biologica più
profonda.
Ebbene, le indagini combinate di queste due scienze ci rivelano che noi tutti, uomini e donne moderni,
deriviamo da un’unica popolazione di homo sapiens sapiens. Essa partì dall’Africa circa 130 mila anni fa ed
è giunta via via a popolare la Terra. Il nostro DNA – è una certezza – è identico a quello di quei nostri antichi
progenitori.
Le differenze culturali
Certo, esistono delle differenze tra noi. Vi sono, nel genere umano, gruppi con caratteristiche diverse, sul
piano culturale e sul piano fisico (cioè somatico). Le popolazioni che vivono in diverse regioni della Terra
hanno abitudini diverse, parlano lingue diverse, hanno colori diversi della pelle, forme diverse dei capelli e
degli occhi.
Tali differenze sono però semplicemente l’esito di due processi evolutivi: un processo culturale e un
processo naturale.
Le differenze linguistiche sono, per esempio, il caso più tipico delle differenze culturali. Esistono lingue
parlate oggi che derivano da un unico ceppo linguistico: è il caso delle lingue neolatine come l’italiano, il
francese, lo spagnolo ecc. Malgrado l’origine comune, esse si sono però allontanate nel tempo l’una dall’altra
a causa dei differenti bisogni e dei differenti contesti in cui vivevano le popolazioni.
Ma così come si sono allontanate, in parte le lingue si sono poi riavvicinate. Ciò avviene quando i gruppi
umani entrano in contatto tra loro, si scambiano idee, parole, abitudini di vita. Il risultato è che ci sono
parole diverse per dire cose diverse nelle varie lingue, ma ce ne sono anche di comuni alle varie lingue.
Le differenze somatiche
Accanto alle differenze culturali ci sono, come si diceva, le differenze somatiche. Esse riguardano il colore
della pelle, dei capelli e degli occhi degli esseri umani, la loro corporatura e così via.
Consideriamo per esempio il colore della pelle. La pelle della prima popolazione umana di homo sapiens
sapiens, vissuto 130 mila anni fa, era in origine molto scura. Questa popolazione proveniva infatti da
una regione – l’Africa – in cui l’irraggiamento solare è molto intenso. Dunque le cellule della pelle producevano
una forte quantità di “melaninaâ€, la sostanza che ha la funzione di proteggere il corpo dall’intensitÃ
eccessiva dei raggi solari e che dà alla pelle la colorazione più scura.
Poi l’uomo moderno (homo sapiens sapiens) si diffuse via via sulla Terra e la sua pelle si adattò alla diversa
intensità dei raggi solari. I gruppi che si spinsero più a nord, dove la luce solare è meno forte, finirono
man mano per “scolorirsiâ€. Alla fine assunsero un colore biancastro.
Il risultato di questo processo è che l’umanità di oggi evidenzia una gamma quasi infinita di sfumature:
Educazione alla cittadinanza
si va dal marrone molto scuro di alcune popolazioni africane, al bianco pallido dei gruppi stanziati nell’Europa
del Nord. Poi ci sono le tinte intermedie, con gradazioni impercettibili. Tutto ciò è il frutto di un adattamento
ad ambienti diversi durato decine di migliaia di anni.
L’inganno del razzismo
Nei secoli passati, la cultura europea cercò di mettere in rapporto le caratteristiche fisiche di un popolo con
le sue abitudini (cioè con la sua cultura). Lo scopo era dimostrare che gli uomini diversi dagli europei sono
più “brutti†e più “vicini agli animali†e, di conseguenza, anche più incivili.
È l’atteggiamento detto razzismo. Esso si fonda sulla falsa convinzione che esista, nel genere umano,
una “razza†superiore alle altre: una specie di modello ideale di umanità perfetta (ovviamente, la “razza
biancaâ€). Le altre sono diverse e quanto più sono diverse tanto più sono peggiori.
I razzisti sostenevano che tra le caratteristiche fisiche e le caratteristiche culturali esiste un rapporto diretto.
Si sbagliavano però completamente. Un esempio? Un bambino proveniente da un continente extraeuropeo
allevato in Italia impara presto a parlare l’italiano, ma non per questo le sue caratteristiche somatiche
diventano uguali a quelle di un italiano…
Uomini e donne, un genere unitario
Anche se non possiamo quindi negare che sussistano differenze tra le popolazioni sparse sul nostro pianeta
il dato fondamentale rimane che il genere umano ha un carattere unitario: esso ha infatti nel suo
complesso origini comuni. Tutti gli uomini e le donne oggi viventi possiedono infatti un codice genetico
dello stesso tipo. Un nero e una bianca, un bianco e una nera, un cinese e una europea e così via possono
generare figli appartenenti a questo unico genere umano e a loro volta questi potranno generare figli appartenenti
sempre allo stesso genere umano e così via all’infinito.
Possiamo quindi concludere affermando che non è tanto importante il luogo in cui si nasce, sia esso la
Germania o il Giappone, l’Italia o l’Egitto. E non è neppure importante l’eredità biologica dei genitori, se
cioè sono di pelle bianca, nera o gialla. Quello che invece conta in modo determinante nello sviluppo della
persona è l’ambiente nel quale si cresce e in cui si apprendono la lingua, le abitudini, i modi di vita. Ebbene
tutti noi possiamo apprendere lingue, usanze, tradizioni diverse da quelle in cui siamo cresciuti, tutti
noi siamo predisposti ad apprendere la cultura: è un’altra prova che il genere umano è unitario.
© by Felice Le Monnier, Firenze-Edumond Le Monnier S.p.A.
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