SPERIAMO CHE NON SIANO ILLEGITTIMI ANCHE I BOOTLEG!
File sharing, colpevoli anche i produttori
Sentenza negli Usa contro le società che creano i programmi
di Elysa Fazzino
WASHINGTON – Le case discografiche e gli studi cinematografici cantano vittoria dopo la sentenza della Corte Suprema che difende il copyright dall’uso illegale del “file sharingâ€, la tecnologia che permette di scaricare musica e film da Internet. Con decisione unanime, la Corte ha stabilito che le società di software come Grockster e StreamCast Networks, che mettono a disposizione programmi per copiare file digitali, possono essere ritenute responsabili per la pirateria sui loro network.
«Chi distribuisce un dispositivo con l’obiettivo di promuoverne l’uso per infrangere il copyright », scrive nella sentenza il giudice David Souter, «è responsabile per le infrazioni che ne derivano» http://i.i.com.com/cnwk.1d/pdf/ne/2005/ ... 4-480o.pdf.
Per l’industria di Hollywood è un trionfo insperato: dopo cinque anni di battaglia legale contro le società di software, la Metro Goldwin Mayer ha ottenuto maggiore tutela del diritto d’autore contro la diffusione illegale di file digitali. «La Corte ha aiutato a rafforzare il futuro digitale per le attività legittime online», ha commentato soddisfatta la Riaa (Recording Industry Association of America), l’associazione dell’industria discografica americana.
La sentenza potrebbe cambiare il mondo di Internet, dove il “file sharing†è pratica comune. Saranno probabilmente avvantaggiati i servizi che offrono in modo legittimo (cioè a pagamento) brani musicali da scaricare da Internet, come iTunes della Apple: lo smacco della concorrenza fuori legge potrebbe fare salire la fetta di mercato di chi rispetta le regole. Ma vari esperti sostengono che il “file sharing†illegale continuerà a prosperare, dato che la gente sarà sempre tentata da tutto ciò che è gratis.
In ogni caso, le case discografiche e cinematografiche, che hanno inondato i tribunali con migliaia di ricorsi contro i singoli utilizzatori, hanno ora più munizioni per sferrare attacchi giudiziari contro altre società di “file sharingâ€.
La decisione della Corte Suprema mette dei paletti alla celebre sentenza Sony Betamax del 1984, che rese legittimi i videoregistratori negli Usa stabilendo che la Sony non era responsabile se i suoi clienti utilizzavano i videoregistratori per fare copie pirata dei film. La sentenza del 1984 ha protetto generazioni di nuovi prodotti, dai masterizzatori ai personal computer all’iPod. La Corte ora afferma che il principio del 1984 resta valido, salvo che un’azienda incoraggi attivamente l’uso dei suoi prodotti per infrangere il copyright.
Il Digital Millennium Copyright Act (Dmca)t la controversa legge del 1998 che ha rafforzato la protezione del diritto d’autore - prevede limitazioni della responsabilità per gli “Internet Service Providersâ€. Ma Grokster e StreamCast, accusate di avere incoraggiato le infrazioni, non hanno avuto lo stesso occhio di riguardo.
L’avvocato delle società di software coinvolte, Richard Taranto, promette di continuare la battaglia: in un nuovo processo sosterrà che le società non hanno incoraggiato gli utenti a scaricare illegalmente musica e film. La sentenza della Corte Suprema non fa chiudere i battenti a Grokster e StreamCast, ma rimanda il caso alle corti federali che si erano pronunciate - in primo grado e in appello - a favore delle società di software, affermando che il software per scambiare file digitali è come una fotocopiatrice o un videoregistratore, cioè ha usi legittimi sufficienti a evitare di chiamare in causa la responsabilità dei produttori.
Nubi su Silicon Valley
L’industria di Silicon Valley teme che le azioni giudiziarie contro i network “P2P†(peer-to-peer) scoraggino l’innovazione tecnologica e blocchino lo sviluppo di nuovi prodotti, come la prossima generazione dell’iPod.
Ed Black, capo della Computer & Communications Industry Association ha definito la sentenza «molto pericolosa per la tecnologia e l’innovazione», spiegando che la decisione crea dei “buchi†nella sentenza Betamax del 1984.
Grida d’allarme anche da Michael Petricone, vicepresidente della Consumer Electronic Association: «E’ una vera preoccupazione per l’intera industria. Dobbiamo far fronte ai concorrenti di Cina e India che non sono gravati dalla stessa mole di contenzioso delle nostre aziende».
Non tutti sono così catastrofici. Una portavoce di Intel ha detto che l’azienda sta studiando la sentenza, ma che la Corte sembra avere salvaguardato gli aspetti più importanti della sentenza Betamax.
Secondo la Corte Suprema, le corti di primo grado e d’appello hanno interpretato male la sentenza Betamax, considerando che la possibilità di uso legittimo della tecnologia fosse sufficiente a proteggere anche le società che promuovono attivamente l’uso del proprio software per commettere l’infrazione di scaricare gratis brani musicali e film coperti dal diritto d’autore. Grokster e StreamCast, scrive il giudice Souter, «non hanno fatto nessuno sforzo per filtrare il materiale protetto dal copyright o per impedire lo sharing di file tutelati dal diritto d’autore». «Entrambe mostravano di volere soddisfare la domanda del mercato degli ex utenti di Napster, mirante a infrangere il copyright».
La Corte non ha tuttavia indicato nessuno standard generale per stabilire quando e come l’infrazione viene attivamente incoraggiata. Inoltre, non è chiaro in che misura la sentenza possa effettivamente combattere la pirateria, poiché sarà problematico applicare le leggi del copyright Usa ai programmi software creati all’estero. Secondo alcuni esperti, il caso Grokster potrebbe provocare un giro di vite nella normativa di tutela del diritto d’autore nell’Unione europea, che attendeva la sentenza Usa per valutare il da farsi.
28 giugno 2005