MILANO, 13 maggio 2005 - Per la prima volta nella sua storia, la Rai trasmetterà un campionato mondiale di calcio dimezzato, solo 25 partite: quelle dell’Italia, ovviamente, altre importanti, semifinali e finale, con o senza gli azzurri. Chi vorrà vedersi tutte le partite dovrà invece far ricorso a Sky che ha acquistato i diritti per trasmettere Germania 2006. A suo modo è una rivoluzione: è il primo campionato del mondo a pagamento.
Sky ha fatto il proprio mestiere, procurandosi l’intero pacchetto di 64 incontri, di cui 39 partite (quelle probabilmente dei gironi eliminatori) in esclusiva, e tutti gli highlights: una pay-tv esiste solo se può offrire cose che le reti generaliste non hanno. La Rai ha tirato i cordoni della borsa: per far quadrare i bilanci e risparmiare sui costi. Tanto le partite della Nazionale, la gara inaugurale e la fase finale le deve comunque mandare in onda, come stabilito dall'Autorità Garante delle Telecomunicazioni.
Certo, con tutti gli sprechi che si fanno in Rai, è curioso che si tiri la cinghia proprio sul calcio. Perché uno dei compiti che un moderno Servizio pubblico si deve prefiggere è quello di fare sì che non ci sia una tv per i ricchi (a pagamento) e una tv dei poveri (in chiaro). Servizio pubblico non significa possedere una rete minoritaria; significa inventarsi una rete che sappia calmierare il futuro della pay-tv. Fra qualche anno i programmi migliori o di grande impatto sociale si riceveranno solo a pagamento e la Rai dovrà badare affinché non si allarghi più di tanto la forbice tra chi può e chi no.