Dolci baci saffici, marinai che si scambiano effusioni amorose... Le immagini gay sono ormai parte integrante del linguaggio pubblicitario. E pochi gridano allo scandalo, in una società in cui un'istituzione come la Provincia di Milano patrocina il primo gay festival lombardo. Eppure, in Italia, l'editoria "specializzata" langue per mancanza di investimenti. Mentre la Spagna di Zapatero ha fiutato il business...
In Italia fece scandalo, nel 1987, la prima pubblicità che utilizzava immagini gay. Era firmata Renault: il cliente baciava il meccanico belloccio della propria officina di servizio specializzata.
Gay Pride a Milano/ Dopo Roma, anche Milano ha il suo gay festival. In occasione del Gay Pride nazionale, che il 4 giugno poterà - secondo quanto prevedono gli organizzatori - 100mila persone nelle strade cittadine, dal 1 al 19 giugno sulle sponde dell'area sud-ovest dell'Idroscalo si aprirà un grande villaggio che ospiterà dibattiti, film, incontri, concerti, mostre, bar e discoteche.
Un evento fra la festa e la manifestazione culturale, patrocinato dalla Provincia, sotto la cui giurisdizione rientra l'Idroscalo. Ma non dal Comune, che anche in passato ha sempre negato qualsiasi patrocinio al Gay Pride milanese.
In seguito anche la moda ha fatto proprie immagini a tema "omo": il modello seminudo per la campagna pubblicitaria di biancheria da uomo Nikos e i due giovani abbracciati ritratti per Moschino. Sulle televisioni nazionali sono passati spot con situazioni ironiche o trasgressive, sul mondo gay: dal giovane smilzo che diventa un nerboruto ballerino (gomme da masticare Vigorsol), al baciatore misterioso (liquore Bailey´s).
Insomma, mentre a Milano il presidente della Provincia, Penati, patrocina il gay festival che si aprirà fra meno di un mese (vedi box), e mentre infuria il dibattito sull'apertura della Spagna di Zapatero alle unioni omosessuali, la pubblicità - che spesso rappresenta (o anticipa) lo specchio della società reale - sembra avere sdoganato l'"essere gay" nei propri modelli di comunicazione.
fonte:http://canali.libero.it/affaritaliani/coffeebreak/editoriagay.html