da better man il ven lug 13, 2007 7:10 pm
Panorama: «Prodi indagato a Catanzaro»
Il premier: «Fiducia nei giudici»
Il presidente del Consiglio: «Se l'avviso di garanzia sarà confermato, dimostrarò la mia totale estraneità alle accuse»
ROMA - Prodi, secondo il sito di Panorama, è indagato dalla procura di Catanzaro per abuso d'atti d'ufficio. Il Premier ha immediatamente replicato che «pur non avendo ricevuto alcun avviso di garanzia o informazione al riguardo, non posso che testimoniare, come sempre, la mia totale fiducia nel lavoro dei magistrati che hanno voluto tutelare la mia persona, se l'avviso di garanzia sarà effettivamente confermato, con un atto che permetterà di dimostrare la mia totale estraneità a qualsiasi eventuale accusa». Per la procura, ha scritto il settimanale della Mondadori, l'iscrizione del Presidente del Consiglio nel registro degli indagati si tratta di un atto dovuto, anche a tutela delle garanzie della Difesa, che permetterà di chiarire i rapporti tra il premier e altri personaggi sotto inchiesta per la cosiddetta loggia di San Marino.
IL PROCURATORE SMENTISCE LA NOTIZIA - In una nota, il Procuratore di Catanzaro Mariano Lombardi, ha smentito la notizia riportata dal sito web di Panorama: «Non sono a conoscenza - ha fatto sapere Lombardi - dell’iscrizione del Presidente del Consiglio dei Ministri nel registro degli indagati. Ritengo che se il sostituto De Magistris avesse deciso o avesse iscritto il Presidente del Consiglio nel registro degli indagati avrebbe dovuto informarmi ma questo non è avvenuto e quindi non sono in grado di dare chiarimenti in merito».
L'INCHIESTA SULLA LOGGIA DI SAN MARINO - Che l'inchiesta si fosse allargata in ambiti non lontani dal premier era cosa già nota. «Da mesi il sostituto procuratore Luigi De Magistris - scrive Panorama - sta indagando su un presunto comitato d'affari che, sull'asse San Marino-Bruxelles, si sarebbe arricchito incassando finanziamenti dell'Unione europea in modo illegale. Al centro dell'inchiesta, oltre a numerose società sospette, ci sono alcuni uomini considerati dagli inquirenti molto vicini a Prodi e che sono già stati iscritti sul registro degli indagati per i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Come l'onorevole Sandro Gozi, ex funzionario dell'Unione europea, già "assistente politico" di Prodi a Bruxelles e attualmente suo sostituto in Commissione Affari Costituzionali della Camera». «Per De Magistris - scrive Panorama - uno degli uomini chiave a San Marino sarebbe, invece, un'altra vecchia conoscenza del Professore: Piero Scarpellini, 57 anni, impiegato in una società con sede nella Repubblica del Monte Titano e definito dal pm nel decreto di perquisizione «consulente di Prodi» («consulente non pagato dell'ufficio del consigliere diplomatico della presidenza del consiglio per i paesi africani» ha precisato di recente palazzo Chigi)».
I SOSPETTI SU UN NUMERO TELEFONICO - «I personaggi in questione - aggiunge Panorama - sarebbero tra i principali interlocutori dell'utenza telefonica 32074... intestata alla Delta spa e che De Magistris ipotizzerebbe essere riconducibile al «Presidente del consiglio dei ministri, o a qualche diretto collaboratore del suo staff». Adesso la procura vuole capire se ci sia un nesso tra la perfetta conoscenza da parte dell'entourage del premier della macchina comunitaria e di tutti i suoi ingranaggi (Prodi è stato presidente della commissione dal 1999 al 2004) e le presunte truffe euromilionarie ai danni dell'Unione europea». «Gli inquirenti - prosegue Panorama - non escludono che il Professore fosse all'oscuro delle operazioni sospette realizzate intorno a lui e sulla cui illegalità gli investigatori avrebbero già trovato nelle ultime settimane riscontri, documentali e testimoniali. Dall'inizio dell'inchiesta uno degli strumenti investigativi più utilizzati dall'accusa sono stati i tabulati telefonici. Ora, per poter valutare la posizione dell'onorevole Prodi, gli inquirenti potranno chiedere l'autorizzazione al parlamento per l'acquisizione del traffico telefonico del premier, in base alla legge numero 140 del 20 giugno 2003».
13 luglio 2007
Cesare Previti in appello aveva preso un anno e sei mesi
Lodo-Mondadori, confermate le condanne
Stesse condanne anche per Acampora, Pacifico e Metta. «Amara delusione», è il commento dei legali dell'ex ministro
ROMA - Dopo otto ore di consiglio la II Sezione penale della Cassazione ha confermato la sentenza d'appello del processo Lodo-Mondadori per Cesare Previti, Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e l'ex giudice Vittorio Metta. In particolare l'ex ministro della Difesa, accusato di corruzione giudiziaria, nella sentenza d'appello del 23 febbraio 2007 era stato condannato a un anno e sei mesi, così come Attilio Pacifico e Giovanni Acampora. L'ex giudice, Vittorio Metta, era stato condannato a due anni e otto mesi. Previti, al momento affidato al servizio sociale, tornerà quindi agli arresti domiciliari che dovrebbero durare circa altri 20 giorni. Dopo di che, per effetto di una serie di sconti, avrà scontato la pena.
LA VICENDA - La vicenda nasce il 21 giugno 1990 con la pubblicazione del lodo arbitrale che avrebbe dovuto risolvere la lotta allora in corso della conquista del gruppo Mondadori-L'Espresso. In corsa c'erano l'ingegner Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi, che appoggiava la famiglia Formenton-Mondadori. Il lodo risultò favorevole a De Benedetti, ma i Formenton ricorsero in appello a Roma, ottenendo l'annullamento del lodo. Relatore della sentenza era il giudice Metta, a cui era stato girato un pagamento proveniente da un conto estero della Fininvest e transitato su un conto di Previti. Di qui, un anno dopo, si giunse all'annullamento del lodo (avvenuto il 24 gennaio dello stesso anno). La Cir fu costretta ad accettare un piano di spartizione del gruppo Mondadori corrispondendo a Fininvest un conguaglio di 365 miliardi di lire. A Berlusconi andarono la casa editrice, più i periodici e i libri. A De Benedetti andarono L'Espresso, La Repubblica e Finegil.
REAZIONI - Immediate le reazioni politiche e, in particolare, quelle di Forza Italia che, attraverso il portavoce Sandro Bondi ha espresso «solidarietà all'onorevole Previti da parte mia e di Forza Italia, che si stringe intorno a lui. Ho il dovere di segnalare - ha continuato - un clima sempre più involgarito e incanaglito della vita civile italiana, che non porterà a nulla di buono». Per il vicecoordinatore Fabrizio Cicchitto «Siamo di fronte a una sentenza basata sul nulla, senza uno straccio di prova, fondata esclusivamente sulla testimonianza di una teste riconosciuta come inattendibile da più sentenze. Nei confronti dell'onorevole Previti, cui va la nostra affettuosa solidarietà , è stata consumata una durissima persecuzione giudiziaria. Un preciso settore della magistratura ha dimostrato di essere ispirato da ragioni politiche e dal conseguente sostegno ad una cordata finanziario-editoriale che non a caso ha sempre cavalcato il giustizialismo».
13 luglio 2007