da PinGuido il lun ago 08, 2005 2:15 pm
Paul Anka - Rock swings recensione
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by Gabriele
VOGLIA DI SWING
di Gabriele (Firenze)
E' proprio vero, Michael Bublè ha decisamente aperto una strada -forse involontariamente- che sta portando agli esperimenti più inaspettati e bizzarri.
Circa una ventina di giorni fa è uscito il bel disco di Carly Simon –colei che la bellezza di 32 anni fa furoreggiò ovunque con l’indimenticabile “You’re so vainâ€- intitolato “Moonlight serenadeâ€, raccolta zeppa di famosissimi standards d’altri tempi fra cui, oltre alla track che dà il titolo all’album, si possono riascoltare classiconi del calibro di “I only have eyes for youâ€, “Alone togetherâ€, “I’ve got you under my skinâ€, “My one and only love†–più bella, però, la versione di Sting del 1995 per il film “Via da Las Vegasâ€- e la splendida “All the things you are†dove, a mio parere, Carly si esprime al meglio. Il disco, gradevole e cantato benissimo con voce ancora molto bella e corposa, ha avuto subito un ris contro estremamente positivo esordendo altissimo fra i dieci più venduti di questa settimana negli USA –esattamente new entry al 7° posto- riportando la brava interprete alla meritata popolarità che, a dire il vero, da quelle parti non le è mai venuta meno.
Fin qui nulla di strano, Carly Simon aveva già registrato in precedenza lavori simili di ripescaggio di successi del passato, con notevoli e gratificanti risultati di gradimento e successo di vendita.
L’esperimento più bizzarro è invece “Rock swingsâ€, un cd pubblicato nientemeno che del redivivo Paul Anka che alla bellezza di quasi 70 anni si è divertito a rileggere in chiave tutta swing alcuni masterpiece del rock e del pop di tutti i tempi.
Viso tirato come un cinquantenne –in copertina-, il sessantasettenne Paul Anka, mai dimenticato interprete di successoni storici come “You are my destiny†e “Dianaâ€, ha decisamente lasciato tutti di stucco stravolgendo in questo ultimo lavoro vere pietre miliari del rock come “ S mells like teen spirit†dei Nirvana, “Jump†dei Van Hallen o “It’s my life†di John Bon Jovi, tutte diventate godibilissimi swing dalla patina bizzarramente agè.
Ma le sorprese nel disco non finiscono con quei tre titoli, bensì continuano con “Everybody Hurts†dei Rem, e “Wonderwall†degli Oasis, per arrivare anche al Michael Jackson di “The way you make me feel†e toccando anche il repertorio degli Spandau Ballet con “True†e di Billy Idol con “Eyes without a faceâ€.
Lo stile è quello tipico dei grandi crooner –appunto sulla scia dei successi di Michael Bublè o di Peter Cincotti-, quindi grande orchestra alle spalle a sostenere con notevole efficacia una voce ancora sicura e gradevole che certo non sfigura accanto a quella del più famoso collega canadese a cui tutti, dappertutto nel mondo, devono la riscoperta di questo genere.
Un disco che lascia perplessi e in verità anche sensibilmente storditi, perché certe canzoni così tenacemente radicate nella memoria di tutti nell a loro veste originaria –rock o pop che fosse- riproposte come standards d’altri tempi risultano davvero spiazzanti.
Ma l’esperimento è certo degno di nota, se non altro Kobain, Bon Jovi, Clapton e tanti altri santoni del pop rock mondiale così non li avevamo mai sentiti.
Gab.
CAZZO.... PARE PROPRIO DI SI....
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