da gius il dom lug 23, 2006 3:50 pm
La Corte Europea Affonda la Giustizia Sportiva!
Il processo sportivo di primo grado ha spedito la Juventus in serie B con
30 punti di penalità . Serie B anche per Fiorentina (-12) e Lazio (-7).
Quello d’appello è in corso mentre leggete. Attenti però. Sarà tutto da
rifare. E’ in arrivo dalla Corte Europea un siluro contro il bastimento
della giustizia pedatoria. Traduco dal giuridichese: un tribunale sportivo
non può per tutelare la correttezza delle competizioni infliggere un danno
economico sproporzionato a società le quali sono sì sportive ma restano
comunque aziende in concorrenza tra loro. C’è di più: il prato verde non è
più un giardino sacro dove la giustizia ordinaria non può mettere il naso.
Talvolta, come nel caso oggi in questione, sarà obbligata: sia essa
italiana o europea ha piena competenza.
Che campionato sarà il prossimo è tutto da vedere. Ce lo siamo sognati? La
fonte non è un uomo da niente. Anzi è il personaggio che ha ribaltato il
mondo del calcio. Qualcuno ricorda la sentenza Bosman? Jean-Marc Bosman
era un attaccante belga, a fine contratto; pretendeva di non essere
proprietà della sua società . La Corte Europea diede ragione al suo
avvocato, Jean-Louis Dupont. Rivoluzione. Questo stesso avvocato la ebbe
vinta su un altro punto: le Federazioni calcistiche dell’UE da quel
momento in poi dovettero accettare la libera circolazione di calciatori
con passaporto europeo. Ora l’avvocato di Bruxelles dice: “C’è una
sentenza, datata 18 luglio, che peserà dieci volte di più del caso
Bosmanâ€. L’ho raggiunto al telefono.
Avvocato Dupont? Jean-Louis Dupont? (cerco di lusingarlo). L’avvocato del
caso Bosman, che ha cambiato la storia del calcio? “Mais, oui. La smetta
con i convenevoli e venga al sodoâ€. Che ne pensa del processo sportivo in
corso in Italia? “Il calcio-caos? Non mi esprimo sui dossier di cui non
sono stato consultato come avvocato. Però…†Però? “C’è stata una sentenza
il 18 luglio alla Corte di giustizia delle Comunità europeeâ€.
Quella del Lussemburgo. La stessa dove passò la rivoluzione Bosman… Dica.
“Mi spiace, non esprimo giudizi su quanto riguarda il calcio italiano. Di
certo questa sentenza ha delle implicazioni molto importanti a partire da
oggiâ€.
Le spieghi, per favore.
“L’etica mi impedisce di entrare nel merito di un processo in cui ero
parte come avvocato. Non do interviste. Basta prendere in mano quella
sentenza per capireâ€. Presto fatto. Il sito della Corte di giustizia ha
una sentenza datata 18 luglio. L’integrale sono 10 fitte pagine. Il
comunicato stampa n.65/06 ha un titolo che sembra innocuo ma è una bomba.
Dice: “La regolamentazione antidoping del Comitato Olimpico internazionale
rientra nell’ambito di applicazione del diritto comunitario di
concorrenzaâ€. Dimentichiamoci un attimo il doping, possiamo sostituirlo
con frode sportiva, corruzione, quel che vogliamo. Conta la seconda parte
della frase: le regole e le sentenze sportive, quando ci siano di mezzo
interessi economici, passano sotto la normale giurisdizione. Nel caso: il
diritto comunitario della concorrenza. Qui il rischio di essere noioso per
chi non è avvocato e poco tecnico per gli esperti. Ma la faccenda è
chiara, specie se la si inquadra in un processo che riguarda due poveri
nuotatori maratoneti, Meca-Medina e Majcen. Si prenda nota della potenza
in casa nostra di questa Corte del Lussemburgo: “Le sentenze della Corte
sono definitive… hanno efficacia vincolante… e forza esecutiva all’interno
degli Stati membriâ€. Compreso quello Stato nello Stato che è il Calcio…
David Meca-Medina, spagnolo, e Igor Majcen, sloveno, arrivano primo e
secondo nella coppa del mondo di maratona a nuoto. Li frega il controllo
antidoping. Quattro anni di squalifica. Per loro è la morte professionale,
di che campano? Si rivolgono a una sfilza di tribunali, gli danno tutti
torto. Lo sport è sovrano nel suo ambito. Ed ecco che invece la Corte
Europea, che è la Corte Costituzionale dell’Unione, dice: la giustizia
sportiva non è onnipotente neanche nel suo stesso ambito, anzi è un errore
di diritto affermarlo. Nel caso specifico poi, per una serie di motivi
tecnici, i due poveretti sono stati affogati anche dalla Corte di
giustizia. Non hanno documentato abbastanza il danno subito. Ma sul
principio – dicono i supremi giudici – avete ragione. A loro ormai non
importa molto, sono diventati vecchi, e in pratica hanno perso. Ma la loro
vittoria morale, può essere la salvezza per Juve, Fiorentina e Lazio.
Ho consultato qualche esperto di diritto internazionale. Dagli anni ’70,
valeva un principio intangibile fino al 18 luglio scorso. Nella sentenza
“Mantero†(1969) della Corte di giustizia si stabilisce che le regole
puramente sportive delle varie federazioni cadono fuori dal trattato
dell’Unione. Si consacrava così una specie di tempio inviolabile, dotato
di assoluta autonomia. Le norme e le sanzioni, in base a questo codice
aureo, non si possono (non si potevano!) controllare. Dalla Federazione
della pesca sportiva portoghese fino all’Uefa ha trionfato la
giurisprudenza dell’eccezione sportiva. Sono autonome nella lotta al
doping e alla corruzione. Ovvio. Senza sanzioni in questi due campi, la
leale competizione va a ramengo. Ma ecco ci sono i due nuotatori che,
poveretti, urlano: qui non si salva lo sport, si uccide chi sbaglia, ed è
troppo. Finora la federazione sportiva – calcistica, natatoria, atletica –
scrollava le spalle. Non è affar nostro che tu abbia un danno grave o
irreparabile. Noi tuteliamo lo sport, e al diavolo il resto. Questo
principio del me-ne-impippo è stato fatto proprio nel caso dello scandalo
del nostro calcio. Si cerca di colpire la frode sportiva, non si valutano
minimamente i danni di centinaia di milioni di euro inflitti alle aziende
e ai tifosi-azionisti. Fino al 18 luglio era giusto: autonomia sportiva,
parbleue!
Quei due maratoneti del mare, con le pinne e la maschera, hanno aperto i
cancelli di questo orto privato…
Dopo la sentenza in cui c’è di mezzo il solito Dupont, allorché una
sanzione tocchi la libertà economica dei club o delle imprese, questa pena
e le regole da cui è derivata sono sottomesse al diritto comunitario. In
soldoni: la punizione dal 18 luglio in poi deve essere proporzionata
all’obiettivo perseguito. Se eccessiva, è un errore, una violazione del
diritto comunitario e del diritto alla concorrenza. E un giudice civile, a
livello nazionale o europeo, le dovrà annullare. E i danni dovrà pagarli
la Federazione.
A occhio e croce, una sanzione di centinaia di milioni di euro è fuori da
ogni canone. Una faccenda del genere esce dall’orto sportivo.. Deve
sottomettersi alle regole europee della concorrenza.
Chiaro? Se si ascolta la Corte Europea la nuova sentenza dovrebbe
rimangiarsi la prima. Di certo la faccenda non finisce qui. Ed è possibile
sia messa in discussione la regola principale, per cui nel calcio vige la
responsabilità oggettiva, e l’errore di un dirigente è pagato dall’impresa
e dai tifosi. E’ giusto, è sbagliato? Di certo questo processo è tutto
meno che definitivo. Shakespeare diceva: l’ombra di Banko. Qui c’è l’ombra
di Bosman-Dupont.
LIBERO, Renato Farina 23 luglio 2006
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