a quasi un anno di distanza, pochi giorni fa ho ripreso interesse per questo ragazzo ed ho comprato l'album la settimana scorsa: FENOMENALE!!!!!!!!!!!!
nessun album italiano mi ha mai emozionato come questo e infatti lo tengo ininterrottamente dentro lo stereo da una settimana!!!!!!!!!
di seguito riporto un intervista dal suo sito
http://www.danielenova.it :
Intervista "ALL MUSIC MAGAZINE" N° 20 Ottobre 2004.
VOLO D'ANGELO
Volto da cherubino triste, un singolo (Ali di carta) che l'ha presentato come una delle migliori promesse del pop alternativo italiano. Chi è Daniele Nova?
Un incrocio tra Battisti e Smashing Pumpkins. Senza scordare gli Oasis, che l'hanno cambiato.
Dovrebbe sorridere di più, gli dicono in molti. Eppure lui, il ventiduenne di Parma bravo a scuola (una laurea in Scienze delle Comunicazioni agli sgoccioli) come con la chitarra ne ha scarsa voglia. E dire che qualche morivo per allargare il bianco dei denti ce l'avrebbe. La neonata etichetta Jungle Sound (legata al noto studio di registrazione milanese) ha creduto in toto nel suo talento cristallino. E con loro il produttore Fabrizio Barbacci (Negrita, Ligabue, Francesco Renga). Un incontro fortemente voluto e accaduto per caso, con modalità da spaccone ingenuo di altri tempi.
Daniele come è iniziata la tua avventura nella musica?
"Bèh, si può dire che abbia da sempre ascoltato musica, anzi, mia madre mi dice che quando ero ancora nella sua pancia ascoltavo Battisti e sembravo apprezzare da là dentro. La mia avventura nella musica attiva è iniziata qualche anno fa, quando proposi del materiale alle etichette. Ero totalmente fuori da qualsiasi logica e da qualunque conoscenza dell'ambiente, che trovai in Internet l'elenco delle etichette e comincia a chiamare per una specie di audizione. Da pazzi. Capitò che chiamassi anche il Jungle Sound, non sapendo neppure che c'era l'intenzione da parte loro di produrre dischi: lo conoscevo solo come studio di registrazione. Furono gli unici a darmi la possibilità di venire a suonare i miei pezzi dal vivo. Mi presentai in studio a Milano e feci un paio di pezzi in inglese, che poi ho inserito in "Cielo mio, cielo tuo".
Ora nel disco canti in italiano.
"Quando composi quelle canzoni ero appena tornato da un'esperienza negli Stati Uniti, poi ho cercato di perfezionare i miei testi in italiano. Si è trattato di un processo di maturazione".
La tua musica prende dal cantautorato italiano come dal rock alternativo americano.
"In molti mi fanno quest'osservazione. Eppure devo ammettere che sono molto più influenzato dal rock inglese. Travis, Radiohead, Oasis. Il primo album che ho fatto mio "What's the story morning Glory". Anche se gli Smashing Pumpkins sono stati importanti per me".
In cielo mio, cielo tuo parli di una storia intima, molto velata.
"Un po' tutte le mie canzoni sono pezzi intimi, mi piace parlare di rapporti, come quello che dà il titolo al disco e che sarà il terzo singolo. Mi piace parlare delle ambiguità della vita, delle prospettive ambigue. Amo mettermi alla chitarra e comporre su qualsiasi cosa. Sono molto prolifico".
In tutte fa spavento la grazia melodica che leviga l'aggressività .
"Sono ancora una volta i due fuochi della mia vita e delle mie canzoni".
Non hai citato gruppi italiani come Verdena e Marlene Kuntz con cui spartisci molte sonorità .
"I Verdena sono tra i miei preferiti, i Marlene non li conosco tanto. Come ti dicevo sono da sempre proiettato verso la musica anglofobo, non saprei neppure darti una ragione".
Cosa speri di ottenere con questo disco?
"La possibilità di suonare la mia musica il più a lungo possibile".