non male pure il concerto
sicuramente non la migliore set list che potrebbero fare.... però loro non hanno deluso...
quasi quasi vado pure alle altre date del 'A-ROCK'
DA rockshock.it HO PRESO QUESTA RECENSIONE DELLA SERATA...
Nell’ambito di una serie di manifestazioni per il lancio della nuova Mercedes Classe A, che sarà negli autosaloni a settembre, la casa automobilistica tedesca ha organizzato cinque concerti dei Placebo in altrettante città d’Europa. E così dopo Parigi è toccato a Roma ospitare Brian Molko e soci in concerto.
500 tra invitati e accrediti stampa + 300 fortunati vincitori di un contest a lungo pubblicizzato tra affissioni e social media; l’Atlantico Live diviso a metà , a fare un ingresso per le veloci procedure d’accreditamento e – ovviamente – sfoggiare il nuovo gioiello della casa di Stoccarda, l’altra metà a mo’ di club; dei ragazzi arrivati dalla Toscana non credono ai loro occhi e non stanno nella pelle, gridando i quattro venti che i concerti dovrebbero essere tutti così: open bar, camerieri in livrea che passano in mezzo al pubblico con prosecco e stuzzichini, filetti di cernia serviti caldi ai banchi.
Ma veniamo al concerto. I Placebo hanno tirato fuori un Dvd live lo scorso anno e tra album di cover, raccolte di b-sides e altre amenità per collezionisti, bisogna arrivare al 2009 per trovare l’ultimo album di inediti, Battle for the Sun. E siccome sappiamo che i “nostri†a fine 2011 sono stati a lungo in studio… un po’ tutti ci saremmo aspettati di ascoltare qualche inedito in anticipo sul nuovo album. E invece nulla. Un concerto basato essenzialmente su vecchi e nuovi classici (o “meno vecchiâ€, che dir si voglia) del repertorio dei Placebo. Forse bisognerà aspettare i due concerti italiani di agosto per ascoltare qualche brano nuovo.
Buio in sala. Sullo schermo gigante che copre il palco parte un video in computer animation, sofisticatissimo, con colonna sonora techno-fidget; dopo quasi un quarto d’ora alcuni dettagli tradiscono che a guidare la Nuova Classe A che fa capolino tra i labirinti digitali sono proprio i Placebo: urla in sala, come da copione.
Lo schermo viene giù, qualche minuto di pausa e la tripletta Kitty, For What is Worth e Battle for the Sun mette ko il pubblico già caricato a mille. I Placebo del 2012 sul palco sono in cinque: oltre a Brian Molko (chitarra e voce) e Stefan Olsdal (basso), c’è una seconda chitarra e una ragazza ai cori, violino e tastiere. Discorso a parte merita Steve Forrest, il batterista (il terzo dalla costituzione della band), in pianta stabile nei Placebo dal 2008. Tamarro come pochi, si presenta a torso nudo con pochissimi centimetri di pelle non tatuata, capelli da vichingo e batteria tutta bassa (sia mai che qualche tamburo gli copra la faccia!). Ma al di là delle considerazioni estetiche, è lui che fa la differenza tra i Placebo che erano e i Placebo che sono oggi. E’ una specie di forza della natura, velocizza o rallenta le canzoni (rispetto alle originali) prendendosi lui il carico di raddoppiarne il pathos o di trasformarle in una furia elettrica, inserendo sequenze che consentono a Molko di sferzare la sua chitarra o al basso di Olsdal di essere ancora più profondo.
I Placebo di oggi, dicevamo. La doppietta Every You Every Me + Special Needs, giusto per fare un esempio, dimostra come il lato più dark/glam della band sia irrimediabilmente andato perduto a vantaggio di un’apertura elettrico/rock/solare che ha rinnovato la base dei fan della band, addirittura allargandola. E pazienza se la cosa lascia l’amaro in bocca a chi i Placebo li ha conosciuti a metà degli anni ’90 e col cuore è rimasto a Nancy Boy e in discoteca ballava Pure Moring (che ovviamente stasera in scaletta non ci sono).
Un light show perfetto e spettacolare, senza esagerare; arrangiamenti energici ed energetici, scaletta senza nessuna caduta di tensione: i Placebo sono in grandissima forma e sanno benissimo come si fa un concerto Rock con la maiuscola