da 14 il ven apr 09, 2010 7:21 am
di seguito la recensione del nostro mitico Barto:
L'Italiano del Mese: Baustelle, 'I Mistici Dell'Occidente'
Stante la decisione di non trattare più artisti italiani con le nostre recensioni, abbiamo deciso di mantenere comunque una finestra aperta circa quello che accade a livello musicale nel nostro Paese, parlandovi una volta ogni mese dell'album che riteniamo essere il più significativo dei 30 giorni precedenti. Cominciamo col riadattamento in 'prosa' di quella che doveva essere la recensione de 'I Mistici Dell'Occidente' dei Baustelle. Non una scelta originale, direte voi, ma quanto mai doverosa, ribattiamo noi.
‘I Mistici Dell’Occidente’ è il quinto disco, terzo per una major, della band tosco-milanese (il frontman Francesco Bianconi vive ormai stabilmente nel capoluogo lombardo, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini sono tornati a Montepulciano, loro città d’origine). In questo lavoro diviene sempre più centrale la figura di Bianconi, autore esclusivo di metà del disco e co-autore dell’altra metà ; accanto a lui i compagni di viaggio di sempre, ovvero la Bastreghi e Brasini. Ad accompagnare il trio, una nutrita schiera di musicisti, dei quali l’unico che ha partecipato alla composizione di alcune tracce è il bassista Alessandro Maiorino.
'I Mistici Dell'Occidente' è un po' una summa di tutto ciò che i Baustelle hanno proposto nei quattro lavori precedenti, con una maggior attenzione per gli ultimi due, ma con uno sguardo anche al periodo indipendente. Nello specifico, le melodie ricalcano ormai il consolidato stile della band, senza comunque mai somigliarsi l’una con le altre ed avendo sempre un grado diverso di immediatezza, ma non risultando mai particolarmente complicate, come invece avveniva in certi episodi del precedente ‘Amen’; il suono è molto curato e quasi sempre molto ricco di elementi, con un’impostazione spesso orchestrale ma che talvolta torna a mettere in primo piano le chitarre, vuoi per giocare con il contrasto tra esse ed il complesso di archi, fiati e tastiere, vuoi per mettere a tacere questi altri strumenti e dare al suono una chiave squisitamente rock: in ogni caso, il tutto è sempre molto arioso, con gli strumenti che hanno ognuno il proprio spazio e che si fondono insieme in modo sempre molto organico, nei casi sia di armonie che di disarmonie. L’andamento dei brani può basarsi esclusivamente sulle melodie che creano lo scheletro della canzone, oppure sull’alternanza tra esse e vere e proprie parti strumentali, quasi sempre all’inizio o alla fine dei brani: spesso, in questi stacchi, c’è un retrogusto di musica sacra che può richiamare il titolo dell’album.
Anche dal punto di vista vocale c’è una buona varietà , sia nel ventaglio di tonalità usate da Bianconi, che nell’interazione tra la sua voce e quella della Bastreghi, che come di consueto si incrocia oppure si sovrappone a quella del leader, ma sembra godere di un minor spazio che nei dischi precedenti. I testi, come sempre, hanno un ruolo di primo piano per l’efficacia della resa dei brani, e le loro tematiche spaziano dal sentimentale al politico/sociale, con un modo di porsi ormai definitivamente adulto, lontano da quello del ‘Sussidiario’. Un esempio lampante è il ritornello della title track 'I Mistici Dell'Occidente': “No, ci salveremo disprezzando la realtà , e questo mucchio di coglioni sparirà , e né denaro e né passione servirà , gentili ascoltatori siamo nullità . Equipaggi persi in alto mare, forse il presidente non lo saâ€, che mischia mirabilmente Jacopone da Todi (le prime parole) con immagini di stringente attualità .
Si potrebbe, quindi, bollare questo passo del percorso artistico della band come caratterizzato da una strategia più conservativa rispetto a quelli precedenti, perché in effetti tutto sembra rifarsi ad idee già espresse dalla band. Lo stesso Francesco Bianconi ha dichiarato a ‘Rockit’: “C'è un po' di mestiere, sì, ma non è necessariamente un male, è una cosa utile, nel senso che impari certi trucchetti, impari cose tecniche riferite ai macchinari di registrazione, agli studi, impari a prenderti più responsabilità nel processo produttivo, un po' di mestiere invecchiando è naturale...â€.
Invece ‘I Mistici Dell’Occidente’ va considerato come un momento fondamentale, ovvero quello in cui i Baustelle raccolgono tutto ciò che hanno fatto finora e lo risistemano nel miglior modo possibile. I punti di forza, infatti, sono sempre quelli che hanno reso il gruppo tra i più apprezzati in Italia, dapprima in un ambito più underground e poi a livello di grande pubblico, ma ognuno di essi è qui concretizzato nella sua forma migliore. L’equilibrio tra immediatezza e raffinatezza nella scrittura è ancor più bilanciato; la compenetrazione tra il suono pop e quello orchestrale è ancor meglio assortita, più fluida e naturale che mai; la capacità di inserire nei testi citazioni colte senza che esse risultino pretenziose, ma in modo, invece, che diano un reale contributo alla resa di quanto raccontato, è ai suoi massimi livelli; la coerenza tra le immagini evocate dai testi stessi e la parte musicale non è mai stata così precisa. Ovviamente, quando la forma arriva ad un tale livello, si fa essa stessa sostanza e regala all’ascoltatore il disco dei Baustelle che più facilmente risulterà non un semplice ascolto, ma una raccolta di storie, situazioni e sensazioni fatte per essere vissute in prima persona ogni volta che il disco girerà nel lettore, e questo non per un qualche ammiccamento od una qualsivoglia ruffianeria, ma esclusivamente per ragioni di qualità .
Stefano Bartolotta
[Introduzione di Cristiano Gruppi]
admin ha scritto:Sei stato permanentemente bannato da questa board.
iaia ha scritto:zio bubu.
liam4ever ha scritto:con Stankovic arretrato, quanto sei bella nella foto profilo. il Capitano larghissimo, Milito leggermente più indietro ed eto'o accentrato e avvicinato alla porta..