la Repubblica
Il rock snob dei Baustelle
"Cantiamo gli italiani alieni"
Sono colti, raffinati, perfino snob, che di questi tempi è una rarità , però alla realtà ci pensano eccome, magari anche solo per disprezzarla: «Ma attenzione, disprezzare nel senso di non dare prezzi, o meglio di non credere ai prezzi che sono esposti in vetrina», spiega Francesco Bianconi, il cantautore mimetizzato nel trio che risponde al nome, anche quello fortemente snob, di Baustelle, che in tedesco vuoi dire lavori in corso. Il titolo del loro ultimo disco (in uscita venerdì), I mistici dell'occidente, lo hanno addirittura tratto da un libro di Elemire Zolla. Sembrano quasi dei flaneur sopravvissuti all' olocausto del gusto, eppure fanno tendenza con le loro multi-citazioni, con l'ironia, con vertigini di versi che alludono a cinema, letteratura, filosofia, e soprattutto col loro inconfondibile stile. Alieni sì, ma molto amati “e se proprio dobbiamo sembrare alieni ci piacerebbe che ce ne fossero tanti altri come noiâ€. Sono insomma l'altra via alla musica italiana, ormai egemonizzata dal vanaglorioso stile Amici, e per loro i mistici, non propriamente e necessariamente religiosi, «sono quelli che dovrebbero andare oltre, vedere più in là , trascendere la realtà allo sbando che ci troviamo davanti».
Nel videoclip de Gli spietati, il primo singolo che sta invadendo le radio, fanno il verso a Andy Warhol, e la tracklist da sola già racconta abbondantemente di questa vocazione da artisti, da intellettuali della canzone «<ma del resto è giusto che una responsabilità artistica uno se la debba assumere» puntualizza Bianconi): San Francesco, La canzone della rivoluzione, L'estate enigmistica, L'indaco, L'ultimanottefelicedelmondo. Al punto che quando arriviamo a Le rane viene spontaneo pensare ad Aristofane, e invece no. Per una volta sono anche sinceri e autobiografici e raccontano di quando da ragazzi si andava a pescare le rane, cos1 come per Follonica, dove c'è tutta la volgarità del mondo, ma anche i ricordi di quando da Montepulciano si andava proprio lì a bagnarsi nel mare.
Ma in questo castello di metafore e giochi verbali c'è anche posto per l'attualità più stringente. E proprio nella title-track spunta un'allusione inequivocabile: «Saremo santi disprezzando la realtà , e questo mucchio di coglioni sparirà , e né bellezza o copertina servirà , che siamo niente, siamo solo cecità , pesci avvelenati in mezzo al mare, questo il presidente non lo sa». Presidente? Non sarà mica Berlusconi? «Ma sì» risponde a sorpresa Bianconi, «è inevitabile. È Berlusconi, ma anche l'idea astratta del presidente. A me che tendenzialmente sono anarchico, pare che una figura di quel tipo finisce per esserci, sempre».A meno che non diventiamo tutti mistici dell'occidente. Ovviamente cantando tutti in coro le canzoni dei Baustelle.
(Gino Castaldo)