da silvietta il mer lug 08, 2009 2:28 pm
...e comunque madonna non ha certo una voce fantastica (una qualsiasi c. aguilera canta meglio), ha raggiunto il successo grazie alle canzoni che le hanno scritto, grazie al suo aspetto piacevole, al suo essere spregiudicata...mj è un artista più completo in quanto è compositore, cantante e ballerino eccezionale (che piaccia o meno).
27/6/2009
lastampa.it
Jacko e Madonna:
così uguali, così diversi
Re e Regina del Pop. Debole lui, calcolatrice lei. Incapace di gestirsi lui, sempre alla moda lei. Da una parte il genio dannato, dall'altra la ragioniera di talento. Uno dei tanti duelli, spesso spietati, tra personalità opposte. Capita nello sport, nella musica. Ovunque. C'è chi vince e c'è chi perde. E gli applausi più commossi non riguardano quasi mai i primi.
Jacko e Madonna. Re e Regina del pop. Celebrati, applauditi, divinizzati. Coetanei, entrambi del ’58. Così uguali, così diversi. Soprattutto nel gestirsi.
Letteratura e passione tendono, più o meno consapevolmente, a nutrirsi di sconfitte. Esigono inciampi e rovesci. Quelli che vincono entrano negli albi d’oro, quelli che cadono scaldano i cuori. Alimentando il rimpianto per la loro assenza. E’ così nello sport, nel cinema, nella musica. Vladimir Dimitrijevic, nel suo La vita è un pallone rotondo, parlava di “colletti bianchiâ€. I Pelè, i Beckenbauer: quelli che non sbagliano mai. Sempre intonati al contesto. Perfetti. Solo che, alla lunga, non scaldano. A furia di camminare a favore di vento, hanno dimenticato che il pubblico ha bisogno di campioni spettinati. Fallibili, dannati. Per questo umani. Il concetto di resurrezione, del resto, porta con sé quello della caduta. E pazienza se poi il rialzarsi sarà solo un’intenzione.
Pantani e Indurain, Gilles e Schumacher. Maradona e Pelè. Lennon e McCartney, Syd Barrett e David Gilmour. I ragionieri di talento riscuotono alla cassa, i diamanti pazzi da qualche parte risplendono ancora. Appartiene a questa dicotomia, quasi sempre spietata, la sfida Jackson-Madonna. Qualcosa che torna d’attualità con la scomparsa del primo: il Peter Pan caduto, il colletto nero mai diventato bianco (nonostante ambizioni e vitiligine).
“Non si esce vivi dagli anni ’80â€, lo cantavano gli Afterhours. Decennio appiccicoso, vuotamente edonista. Si sono salvati in pochi. Chi è scomparso, chi ha mollato. Qualcuno – Simon Le Bon - è pure finito a Villa Certosa, ad allietare le feste di sultani occidentali.
Madonna è sopravvissuta, Jacko no.
La chiave sta lì, tra l’82 e l’87: Thriller e Bad, Like a Virgin e True Blue. Eccolo, il successo planetario. Con una differenza sostanziale: Madonna ci arriva riposata, la sfrontatezza delle dark lady calcolatrici. Jackson, no: lui ha già il fiato corto. Sui suoi 24 anni pesa una carriera cominciata quando era in fasce. E’ stanco, sfibrato. Cammina sulla Luna, coi suoi mocassini improbabili, quasi per scappare da se stesso. Quando torna sulle scene, per Bad, è irriconoscibile. Sbiadito, il volto scavato e la camera iperbarica per fermare il tempo.
Per entrambi la fisicità è un concetto chiave. Jacko si nasconde, Madonna ostenta. Lui maschera, lei svela. Naturale, per una che da trent’anni vive della furba dicotomia tra santità all’anagrafe e peccato del quotidiano. Madonna disinnesca il gossip giocando d’anticipo. Colleziona amori, rovina matrimoni. Si autodefinisce “ragazza materialeâ€, balla tra croci che bruciano, dedica a ogni perversione sessuale un disco o un libro (a volte, purtroppo, pure un film). Gioca alla lesbica, poi alla mistress sadomaso, quindi – di colpo – si risciacqua nell’Acqua Evian e recita la parte della folgorata sulla via della Rettitudine. Con tanto di stimmate, come Jacko. Solo che quelle di Madonna sono un trucco e quelle di Michael una malattia.
E il pubblico? Ci crede, perché Madonna non è più (solo) una cantante. E’ un’icona. Un camaleonte simbionte, mai fuori moda perché bravissima a farsi essa stessa Moda. Un disco ambient, poi uno new-age, quindi uno dance. E’ facile: basta non andare controvento. Tanto, in fondo, della sua musica mica frega niente a nessuno.
Madonna invecchia ma non si vede, Jacko cade a pezzi. Anche la Regina sbaglia dischi da decenni, ma per Jacko è diverso. A lui glielo rinfacciano. Lui non è mai stato solo una icona. La critica, e pure gli snob, lo guardano storto ma in fondo lo ammirano. Jackson lavora con John Landis, con Scorsese. Piace a Stevie Wonder, a Ray Charles. E’ cool, ma pure (quasi) colto. Non è solo forma. Ecco perché, quando la vena creativa si esaurisce, lui ne soffre di più. Perché non ha schermi protettivi e perché genera aspettative maggiori. Il Re non ha la scaltrezza della Regina. Madonna non è mai voluta andare oltre il commerciale. Ha cominciato a interessarsi della critica giusto adesso, per scherzo, facendo un film così sghembo da piacere a Nanni Moretti.
Madonna ha l’allenatore personale, è in forma, fa girare la testa ballando American Pie. Jackson ha lo zoo per illudersi di essere ancora bambino, problemi con la giustizia e una cartella clinica da spavento. Madonna è brava a gestirsi, Jacko ha fatto bancarotta. Madonna è sessualmente attiva, Jacko sessualmente malato. Madonna crea l’evento, soprattutto quando l’evento non c’è. Jacko fa dischi brutti e la critica lo scrive, malcelando un gusto sottile, tipico dell’amante tradito.
Il finale era inevitabile. La Regina avrebbe fatto scacco matto al Re. Senza accorgersi che il pubblico già rimpiangeva lo sconfitto.
Out of control but I'm tied up tight