Il Rolling Stone chiude dopo 28 anni
Case e uffici al posto dello storico locale di corso XXII Marzo. Il gestore: riapriremo, forse in via Rubattino
L'ingresso del «Rolling Stone» MILANO - Ventotto anni. Una lunga storia. Tra musica e cultura, tra rock e teatro. Una storia preziosa, passata da Lou Reed a Iggy Pop agli Africa Unite. «Una grande storia che ora vede la parola fine». Già perché il Rolling Stone, il celebre (e celebrato) locale di corso XXII Marzo abbassa la saracinesca. Per lasciare il posto a un edificio da 12 piani con tanto di porticato e box. E così quel nome rubato a un proverbio della tradizione britannica («A rolling stone gather no moss», chi non si ferma non mette radici) e al genio di Bob Dylan, ora rimarrà solo scritto nel grande libro della musica, non solo milanese, non solo italiana.
Quel libro si chiude. «In una maniera imprevedibile», spiega Enrico Ravelli manager del locale nato nel 1981 dalle ceneri dello «Studio 54». E fondatore anche del City Square e all'Alcatraz. La verità è che «la situazione è stata sottovalutata». Un'offerta di acquisto «troppo cara per le nostre casse», il contratto d'affitto che «non è stato rinnovato». E la conseguente chiusura obbligata «entro fine maggio». Ma non senza «aver celebrato con un concerto in grande stile». Finisce così la storia «di un locale glorioso». Che ha visto sul suo palco salire le grandi stelle del rock. Joe Cocker, Bob Geldof, Ben Harper, Oasis, giusto per nominarne alcune. «Gli anni più belli sono stati dall'81 all'86». Perché a Milano «sono riuscito a far arrivare anche Lou Reed».
Ravelli, dopo una pausa di 17 anni, era tornato a gestire il locale nel 2007. «Subito dopo averlo completamente rinnovato». Due sere alla settimana una discoteca. Per il resto musica live. «Una vittoria» per i residenti che per anni si sono battuti «contro i disagi e gli schiamazzi notturni». Una sconfitta i frequentatori abituali. Come gli oltre 1500 iscritti al gruppo su Facebook: «No alla chiusura del Rolling Stone». Quelli che lasciano messaggi disperati sui blog. «Piango per un locale che ha fatto la storia del Rock», dice Andrea. Quelli che «minacciano di incatenarsi», spiega il gestore. Ma è proprio per loro che «non si chiuderà così ». Il «Tempio del Rock», sopravvivrà altrove. «Abbiamo trovato due possibili alternative». Una è in zona Rubattino. L'altra, «non si può dire», ma potrebbe essere nei pressi di via Mecenate. «Non voglio far morire il Rolling Stone». Non dopo una storia lunga ventotto anni.
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