da kaa il mar set 09, 2008 9:59 am
Lotito: “Così ho rotto con gli ultrasâ€
Claudio Lotito, presidente della Lazio, gli ultrà violenti li ha affrontati di petto. E li ha vinti se è vero che oggi - come racconta l´Osservatorio sul calcio - gli Irriducibili si sono trasformati in una tifoseria dialogante.I quattro vecchi leader, sotto processo per minacce e tentata estorsione, sono lontani dalla Curva Nord e dalle radio che ne sostenevano le gesta. Hanno preso in gestione vinerie, hanno provato a candidarsi, da sempre vicini alla destra, con il Partito democratico. Hanno perso, comunque, potere e controllo sull´ala ultras dei tifosi della Lazio. In questi giorni di nuove violenze nel calcio il presidente Lotito rivendica il suo ruolo «svolto in solitudine» e dice: «Io ho assunto una posizione lineare e coerente quattro anni fa, quella della legalità . Altri hanno preferito il consenso. Oggi posso dire che il mondo del calcio va radicalmente cambiato: non si può consentire a nessuno di essere padrone della vita degli altri».
Andiamo con ordine , presidente. Lei quando è arrivato ai vertici della Lazio, luglio 2004, trovò una curva violenta che voleva imporre le sue scelte alla società . Da dove partì?
«Tagliai subito ogni rapporto: via gli abbonamenti e i biglietti gratis, niente viaggi pagati dalla Lazio. E tutto questo lo feci da solo».
La risposta dei tifosi?
«Immediata contestazione».
Ricordiamo i suoi rapporti difficili con la curva fin dalle prime settimane, ma c´è stato un momento in cui lei e gli Irriducibili vi siete riavvicinati.
«E quando sarebbe?».
Quando ha avuto bisogno di mettere pressione all´Agenzia delle entrate per ottenere l´accordo monstre salva-Lazio: la rateizzazione del debito in 23 anni.
«Escludo di aver mai avuto rapporti con gli Irriducibili. Non esiste un atto giudiziario che provi questa bugia, non c´è una telefonata».
Gli ultrà sostengono il contrario, e bisogna dire che in quel periodo sostennero la sua azione con tutto il loro peso . Anche intimidatorio.
«Non li ho mai cercati, mai. Quei quattro li ho incontrati per la prima volta al processo. Anzi, in quegli anni era l´amministrazione comunale a ricevere gli Irriducibili in Campidoglio, a legittimarli… E anche molti giornali hanno legittimato le azioni violente degli ultrà in quelle stagioni».
Significa?
«Nel corso della scalata-truffa alla Lazio del signor Chinaglia molti scrivevano che avrei dovuto sedermi al tavolo delle trattative. Io ho tenuto duro e poi si è visto chi era davvero il signor Chinaglia, quali imprenditori aveva dietro e da chi era sostenuto».
In quegli anni lei fece altri due errori.
«Sarebbero?».
Giustificò striscioni e cori razzisti della curva e acquistò un capopopolo fascista come Paolo Di Canio.
«Io presi il giocatore Di Canio, fu una scelta tecnica fatta con l´acqua alla gola. Forse ricorderà che la mia società , senza un euro in cassa, iniziò quella campagna acquisti con soli sette giocatori in rosa. Non avevo il tempo per fare lo screening politico di ogni calciatore che compravo».
Forse non fu solo una scelta tecnica. Forse lei pensò a Di Canio come a un simbolo di lazialità , l´uomo giusto per dare entusiasmo alla curva.
«E quando mi sono accorto che razza di personaggio fosse, quando ho scoperto che era uno degli artefici della battaglia anti-Lotito, l´ho cacciato dalla Lazio a calci in c… Basta con questa idea tutta politica del calcio, fascisti, comunisti. Se in quegli anni avevamo Di Canio che faceva il saluto romano, il Livorno aveva Lucarelli che salutava la curva con il pugno chiuso».
Il pugno chiuso è un gesto politico consentito dalla Costituzione, il saluto romano no.
«Questo è veterocomunismo. I delinquenti dello stadio non sono di destra né di sinistra, sono un partito a sé. Delinquenti abituali, sì, e vanno trattati con il codice penale. Io mi sono battuto per togliere la politica dallo sport e non è un caso che ho un ottimo rapporto con la comunità ebraica».
Lei chiede anche lo stadio di proprietà .
«Lo stadio che costruirò sarà roba mia e farò entrare chi mi pare: un diffidato a casa mia non entrerà ».
Oggi la curva laziale, che la chiama gestore e non presidente, com´è diventata?
«L´intera tifoseria della Lazio dimostra maggiore responsabilità e maturità . E più entusiasmo nei confronti della società : abbiamo superato i 24 mila abbonamenti. Vorrei ricordare a tutti che io sono un imprenditore e non un prenditore. E che non lavoro per il profitto. Io ero già ricco prima di acquistare la Lazio».
CORRADO ZUNINO
La Repubblica
lotito vattene
zunino merda giornalista infame
XXVI V MMXIII
Quanno ve passa
Non ci gioco più, non mi piace più..E non fa per noi, non somiglia a noi...Questo calcio degli affari, dirigenti ed impresari...Questo è un grande bluff