da STEKKIA il mar apr 22, 2008 9:33 am
C'è Soros l'As Roma
È finita quando in Italia era notte tarda la riunione di Inner Circle Sports a New York. Qui erano le 21.30 (le 15.30 in Usa) quando gli uomini di Soros si sono visti per definire quando e come tornare a Roma per comprare l’As Roma. In mattinata erano stati chiamati dalla società giallorossa che li avvertiva dell’imminente uscita di un comunicato e poi di un altro: quelli in cui si dice, e si ridice insieme alla Consob, che non c’è nessuna offerta araba, almeno non quella «della famiglia Reale degli Emirati Arabi». A questo punto c’è solo George Soros, anzi, a questo punto c’è sempre stato solo George Soros: e, al limite, paradossalmente è proprio questo adesso il problema (per la Roma, non per gli statunitensi).
Gli americani vogliono così tanto la Roma che hanno già programmato il rientro in Italia, ma da subito, già da ieri, vogliono vederci chiaro e capire perfettamente quello che è successo: perché se ieri la società di Trigoria, non una ma due volte, ha comunicato che non esiste nessuna offerta araba, ma «solo l’incontro che ha avuto luogo la scorsa settimana con un rappresentante di Inner Circle Sports, di cui al comunicato del 18 aprile 2008, al quale si fa esplicito rinvio», è anche vero che quell’offerta venne tirata fuori nell’incontro tra De Giovanni, il legale vicino ai Sensi, e Steven Horowitz, fra giovedì e venerdì, tanto da far saltare il tavolo. Perché l’As Roma sostiene, così dicono almeno alcuni suoi rappresentanti, di avere anche una proposta da 350 milioni di euro e poi adesso la smentisce solennemente (e non può che non essere solennemente visto che è stato fatto per e con la Consob)? Perché la Roma, o qualche suo membro del Consiglio di Amministrazione, ha tirato fuori quell’offerta proprio nel momento in cui mancavano soltanto le firme per formalizzare e accetttare quella di George Soros e Joe Tacopina? È stato un gioco al rialzo? Un bluff? Questo si sono già chiesti gli americani.
Di certo, ora, è quantomeno improbabile immaginare al nuovo tavolo che presto sarà apparecchiato un rilancio a stelle e strisce sugli accordi di massima già raggiunti, almeno da metà marzo, fra le due parti. E cioè: 250 milioni di euro totali per l’acquisione della società , di cui 210 destinati alla famiglia Sensi (cifra comprensiva di una buonuscita), il ruolo di Rosella nel nuovo assetto societario, eccetera eccetera. Insomma, adesso gli americani hanno un posizione, se possibile, ancora più forte al tavolo con la Roma. Non hanno intenzione di esercitarla, perché la volontà di chiudere è totale, ma hanno ancora meno voglia di accettare altri rimandi, o equivoci, o temporeggiamenti, o, soprattutto, altre intromissioni. Fosse stato per loro l’operazione sarebbe stata chiusa già entro la passata settimana: un nuovo viaggio non può ammettere altre (spiacevoli) sorprese. Soros è stato infastidito da questo atteggiamento, ha lasciato il tavolo ma non ha chiuso la porta: Joe Tacopina, che lo ha coinvolto nell’affare, ieri ha addirittura fatto gli auguri a Totti attraverso una radio romana (Centro Suono Sport), Horowitz è rimasto in contatto in questi giorni con il legale De Giovanni. Gli americani vogliono chiudere ma senza altre interferenze e alle loro condizioni. Da Roma sembrano averlo capito. La giornata di ieri è andata in questo senso.
APiazza Affari è cominciata con la sospensione per eccesso di rialzo a un teorico +11,98% del titolo giallorosso. Poi, in chiusura, ultimo prezzo a 1,16 euro, in progresso del 13,95% (migliore performance sul listino), con 2.340.616 pezzi passati di mano (solo nell’ultimo mese il guadagno in Borsa è stato oltre il 60%). Quindi il primo comunicato e la prima importante smentita. «Con riferimento alle notizie diffuse con reiterazione dagli organi di stampa (...) Compagnia Italpetroli S.p.A. (...) ritiene opportuno chiarire di non aver ricevuto offerte da parte della famiglia Reale degli Emirati Arabi e che, contrariamente a quanto riferito da taluni organi di stampa, non è in corso alcun contatto con rappresentanti di quest’ultima che abbia ad oggetto il possibile trasferimento del pacchetto azionario di controllo in A.S. Roma». Nel passo precedente c’è il riferimento all’incontro con gli americani della Inner Circle, senza nominarli esplicitamente. Quello avverrà soltanto dopo l’incontro di Rosella Sensi e della Mazzoleni in Consob, nel successivo comunicato dove per la prima volta l’As Roma fa il nome del fondo d’investimento che da mesi ha messo in piedi l’operazione: «In relazione al programmato incontro presso la Consob - Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, tra i funzionari della stessa ed i rappresentanti di A.S. Roma S.p.A. e di Compagnia Italpetroli SpA (...) In particolare, si ribadisce il carattere del tutto interlocutorio e puramente esplorativo dell’incontro che ha avuto luogo la scorsa settimana con un rappresentante di Inner Circle Sports, di cui al comunicato del 18 aprile 2008, al quale si fa esplicito rinvio». Gli arabi non ci sono, il carattere del tutto interlocutorio con un rappresentante di Inner Circle Sports è stato tale solo perché a un certo punto gli arabi c’erano. Da ieri non ci sono più. C’è soltanto George Soros, l’uomo da 10 miliardi e passa di dollari impegnato adesso a fianco di Obama nelle primarie Usa. E nell’acquisto della Roma. La riunione a New York stamattina per chi legge è finita. Gli americani ritorneranno. Perché ci sono solo loro per comprare. E perché Italpetroli ha detto che «terrà debitamente conto, come sempre in passato, degli interessi di As Roma e dei soci di minoranza di quest’ultima». C’era scritto anche questo nei comunicati di ieri.
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