AS ROMA CAPITOLINA

Per il gioco più bello al mondo molto vicino ai fratelli Gallagher tifosi del Manchester City e per tutti gli altri Sport

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Messaggioda kaa il dom nov 04, 2007 4:03 pm

16 gol subiti in 11 partite sono un vallo..in ogni caso as rom merda :lol:
XXVI V MMXIII
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Quanno ve passa

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Non ci gioco più, non mi piace più..E non fa per noi, non somiglia a noi...Questo calcio degli affari, dirigenti ed impresari...Questo è un grande bluff
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Messaggioda mostiq il dom nov 04, 2007 4:08 pm

al castellani ci sarei andato eccome se nn avessi una caviglia in frantumi..anche perchè ci spero davvero che oggi riescano a fermare la roma..


lo dissi che ci speravo.. :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
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Messaggioda STEKKIA il lun nov 05, 2007 10:28 am

bucio di culo giovinco e nient'altro...grande Roma come sempre (e come sempre troppo sprecona).
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Messaggioda STEKKIA il mar nov 06, 2007 10:18 am

L'ultima intervista del Barone:
"Mi dispiace solo stare a letto"



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(AS_ROMA | 06/11/2007) - STEFANO PETRUCCI
L'avevamo sentito nel cuore dell'estate, per l'ultima intervista. Parlava con un filo di voce, ma con la lucidità e l'eleganza di sempre. Nils Liedholm non poteva essere entusiasta della gaffe commessa dai curatori della festa degli 80 anni della Roma: non un accenno importante alla sua straordinaria figura, non un video dedicato al più grande allenatore di sempre, l'assist bruciato come il peggior Vucinic da un attore comico di certo non preparatissimo («L'allenatore che ho più amato? Mazzone...»). Ma non lo avrebbe mai ammesso. Per dignità, per educazione, per rispetto di chi il 26 luglio scorso allo stadio Olimpico c'era. «Io sono solo un povero vecchio, l'altra sera ho cominciato a seguire la festa alla tivù, ma prima delle dieci già dormivo... L'importante è che fossero presenti i miei ragazzi, i protagonisti dell'impresa dell''83. Loro in fondo erano lì anche per me». S'era trattenuto a telefono quasi una mezzora, dribblando le preghiere del figlio Carlo («Dai, papà: ti stanchi») come avrebbe fatto con qualsiasi avversario - perché da calciatore se possibile è stato più grande che in panchina - sessant'anni fa, quando batteva il Brasile alle Olimpiadi o s'arrabbiava con Viani che voleva togliergli la maglia numero 10 del Milan per darla a Schiaffino. In mezzo a pause lunghissime, ci aveva parlato del gioco di Spalletti («Quello della mia Roma era più elaborato: ma questo mi piace tanto, l'allenatore è proprio bravo»), di Totti («Credevo di aver scoperto il più grande talento della mia carriera a Milano, quando lanciai Paolo Maldini ad appena sedici anni. Ma ancora non avevo visto Francesco... Questo però non scriverlo: in A l'ha fatto esordire Boskov, non voglio prendermi meriti che non ho»), di Franco Sensi («Come sta? Ho lavorato di più con Dino Viola, ma lui è un grandissimo dirigente: ogni volta che la Roma vince penso prima di tutto alla gioia che prova. E' un tifoso sfegatato, se la merita tutta»), della malattia che lo aggrediva sempre più («Mi distrugge soprattutto dover stare tanto tempo a letto: mi manca il sole, mi mancano le passeggiate»), della prossima vendemmia. Nascerà un gran vino anche quest'anno, dai dodici ettari della tenuta di Cuccaro Monferrato. Nils ne era sicuro e ne parlava dimenticando la sua indescrivibile passione per la cabala e per la scaramanzia: «Il Grignolino sarà una meraviglia. Ma anche il Barbera, il Cabernet, il Sauvignon».
Prima che calciatore e allenatore, era nato contadino. E scaramantico: giocatori selezionati con un occhio allo zodiaco (una predilezione per la Bilancia, il suo segno), collaboratori-maghi come il famoso Mario Maggi di Buscate, amuleti spars ovunque. Lui nato sì davanti al mare, ma non quello di Forcella: a Valdemarsvik, su un fiordo, sulla costa orientale della Svezia, i pescherecci ancorati alle banchine: «L'uva mi ha sempre affascinato più dei merluzzi. Mio padre aveva un po' di terra, quando giocavo nel Norkoping mi chiese qualche corona per farci sù un po' di lavori: ti restituisco tutto nel giro di qualche mese, mi disse. Di lì a poco mi acquistò il Milan. Tranquillo, papà, gli feci sapere: sto in Italia due, tre anni, poi torno a giocare qui e a lavorare nei campi con te. E' passata una vita, papà se ne fece una ragione. A Valdemarsvik da allora mi rivide solo a Natale e qualche giorno d'estate».
Sarà la produzione più triste, quella di Villa Boemia, il buen retiro scelto all'inizio degli Anni Settanta, l'angolo di paradiso impiantato a vigneti che sforna ogni anno poco meno di centomila eccellenti bottiglie. Nils ce le aveva mostrate con orgoglio, qualche anno fa. Ne aveva stappata una di purissimo spumante, mostrandoci orgoglioso l'etichetta: «L'ho chiamato 'Raggio di luna', il soprannome di Selmonsson. Non perché fossi più amico di Arne, rispetto ad altri. 'Raggio di luna' piaceva a mia moglie, è stata lei a sceglierlo. E io ho accettato: potevo mica chiamare un vino così 'Professore', come Gren, o 'Pompiere', come Nordhal».
Sarà la produzione più triste, tra i filari del Monferrato, che ieri Liedholm ha salutato per sempre. In punta di piedi, a modo suo. Il clamore non gli è mai piaciuto, da quando è uscito dagli stadi. Per questo ci si era riaffacciato così di rado, negli ultimi dieci anni. Il calcio lo seguiva sempre, sia chiaro. Senza smarrire un'oncia del suo fiuto di talent-scout. A primavera del 2000, aveva segnalato a Sensi due giocatori svedesi, due attaccanti grandi e grossi così: Elmander, che in estate Pradé ha cercato di strappare al Tolosa, e soprattutto Ibrahimovic. Non se ne fece nulla sola perché il presidente, che stravedeva per lui, stava già svenandosi per Batistuta. Liedholm commentò con lo stile e l'intuito di sempre: «Quelli possono essere il futuro, Batistuta è il presente: con quel carrarmato vicino a Totti, arriverà il terzo scudetto». Chissà che qualcuno anche allora non abbia pensato ai suoi celebri paradossi. Alle partite che si giocano meglio in dieci, agli schemi che funzionano alla perfezione solo in allenamento e senza avversari, a Valigi che poteva diventare un altro Falcao, alla sua precisione nei passaggi che una volta fece letteramente esplodere San Siro, «perché finalmente, dopo due anni, ne avevo sbagliato uno».
Grande strepitoso Nils, maestro di calcio e di ironia, di buona tavola e di scaramanzie. Aveva compiuto ottantacinque anni poco più di un mese fa, l'8 ottobre. Se ne è andato ieri, inarrivabile anche nella discrezione con cui ci ha lasciato in balia del ricatto dei ricordi. Maledizione: non è passato neanche un giorno e già ci manca orribilmente.



Ciao Barone...Roma ti ONORA.
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Messaggioda STEKKIA il mar nov 20, 2007 10:48 am

Barusso: voglio Napoli


(AS_ROMA | 20/11/2007) - "Vorrei giocare a Napoli, amo quella città, la squadra. Vestirei la maglia azzurra con tutto il cuore, l'importante a questo punto è non finire in panchina, come -spesso- capita a Roma. Comunque non ho ancora deciso cosa farò a gennaio, dove giocherò. La cosa più importante e che in campo ci sia spazio anche per me.". Queste le dichiarazioni di Barusso. Il centrocampista ghanese ha trovato pochissimo spazio tra le fila della squadra di Spalletti e il suo obiettivo è, ora, farsi valere sul campo.


Caro mio questo non è il modo di farsi almeno ripettare dalla tifoserìa... :lol:
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Messaggioda STEKKIA il gio nov 22, 2007 10:41 am

La Roma pensa a Gilberto

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(AS_ROMA | 22/11/2007) - GIANLUCA PIACENTINI
Max Tonetto ha prolungato fino al 30 giugno 2010. L'ufficialità è arrivata ieri nel tardo pomeriggio, a Borsa rigorosamente chiusa, con un comunicato ufficiale sul sito internet della società giallorossa. Tonetto, che domenica ha compiuto 33 anni, percepirà «un compenso lordo di 1,8 milioni di euro per la stagione sportiva 2008/2009 e 2009/2010, oltre a premi individuali al raggiungimento di prefissati obiettivi sportivi», che al netto fanno 1 milione di euro più i premi. Si chiude così una vicenda, quella del rinnovo dell'ex giocatore della Sampdoria, che era cominciata in estate. In questi mesi, infatti, i contatti tra la società giallorossa e Roberto Sistici, il procuratore del giocatore, sono stati molti e si sono gettate le basi per il prolungamento che si è concretizzato ieri pomeriggio. In questo modo Tonetto, che Spalletti considera fondamentale per gli equilibri della squadra giallorossa, finirà presumibilmente la sua carriera in giallorosso considerando che alla nuova scadenza avrà quasi 36 anni. Un giusto premio per un giocatore che a Roma ha trovato quella dimensione che gli è sempre mancata durante tutta la sua carriera, vissuta per lo più in provincia.
Prolungato il contratto di Max, però, la Roma continua a cercare sul mercato un giocatore che possa essere la sua alternativa. In questa stagione infatti Spalletti sta adattando a sinistra, con ottimi risultati, Cassetti, che però non è un mancino di ruolo mentre Antunes è considerato ancora troppo acerbo. Ecco allora che per il futuro oltre al "solito" Modesto, sempre di attualità a Trigoria, a Trigoria si starebbe pensando a una vecchia conoscenza del calcio italiano, Gilberto Da Silva Melo, 31enne ex terzino dell'Inter e ora titolare nella Nazionale brasiliana e nell'Herta Berlino. Da Silva, che dopo la deludente esperienza in nerazzurro nel '99/'00 ha ricominciato da capo prima in patria e poi in Germania, si libererà a fine stagione a parametro zero. Condizione, questa, che lo fa entrare di diritto tra gli obiettivi della Roma, da sempre attenta al mercato degli svincolati, in questo caso di lusso. Dopo i primi sondaggi informali da parte giallorossa, pare che lo stesso Gilberto abbia manifestato l'interesse a vestire la maglia della Roma. Obiettivo che potrebbe raggiungere grazie ad uno speciale alleato, cioè Juan suo compagno di Seleçao. Nell'ultimo ritiro della nazionale, infatti, Gilberto ha chiesto informazioni all'ex difensore del Bayer Leverkusen, che lo ha relazionato sui suoi primi mesi nella capitale. E questo potrebbe giocare in favore della Roma.
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Messaggioda STEKKIA il gio nov 22, 2007 10:47 am

Italo Cucci:
Geppo e gli ultrà perduti


Riportiamo di seguito un pezzo di Italo Cucci, che ricorda e riporta stralci del rapporto epistolare che negli anni 70 ebbe con Geppo, carismatico esponente del CUCS ora scomparso.
----
Trent’anni fa ho fatto amicizia con gli Ultrà. Dirigevo il Guerin Sportivo e cominciai a interessarmi alla loro attività, ai colori, alle bandiere, alla passione organizzata. I vari gruppi sorgenti in tutta Italia ci mandavano scritti e immagini. Erano ragazzi entusiasti e perbene (nei limiti del possibile) che avevano tanti interessi – studio, lavoro, letture, musica, soprattutto musica – da portare nel gruppo. Strinsi rapporti speciali con quelli che si diceva fossero i più scatenati, i mitici Cucs (Commando Ultrà Curva Sud) tifosi della Roma. Ne ho ritrovati molti – da vent’anni vivo nella Capitale – diventati professionisti e padri di famiglia, tutti con la nostalgia di quei tempi eroici. Dire oggi “bravi ragazzi” darà fastidio a qualche benpensante. Ebbene, in questi giorni di lutto per la morte di Gabriele Sandri - tifoso laziale, ottimo ragazzo - infuriando la polemica sugli ultrà sono andato a cercare in internet tracce di quei tempi perduti e ho trovato una lettera che mi fu spedita nel gennaio del ‘78 da uno dei
Cucs, si firmò Giuseppe Pucci: «Egregio direttore, sono un tifoso romanista appartenente al Commando Ultrà Curva Sud, quel cospicuo gruppo di ragazzi (4000 circa) che forma la cosiddetta “zona calda” dello stadio Olimpico (farete un articolo su di noi, come già avete fatto per altri gruppi di tifosi?) e vorrei informarla che il tifo giallorosso si sta civilizzando:
cioè, messa da parte la violenza, si pensa solo a rendere più bello e folcloristico il tifo. Fatti come quelli di Roma-Juventus del ‘76 non accadranno più, basta pensare a Roma-Milan di quest’anno (1-2, rigore negato e gol rossonero in fuorigioco): che cosa sarebbe successo due o tre anni fa in questo frangente? Ora noi abbiamo deciso di eliminare la violenza proprio
perché questa non ci conviene. Ci avete fatto felici pubblicando due nostre foto, nessuna però riguardava il derby d’andata: eppure ce la meritavamo perché tutta la curva era metà gialla e metà rossa grazie all’effetto di 150 fumoni e di 3000 palloncini giallorossi che salivano al cielo con tanto di sciarpe. Un articolo su di noi potrebbe far vedere ai tifosi ultrà di tutta Italia che il tifo è bello anche senza violenza». Direte ch’era passato De Amicis, da quelle parti, che forse era tutta una finzione, che c’ero cascato. Eppure – gente di poca fede – questi sono i reperti di una passione tramandata di padre in figlio, da fratello a fratello, i cui contenuti valgono (varrebbero) ancor oggi se non fossero stati spazzati via da un temporale che non ha cambiato solo gli ultrà ma il nostro povero Paese.
Leggete: «Cerchiamo di insegnare ai ragazzi che in trasferta non si va come zingari, rubare all’autogrill vuol dire disonorare il nome di Roma (una delle canzoni più belle dice onoreremo la città), essere diffidati x avere rotto un treno (invece di un naso) vuol dire essere dei coglioni». «La politica, i partiti, le ideologie.....sono tutte cose che non fanno che creare divisioni in curva e allo stadio...Ma che cacchio c’entrano con la Magica?». «Allo stadio si va per cantare, cantare, e ancora cantare per la Roma...Il resto che centra?». «Roma, solo Roma, Roma e basta» si legge nella Nord.... Eppoi ci lamentiamo che la curva non è più quella di una volta....Io ci manco da un bel po’... proprio perchè sono stufo di saluti di destra e di sinistra,bracci alzati, svastiche, croci, cori di guerra, falci e martelli...siano di destra o di sinistra...Non me ne può fregàdimeno...Possibile che uno non se ne renda conto che sono questi i mali della Sud?????».
Eppoi, i comandamenti, che forse ho suggerito, che comunque ho condiviso ritrovandoli in quello striscione che diceva:
1)“Siamo contro il calcio moderno”. Campagna acquisti da effettuarsi solo in estate e divieto di trasferimenti durante il campionato; al massimo, mercato di riparazione ad ottobre.
2) libertà di correre sotto la curva per festeggiare i gol senza essere ammoniti o sanzionati in alcun modo: ormai non c’è più neanche la scusa della perdita di tempo, che si recupera; 3) tutte le partite devono essere giocate nello stesso giorno e alla stessa ora;
4) limitazione degli stranieri nelle squadre (io non ce li vorrei proprio) poichè tolgono spazio ai giovani;
5) stop di un anno al calciatore che dopo aver firmato il contratto con una squadra vuole andarsene in anticipo perché un’altra squadra offre di più;
6) impossibilità per il Presidente di una squadra di essere Presidente o azionista di maggioranza di più squadre di calcio;
7) ripristino della vecchia Coppa dei Campioni: non è giusto che una squadra che non ha mai vinto uno scudetto possa vincere la Champions League...;
8) numeri delle maglie da 1 a 11;
9) divieto di esclusiva ad agenzie di viaggio per i biglietti delle partite in trasferta;
10) le maglie siano quelle della tradizione e non cambiate ogni anno per questioni di mercato o quantomeno che i colori delle seconde maglie abbiano solo i colori sociali;

Gli ultras dovrebbero:
1) rifiutare ogni rapporto od aiuto dalle società di calcio;
2)rifiutare ogni "aiuto" dalle forze dell’ordine, il cui compito è controllare e non aiutare;
3)avere nelle proprie curve meno gruppi possibile;
4) andare in trasferta con mezzi propri;
5)violare ogni limitazione che dovesse essere posta: del tipo che se mi vieti di andare in
trasferta, non inviandomi biglietti o cose del genere, in trasferta ci vado lo stesso, mi compro il biglietto lì e mi metto in mezzo al pubblico avverso, come negli anni ‘80. Dedico questo pezzo agli Ultrà perduti, e a uno in particolare, Geppo, punta di diamante di quei lontani Cucs. Geppo mi scrisse per mesi al Guerino – e io gli rispondevo – segnalandomi le sempre
più dure realtà della curva, e della vita: erano arrivati i ladri di catenine d’oro, i profittatori, gli spacciatori. Il dossier con Geppo mi valse un premio da una giuria internazionale presieduta dalla Principessa di Monaco. Sì, Grace Kelly. Lo dedicai al mio sconosciuto interlocutore quando mi dissero ch’era morto di overdose. Gli spacciatori avevano vinto. Lo
ritrovo – Geppo – sui tanti cippi disseminati lungo la via Flaminia – la strada di casa – con un nome, una sciarpa giallorossa e un mazzetto di fiori secchi.
Questa è Roma. Questa è Roma.
Italo Cucci



NO AL CALCIO MODERNO!
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Messaggioda Zack il gio nov 22, 2007 10:48 am

STEKKIA ha scritto:Barusso: voglio Napoli


(AS_ROMA | 20/11/2007) - "Vorrei giocare a Napoli, amo quella città, la squadra. Vestirei la maglia azzurra con tutto il cuore, l'importante a questo punto è non finire in panchina, come -spesso- capita a Roma. Comunque non ho ancora deciso cosa farò a gennaio, dove giocherò. La cosa più importante e che in campo ci sia spazio anche per me.". Queste le dichiarazioni di Barusso. Il centrocampista ghanese ha trovato pochissimo spazio tra le fila della squadra di Spalletti e il suo obiettivo è, ora, farsi valere sul campo.


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Messaggioda STEKKIA il gio nov 22, 2007 10:50 am

Julio Baptista alla Roma a gennaio?



Dalle pagine del "Corriere dello Sport" rimbalsa la notizia secondo la quale il brasiliano del Real Madrid, Julio Baptista, relegato tra panchina e tribuna al Real Madrid da Schuster, si sarebbe offerto, seppur indirettamente, alla Roma, che starebbe seriamente valutando questa difficile, quanto suggestiva, operazione. Infatti, Julio Baptista si integrerebbe perfettamente nella rosa di Spalletti, vista la sua grandissima ecletticità, che lo ha portato a giocare da mediano davanti alla difesa fino a centravanti puro. Baptista, che la scorsa estate era stato vicino al Milan, ora è stufo della sua posizione in Spagna, e sogna il calcio italiano, meglio la Roma. Già, perchè per ogni brasiliano Roma ha un'attrattiva particolare, ed inoltre in maglia giallorossa gioca uno dei suoi migliori amici, Cicinho, col quale si sente spesso al telefono, e domanda sempre di come si trovi, ricevendo pareri assolutamente entusiasti. Baptista ha già ricevuto una proposta dal Tottenham, ma ha rifiutato, sperando in cuor suo una sistemazione in giallorosso, dove, anche se non sarebbe sicuro titolare, avrebbe le carte in regola per poter dare un grande contributo. Il procuratore di Baptista ha poi ammesso: "Baptista al Real sta vivendo una situazione molto difficile. Non giocando mai rischia anche di perdere la Selecao, e questa non può essere una bella cosa. Lo ha richiesto il Tottenham, ma lui in Inghilterra non vuole tornare a giocare, semmai sarebbe molto interessato al calcio italiano. La Roma? Certo che si, chi direbbe di no a un grande club come la Roma? Tra l'altro lì gioca uno dei migliori amici di Baptista, Cicinho, che gli ha parlato benissimo della società, della squadra e della città. Con lui faremo un punto nei prossimi giorni, quando tornerà dalla nazionale. Un fatto è certo: lui vuole una squadra che gli possa dare la possibilità di giocare". Il Real Madrid sarebbe disposto a cederlo, anche in prestito con diritto di riscatto, e la Roma allora ci pensa, consapevole che Baptista guadagna meno di due milioni di euro annui d'ingaggio, e dunque rientrerebbe nel tetto imposto dalla società giallorossa.

M. Silvestri
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Messaggioda shakermaker81 il ven nov 23, 2007 9:04 am

Fonte: RETE SPORT - IL ROMANISTA
Ha saputo che Baptista vuole la Roma? E' un'operazione possibile?
Poco fa ho chiamato Pradè e siamo rimasti sbalorditi entrambi. Non ne so niente io e non ne sa nulla io.
Quanto costa questo giocatore?
Il Milan ha offerto 15 milioni di euro e li hanno rifiutati.
Quindi non può andare via dal Real Madrid per una cifra inferiore?
Nel calcio le situazioni possono cambiare le cose. Lui prende 3 milioni netti all'anno, è una notizia senza capo né coda. Io non ne so niente. E poi non capisco come questa cosa possa essere uscita. Ho parlato pure con il suo procuratore (Menedez, ndr) e non ne sapeva nulla nemmno lui.
Potrebbe fare al caso della Roma, Baptista?
E' nato mediano, è diventato seconda punta o un centrocampista spiccatamente offensivo. Per me lui è una seconda punta, Ancelotti lo avrebbe preso per questo ruolo. Nel Real Madrid è stato utilizzato pochissimo, potrebbe giocare anche in Champions League. Ripeto, quando ho letta questa notizia, sono rimasto perplesso, anche se ritengo Baptista un ottimo giocatore e un ragazzo molto serio.Tuttavia credo che lui non si sposti adesso.
Ti aspettavi maggiore considerazione per Cicinho alla Roma?
La Roma ha grandi giocatori nel ruolo. E' tranquillo, sta imparando la fase difensiva e si sta ambientando. Ha la concorrenza di Panucci e Cassetti. Sicuramente non farà mai polemica, il futuro è suo.
Zambrotta vuole andare via dal Barcellona?
Non credo andrà via dal Barcellona. Il Milan cerca giovani per quel ruolo, non ragazzi di trent'anni.
Il Lione non cerca più Mancini?
Qualche mese fa avrebbe fatto carte false per averlo, ora se si è raffreddato l'interesse non lo so. Da quanto mi risulta, la Roma vuole trattenerlo il giocatore.
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