QUATTRO AMARI CAZZI A ROMA
E' stata dura, molto più dura del previsto: quanti fra sportivi, critici e addetti ai lavori pronosticavano che questa Inter, pubblicizzata in buonafede dalla critica come la più forte squadra di tutti i tempi anche nel basket, aveva l'obbligo morale e tecnico di chiudere il campionato dopo soli cinque turni, hanno dovuto ricredersi: complici un buon avvio della Juventus e alcune zampate d'orgoglio del Milan, il rush tra giallorossi e nerazzurri si è concluso soltanto alla sesta giornata. Come in ogni match decisivo, Roberto Mancini perde la testa e presenta in campo uno schieramento inedito, con il solo Ibrahimovic davanti a Figo e Cesar. Luciano Spalletti risponde con un undici fisico: Doni, Dotto, Gongolo, Eolo, Cucciolo, Pizzarro, Brontolo, Giuly, Mammolo, Totti, Pisolo. Il match si decide al venticinquesimo, quando Maxwell lancia Cesar in contropiede: Doni respinge il tiro, ma il pallone finisce sulla testa di Ibrahimovic che corregge verso la porta vuota. Sulla traiettoria c'è il tenero Giuly, che in una frazione di secondo deve decidere cosa fare: subire il gol, fermare il tiro con le mani facendosi espellere e concedendo il rigore, oppure crescere rapidissimamente di trenta centimetri e rinviare comodamente di testa. Il francese opta per la seconda opzione. La Roma in 10 non può praticare un gioco che si fatica a praticare in 11: i nerazzurri dilagano, e grazie di cuore a tutto il resto della Serie A per la simpatica partecipazione. Nella foto, Doni consola Giuly dopo il fallo da rigore.