ROMA - Un film ''fora de soasa'', ''fuori dalle cornicette del politically correct che piacciono tanto ai festival''. Cosi' Tinto Brass, ha definito, oggi durante la conferenza stampa di presentazione, 'Monamour', la sua ultima pellicola in uscita il 9 settembre in 60 copie.
La pellicola, che il cineasta ha girato per la prima volta in digitale, ripropone vere e proprie marche stilistiche del suo cinema come fondoschiena perennemente in primo piano (''il c** e' lo specchio dell'anima'' ha sottolineato Brass), riprese frontali di generosi attributi maschili e femminili, amplessi in quantita', voyerismo, fantasie oniriche, un diario come confidente delle frustrazioni e trasgressioni della protagonista, Anna Jimskaya.
La statuaria e bionda uzbeka, pare gia' richiesta per una fiction (sulla quale non ha voluto rivelare nulla), interpreta Marta, moglie del manager milanese Dario (Max Parodi) che sentendosi trascurata dal marito, durante un viaggio a Mantova, dove il coniuge e' occupato a seguire un festival di letteratura, inizia a tradirlo con un affascinante francese, Leon (Riccardo Marino). Marta, pian piano perde ogni residua traccia di inibizioni anche grazie agli incoraggiamenti dell'amica Silvia (la bosniaca Nela Lucic), che usa scientificamente l'infedelta' come mezzo per rinverdire il rapporto con il proprio marito, al motto di ''La gelosia e' il piu' potente degli afrodisiaci''.
''Sono soddisfatto del film, dei collaboratori, degli attori, notevoli in tutti i sensi - ha detto il regista -. Sono molto grato alla citta' di Mantova che ci ha accolto; Palazzo Te, con gli affreschi di Giulio Romano, e' stato galeotto. Mi sono trovato in un contesto di sensualita' pagana che mi ha messo a mio agio''. Proprio Palazzo Te e' protagonista anche nel film, come luogo del primo incontro tra Marta e il suo amante, che finiscono ad amoreggiare nella sala di 'Amore e Psiche' che presenta fra le altre, le evocative immagini di Giove e Olimpia (prontamente ribattezzate da Brass ''Giove col c** duro'').
''Giulio Romano, allievo di Raffaello, era stato cacciato da Roma per aver illustrato i sonetti lussuriosi dell'Aretino - ha ricordato Brass - in un'epoca di Controriforma, la stessa che sta tornando adesso''. Il cineasta non ha ancora smaltito la rabbia per la risposta ottenuta dal direttore della Mostra del Cinema, dopo avergli mandato in visione la pellicola.
''Mi aveva prontamente espresso il suo apprezzamento dicendo di ritenere la mia ultima opera un Brass d'annata e di trovare giusto e perfino doveroso 'sdoganarmi' inserendola nel programma della manifestazione - ha raccontato -. C'e' pero' un problema, si affretta ad aggiungere Marco Muller: il regolamento del festival non consente di farlo''. Un'obiezione a cui Brass ha risposto: ''Che centra il regolamento, contiene per caso una clausola che mette al bando Tinto Brass? Sei il direttore della Mostra e allora fai il tuo festival!''.
Particolarmente felici dell'esperienza di 'Monamour' sono le due attrici protagoniste: ''Il lavoro con Brass e' andato al di la' dei miei sogni - ha detto Anna Jimskaya, qui al suo primo ruolo importante - dopo questo film mi sento piu' matura come attrice e come persona, e piu' femminile come donna''.
Ugualmente entusiasta Nela Lucic, che ha alle spalle diversi anni di teatro: Consiglierei a tutte le attrici di fare un film con Tinto, e' una scuola di liberta' sensuale e di femminilita'''.
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