Il decalogo del perfetto mafioso ritrovato tra le carte di Salvatore Lo Piccolo
Il buon mafioso non deve bere, né giocare, né frequentare taverne, né fare "comparati" (alleanze ndr) con esponenti delle forze dell'ordine. Sono alcune delle regole contenute nel decalogo del "perfetto mafioso", ritrovato tra i documenti sequestrati al boss Salvatore Lo Piccolo. Il cosiddetto erede di Provenzano è stato arrestato lunedì mattina insieme al figlio Sandro e ai due capimafia Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi.
Il decalogo è scritto a macchina in caratteri tutti maiuscoli e ha addirittura un titolo che ricorda la Costituzione: "Diritti e doveri". Seguono i dieci comandamenti che il soldato di Cosa nostra non può mai trasgredire. Sono regole che hanno l'evidente obiettivo di tutelare in primo luogo la segretezza dell'organizzazione mafiosa, poi di regolare rigorosamente i comportamenti degli uomini d'onore, imponendo fedeltà e cieca obbedienza, ma anche sobrietà e moderazione.
Un'attenzione particolare è dedicata a quelli che vengono definiti "valori morali" e in particolare alla morale sessuale, improntata ancora una volta a rigidi divieti. Come se i capi di Cosa nostra volessero imporre alle nuove leve una "restaurazione" dei costumi, mettendo un freno ai comportamenti piuttosto disinvolti adottati negli ultimi anni tra gli affiliati più giovani.
I dieci comandamenti di Cosa Nostra
Il primo comandamento recita testualmente: "Non ci si può presentare da soli ad un altro amico nostro - se non è un terzo a farlo".
Il secondo:"Non si guardano mogli di amici nostri".
Il terzo: "Non si fanno comparati con gli sbirri".
Il quarto: "Non si frequentano né taverne e né circoli".
Il quinto: "Si e' il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile a cosa nostra. Anche se ce (testuale ndr) la moglie che sta per partorire".
Il sesto: "Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti".
Il settimo: "Si ci deve portare rispetto alla moglie".
L'ottavo: "Quando si e' chiamati a sapere qualcosa si dovra' dire la verita"'.
Il nono: "Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie".
Il decimo comandamento è il più articolato e fornisce indicazioni precise sulle affiliazioni, ovvero su "chi non può entrare a far parte di cosa nostra". L'organizzazione pone un veto su "chi ha un parente stretto nelle varie forze dell'ordine", su "chi ha tradimenti sentimentali in famiglia", e infine su "chi ha un comportamento pessimo e che non tiene ai valori morali".
Con i fogli del decalogo, gli investigatori hanno sequestrato un'immaginetta sacra con la formula rituale di affiliazione: "Giuro di essere fedele 'a cosa nostra' se dovessi tradire le mie carni devono bruciare - come brucia questa immagine".