da columbia83 il mer apr 25, 2007 8:51 am
Il Financial Times ha incrociato varie fonti per il suo dossier
Incredibilmente bassa la percentuale dell'Italia: sarà vero?
La prima indagine sull'adulterio
Africa batte America Latina
LONDRA - E' uno dei passatempi della famiglia reale britannica, da Enrico VIII agli attuali eredi al trono, il principe Carlo e suo figlio William. E' stato il vizietto di non pochi presidenti degli Stati Uniti, come John Kennedy e Bill Clinton. Fu un segreto gelosamente custodito da un presidente francese, Francois Mitterand: ma quando divenne di dominio pubblico, non scandalizzò nessuno. Parliamo di adulterio: la violazione della fedeltà coniugale o qualsiasi accoppiamento illegittimo, secondo il dizionario. Ma se i tradimenti dei grandi leader, prima o poi, vengono scoperti, poco si conosce sull'adulterio dei comuni mortali.
Il Financial Times, che nutre curiosità più morbose di quelle sulla Borsa, ha cercato di colmare la lacuna con un dossier che raccoglie ogni statistica esistente sull'argomento, chiedendo di commentarle a qualcuno che se ne intende. Non essendo disponibile Giacomo Casanova, il quotidiano della City si è rivolto alla sociologa Pamela Duckerman, autrice di uno stimolante libro in materia: "Lust in translation: the rules of infedelity from Tokyo to Tennessee" (gioco di parole fra "lost", che allude al titolo di un film, e "lust", lussuria, libidine, desiderio).
I paesi con la più alta percentuale di adulteri, fra il 40 e il 20 per cento della popolazione maschile, sono in Africa o nel Terzo Mondo: il primato appartiene a Togo, dove il 37 per cento degli uomini confessa di tradire la moglie o la propria partner. Devono tradirla, tuttavia, prevalentemente con prostitute o single, perché solo lo 0,5 per cento di donne del Togo ammette di tradire il marito: il quale evidentemente non può commettere adulterio da solo. La percentuale degli adulteri rimane alta, sopra il 10 per cento, anche in America Latina, dal Messico al Brasile: ma pure lì l'adulterio sembra una prerogativa maschile, le donne che lo praticano sono sotto l'1 per cento.
La percentuale di donne che lo fanno sale nei paesi occidentali: 6,6 per cento in Norvegia, 3,5 in Gran Bretagna, 3 negli Usa, 2 in Francia. Ma anche in quelli, commenta Pamela Duckerman, è verosimile che molta gente, di entrambi i sessi, non racconti tutto ciò che fa sotto le lenzuola (e soprattutto con chi): questo forse spiega il basso piazzamento dell'Italia, con appena 3 uomini e 0,9 donne su cento che si dicono adulteri, nonostante la nostra fama di "latin lover".
In ogni caso l'indagine rivela un fenomeno globale. In Giappone tutti gli uomini lo fanno, ma in genere nei sex-club: "Se paghi", sostengono, "non è adulterio". In Indonesia, più popoloso paese musulmano della terra, è preso alla leggera: adulterio si dice "bobok bobok siang" (sonnellino pomeridiano). In Russia non esistono statistiche in merito, ma è considerato obbligatorio per maschi e femmine: l'antidoto, fin dai tempi del comunismo, per sopravvivere a una dura vita quotidiana. E in Inghilterra è il più diffuso "sport" nazionale, a giudicare dai tabloid, che non parlano d'altro. In omaggio alla massima di Oscar Wilde: "La fedeltà è per la vita sentimentale ciò che è la coerenza per la vita intellettuale: la confessione di un fallimento".
Le percentuali per l'Italia mi sembrano troppo basse.