columbia83 ha scritto:Ma nel 2100 sarà bello vedere le macchine ad idrogeno, la casa riscaldata col solare, la scuola che usa l'energia eolica e l'illuminazione che va a biomasse.
Intanto la situazione attuale è completamente diversa e considera tra i diversi fattori quelli che sono i costi e quelli che sono i benefici.
Relativamente ad un discorso fatto sui costi del nucleare, si tenga in considerazione anche che la contabilità è una cosa un pochino meno semplicistica di quella mostrata, quindi non ci dimentichiamo che i costi del nucleare vengono più che ammortizzati dalla vendita della stessa energia, ma soprattutto non ci indurrebbe ad acquistare l'85% del nostro fabbisogno energetico dall'estero.
Comprare quell'85% dagli altri paesi non comporta un'uscita monetaria?
La risposta è , si, comporta una bella uscita monetaria, oltre che per lo Stato, anche per i cittadini che pagano l'energia 3 volte tanto e rischiano anche di non averla.
Piano, piano, sennò confondiamo le cose.
Quando si parla di fabbisogno energetico nazionale si parla di energia primaria, cioè soprattutto idrocarburi.
Noi compriamo l'85% all'estero sotto forma di idrocarburi (petrolio, carbone, gas naturale. Il 15% che abbiamo viene dai giacimenti nazionali di idrocarburi, dal poco geotermico, dal poco solare ecc.)
L'energia primaria è poi impiegata in vari modi: per autotrazione, per riscaldamento, per usi industriali, per produrre energia elettrica.
L'energia elettrica (quella prodotta dalle centrali nucleari) è un'energia secondaria. Il nostro fabbisogno di energia elettrica è coperto dall'estero per il 15 % circa.
Il nucleare inciderebbe sul 15% della sola energia elettrica, non sull'85% della primaria.
Purtoppo in questo campo la disinformazione regna sovrana, ed è cavalcata ad arte dai media.
Consiglio a tutti di leggere "L'Italia a secco" del prof. Tozzi.
E' un libro illuminante, tratta questi argomenti con una chiarezza rara, veramente interessante.
"Bere significa massiccia ingestione di birra.
Whisky, gin, cocktail, tutto il resto non è che vanità"
James Herriot