Uffici e scuole chiusi, bus bloccati, autostrade inagibili. Bush, da Camp David, dichiara lo stato di calamità naturale per la Carolina del Nord e Virginia sono rimaste senza luce per parecchie ore. Le previsioni sono che il ciclone possa portare inondazioni e danni maggiori in tutta la zona attraversata.
Non succedeva dal 1972 che un uragano non costringesse il capo della Casa Bianca a lasciare Washington e a rifugiarsi questa volta a Camp David, il rifugio sulle montagne del Maryland. Questa volta è toccato al tifone Isabel dover costringere il presidente americano a lasciare la propria residenza.
Dieci ore di black out in tutta l'area metropolitana di Washington e oltre un milione e 800 mila persone al buio tra la Nord Carolina e la Virginia, case scoperchiate, alberi abbattuti: dati che danno il senso dei disagi vissuti dagli americani a causa di questa tempesta tropicale che ha investito tutta l'area di Washington.
Centinaia di semafori fuori uso, decine di strade bloccate dagli alberi abbattuti dalle raffiche di vento, uffici e amministrazioni chiuse anche oggi, mezzi di trasporto fermi sino a che i venti non si saranno placati. Isabel ha già lasciato il segno insomma.
L'uragano ha provocato la morte di tre persone nella Costa Orientale degli Stati Uniti: due incidenti stradali per il maltempo nella contea di Anne Arundel e a Richmond, in Virginia. In North Carolina un operaio è rimasto fulminato mentre cercava di ripristinare la luce elettrica nella zona. Le tre persone morte sono due automobilisti, uno nella contea di Anne Arundel e un altro in Virginia, deceduti in incidenti attribuibili al maltempo e un operaio che in North Carolina è rimasto fulminato mentre cercava di ripristinare l'elettricità nella zona.
Alle 23, ora italiana, l'occhio di Isabel si trovava tra le Outer Banks, il gruppo di isole sulla costa della Carolina del Nord. L'uragano avanzava verso il nordovest a una velocità di 38 chilometri orari.
Poco prima del tramonto, venti di 64 chilometri orari con raffiche di 88 kmh hanno cominciato a soffiare su Washington, secondo i servizi meteorologici nazionali.
La capitale americana è ormai deserta, gli autobus sono stati sospesi alle 11 locali e l'aeroporto nazionale è stato chiuso nel pomeriggio di ieri. Due società ferroviarie hanno sospeso i loro servizi fino a sabato, mentre scuole, musei e monumenti sono chiusi.
Le due camere del parlamento americano si sono riunite per sedute durate pochi minuti.
Intanto sulla zona sono stai cancellati oltre 900 voli aerei e i maggiori aeroporti sono chiusi o limitano la loro attività al minimo indispensabile. Questa situazione riguarda gli aeroporti da Newark, New Jersey a Myrtle Beach in South Carolina.
Finora sono circa 300.000 le persone che nella "East Coast" hanno abbandonato le loro abitazioni per rifugiarsi nelle zone interne.
Secondo le ultime rilevazioni, l'uragano sta viaggiando verso nord ovest ad una velocità di 28 chilometri orari. Dopo la Virgina, raggiungerà il Maryland, il New Jersey, il Delaware e la Pennsylvania.
Ma fra qualche ora, "Isabel", dovrebbe toccare anche la capitale. Il presidente George W. Bush, mercoledì sera, aveva già lasciato la Casa Bianca per raggiungere la sua residenza di Camp David.
Il sindaco di Washington ha proclamato lo stato d'emergenza. Sono state chiuse scuole e uffici. Interrotti anche i servizi di metropolitana e autobus che collegano la capitale con l'hinterland.
"Isabel" è stato collocato al secondo livello nella scala di Saffir-Simpson, che va da 1 a 5. I danni che può provocare una tempesta di questa entità sono alluvioni, interruzione di strade, distruzione delle torri per le comunicazioni cellulari e dei pali per quelle telefoniche.
L'uragano si estende per oltre 555 chilometri dal centro della perturbazione, con venti che si propagano per ulteriori 240 chilometri. "In pratica, parliamo di una fascia lunga 160 km su ciascun lato, al cui interno ci saranno venti molto forti, fitta pioggia e improvvise quanto violente tempeste" ha detto Ed Rappaport, vicedirettore del Centro con sede a Miami, in Florida.
Anche l'esercito si prepara e decide di evitare lo '"scontro" a viso aperto: una quarantina di navi militari e di sottomarini sono stati spostati dalla base di Norfolk per raggiungere acque più sicure.
fonte panorama.it