LAVAVETRI IN FUGA DA FIRENZE, CRESCE IL FRONTE DEL NO

Qui si può chattare e quindi parlare di qualsiasi cosa possibile ...quindi non solo musica ..VIETATO LO SPAM INUTILE, TOLLERANZA 0

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Messaggioda KEST il mer ago 29, 2007 1:48 pm

ArcherV ha scritto:
vito ha scritto:si ma anche bucare i gommoni...


dai, facciamo come l'australia, coi missili puntati sui clandestini :lol:

non sarebbe una brutta idea...almeno se li intimidisci magari si scoraggiano e la finiscono di venire a rompere i coglioni
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Messaggioda Spadino il mer ago 29, 2007 3:56 pm

LAVAVETRI, SI AMPLIA IL FRONTE DEI CRITICI
TELESE TERME (BENEVENTO) - "Dalle polemiche voglio tenermi fuori, però per cultura e per lunga esperienza dubito sempre quando la severità interviene sugli ultimi invece che sui primi colpevoli, in questo caso il racket". Così il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, a margine della Festa del Campanile, ha commentato il dibattito sull'ordinanza del comune di Firenze contro i lavavetri.

PECORARIO SCANIO: OCCORRE BUONSENSO E SOLIDARIETA'
"Non esiste sicurezza senza solidarietà. Si deve intervenire duramente sul racket, sugli sfruttatori degli ambulanti e dei lavavetri, non su chi per sopravvivere lavora agli angoli delle strade". Lo afferma il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio in una nota. "Il rischio è che alcuni di loro, privati della possibilità di guadagnare qualcosa con il lavaggio dei vetri, scivoli verso la vera criminalità. Si stia attenti a non trasformare i lavavetri in scippatori o peggio", prosegue. "Serve buonsenso per rendere migliore la vita dei cittadini, non operazioni che rischiano di essere solo d'immagine e che intaserebbero il lavoro delle procure. In un Paese dove non si riesce a incarcerare piromani e bancarottieri sarebbe paradossale prendersela con i più deboli", conclude.

AMATO: PRESTO RISPOSTE, FORSE ENTRO 24 ORE
"Risponderò prestissimo, forse entro 24 ore". E' la lapidaria risposta del ministro dell'Interno, Giuliano Amato, ad una giornalista che gli chiedeva che iniziative intendesse prendere sulla questione dei lavavetri.

BINDI: SICUREZZA LEGATA A INTEGRAZIONE
Il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, commentando oggi a Cascia i provvedimenti di Firenze nei confronti dei lavavetri ha invitato tutti a non "dimenticare mai" che le misure di sicurezza "più certe, che danno i migliori risultati, sono quelle dell'integrazione e non della paura, del non rispetto delle persone, o, peggio ancora, dell'incapacità di riscattare tutti da eventuale ricatti". "Penso che le nostre città - ha detto Bindi - debbano vivere serenamente e sicure, ma dobbiamo essere certi su cosa è che attenta alla nostra sicurezza e serenità. Se è solo fastidio o se dietro c'é in effetti un racket che va punito. Penso che si possano ripulire le città - ha concluso il ministro - ma che non si possa dimenticare che le persone vanno comunque rispettate e liberate".

CASSAZIONE DISSE 'QUESTORE PUO'VIETARE,SINDACO NO'
Non spettava al sindaco ma al questore emettere il provvedimento per vietare ad un lavavetri di continuare la sua attività: la Cassazione si è occupata già nel 2002 della questione dei lavavetri con una sentenza destinata ad alimentare le polemiche di questi giorni dopo la decisione del Comune di Firenze di usare la mano dura prevedendo anche l' arresto fino a tre mesi.

A decidere in questo senso era stata infatti la prima sezione penale che aveva annullato senza rinvio "perché il fatto non sussiste" la condanna al pagamento di una ammenda di centomila lire inflitta dal tribunale di Trieste a un cittadino croato di 62 anni, Mirko Majstorovic, per non aver osservato l' ordinanza del sindaco che gli imponeva di astenersi dall' attività. All' uomo si contestava la violazione dell' art. 650 del codice penale, lo stesso articolo sul quale si basa l' ordinanza del sindaco di Firenze che prevede la denuncia penale e fino a tre mesi di arresto per i lavavetri sorpresi in città. Il tribunale aveva osservato che la violazione contestata al croato "era pacificamente accertata ed anzi, in una precedente occasione, gli era stata contestata come previsto dall' art. 17 ter comma 2 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza; il procedimento amministrativo si era dunque legalmente compiuto e la persistente condotta del' imputato integrava il reato ascrittogli". Il pg di Trieste aveva fatto ricorso in Cassazione chiedendo l' annullamento della decisione per la violazione della legge perché "l' attività di lavavetri come esplicitava la stessa ordinanza sindacale, non era soggetta ad autorizzazione, colla conseguenza che l' accertatore della condotta avrebbe dovuto riferirne al questore che solo, ai sensi dell' art. 17 ter sopra citato avrebbe potuto emettere il provvedimento interdittivo della detta attività; e solo la sua violazione potrebbe essere punita ai sensi dell' art. 650 del codice penale". L' ordinanza del sindaco, secondo il pg, "era dunque emessa da autorità incompetente e perciò non si realizzava la previsione normativa penalmente sanzionata".

I supremi giudici - con la sentenza 37112 del 5 novembre 2002 - hanno ritenuto fondato il ricorso spiegando che "dalla lettura dell' ordinanza sindacale, comparata alla normativa che la stessa sentenza impugnata richiama, emerge come il sindaco fosse, nella fattispecie, privo del potere ordinatorio". E proprio perché l'attività di Majstorovic non era soggetta ad autorizzazione, era demandato al questore l' ordine di cessazione dell' attività. "La carenza del potere di ordinanza - concludevano i giudici della Cassazione - priva l' atto del sindaco di legittimità e la sua inosservanza da parte del Majstorovic di rilevanza penale".



Non potevano mancare gli spaccapalle perbenisti... Inutile lamentarsi se l'Italia va nella merda
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Messaggioda columbia83 il gio ago 30, 2007 12:27 am

Il fatto è che in Italia ci si preoccupa più dei clandestini che degli stessi italiani.


Basta pronunciare la parola clandestino e vedi che esce alla ribalta una schiera di gente che mostra soltanto di essere patetica.



La soluzione al problema :lol:

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Messaggioda Noel84 il gio ago 30, 2007 5:25 am

columbia83 ha scritto:Il fatto è che in Italia ci si preoccupa più dei clandestini che degli stessi italiani.


Basta pronunciare la parola clandestino e vedi che esce alla ribalta una schiera di gente che mostra soltanto di essere patetica.



La soluzione al problema :lol:

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Messaggioda PinGuido il gio ago 30, 2007 8:26 am

0a515 ha scritto:
Oasis4ever ha scritto:Grande il sindaco di Firenze... Tutti a casa sti stronzi


sì, a casa di qualcunaltro


no, bè... da noi non i problemi sono ben altri... su quello non c'è dubbio. Comunque pienamente d'accordo con il sindaco di firenze! Insomma, perchè tenerli ai semafori??? Alla fine sono solo un rischio per donne e anziani sopratutto... non conosco una persona tra queste due categorie che non abbia mai avuto problemi con un lavavetri! Inoltre guadagnano cifre assurde e non pagano le tasse. Poi c'è un giro di merda sotto che è meglio nemmeno approfondire... Questo Può bastare
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Messaggioda kaa il gio ago 30, 2007 8:55 am

Milano, cronista di Repubblica si finge romeno: minacce e quattro euro di mancia
La rabbia degli automobilisti: arrestatelo. Le intimidazioni degli altri disperati
"Io, per un giorno lavavetri
al semaforo fra gli insulti"
di SANDRO DE RICCARDIS


Il finto lavavetri
MILANO - Compro una spazzola a manico lungo e del detersivo liquido in un supermercato, prendo uno straccio da casa, riempio fino all'orlo una bottiglia di plastica con l'acqua di una fontanella. Infilo un paio di pantaloni di tela lisa e una maglietta nera a maniche corte. Sono pronto. Farò il lavavetri nel traffico di Milano dalle due alle sette del pomeriggio, sarò uno dei seicento disperati ai quali anche il Comune del sindaco Moratti ha deciso di dichiarare guerra. Le auto sfrecciano veloci e mangio la polvere che alzano dall'asfalto, mentre aspetto ai bordi della circonvallazione che il semaforo ritorni rosso.

Sono da mezz'ora in piazzale Lotto, zona semicentrale della città. È la prima tappa. Ripasso con la mente l'accento romeno per il quale mi sono allenato tutta la mattina. Mi sembra non sia male. Scatta il rosso e con la spazzola e la bottiglia scendo sull'asfalto e mi preparo a una specie di partita a scacchi con le auto. Il primo automobilista arriva e si ferma lontano dalla striscia bianca del semaforo. Io mi avvicino, mostro la spazzola, lui all'improvviso accelera e mi supera. Guardo una coppia di giovani fidanzati, mentre mi dirigo da loro allungo la mano per chiedere un'offerta, lui esce sgommando dalla fila, mi dribbla in un attimo, e fugge via. È incredibilmente corto il tempo di un semaforo rosso.

Cerco di prendere ritmo, riesco a pulire un vetro prima da un lato, poi dall'altro e quasi sempre vengo ripagato con lo sguardo duro dell'autista. Non sgancia nulla. Scatta il verde, ritorna il rosso. Scendo di nuovo dal marciapiede e incrocio il viso scuro e pacifico di un filippino. Mi vede e fa no con la testa. Mi avvicino e dice no a bassa voce. Provo a posare la spazzola sul vetro non proprio lindo, lui esplode. "No! No! No!". Urla tre volte, sempre più forte. Diventa rosso, si agita sul sedile, attira gli sguardi di alcuni impiegati in giacca e cravatta che attraversano le strisce pedonali in piena pausa pranzo.

Solo un uomo mi sorride dopo l'ennesimo rifiuto. Mi avvicino, non provo nemmeno a chiedergli di lavare il vetro. "Mi dai una sigaretta?". "Stavo per offrirtela io", dice sorridendo. Sull'asfalto ci saranno 40 gradi, grondo di sudore. Me ne vado dal sole di piazzale Lotto con cinquanta centesimi. Un senegalese mi osserva e senza parlare mi fa capire che appartengo a un mondo lontano persino dal suo.

Cerco l'ombra e finisco sotto il Ponte della Ghisolfa. Le macchine sfrecciano rumorose sopra la mia testa. Sotto il cavalcavia quattro corsie s'intrecciano. Mi fermo lì. "Vetro sporco, amico, vetro sporco", dico a un uomo di una certa età alla guida di una Micra gialla. "Vai a lavorare!", mi urla la moglie. Il marito mi allunga quaranta centesimi. La donna lo insulta, cominciano a litigare furiosamente.

Passa una pattuglia di vigili, mi vede e scompare nel traffico. Due gazzelle dei carabinieri si fermano, due militari mi guardano, poi entrano in un negozio. Altri due vigili, a piedi, appaiono all'angolo e questa volta mi bloccano. "Non puoi restare qui. Non puoi fare quello che fai sotto i nostri occhi! - dicono - . Vai di là, c'è un altro incrocio", dice allargando le braccia. "Arrestatelo!", grida un pensionato sulla porta del bar. Il vigile gli risponde, ma forse parla a se stesso: "Lo arresto e lui domani è di nuovo libero". Mi trattengono per una ventina di minuti, mi chiedono documenti che non ho, poi se ne vanno. Così raccolgo le mie cose e vado un po' più lontano.

Finisco sul grande spiazzo del cimitero Monumentale. Ricomincio il mio lavoro, pulisco i vetri di un paio di macchine e trovo subito un signore che mi svuota tra le mani il portacenere di monete. Sembrano tante. Le conto, ma sono tutte monete da uno e due centesimi. Una miseria, eppure avevo fatto un lavoro accurato sul suo parabrezza. Mi giro e mi accorgo solo ora che alle mie spalle c'è un volto cotto dal sole, con le rughe stampate ovunque, una bocca che si apre e non ha denti. "Qui tu non ci puoi stare", dice e non capisco se sta ridendo o è arrabbiato. Ha, come me, una bottiglia di plastica in una mano e la spazzola nell'altra, una canottiera blu confusa con la sua pelle nera, i pantaloni corti e un paio di vecchi infradito. Potrebbe avere anche ottant'anni.

"Qui ci stiamo da quattro anni. Chi sei? Che vuoi qui? Vattene via". "Lavoriamo tutti - dico - anch'io ho figli da sfamare". Lui dice di non capire, si gira e all'improvviso urla un nome verso il cimitero e appare Costantin. Cammina svelto e storto, piegato su una stampella. Lui non lava i vetri perché ha il corpo martoriato dalla poliomielite. Sembra inciampare a ogni passo, invece come un pendolo ondeggia tra la gamba sana e la stampella, trascinandosi l'altro pezzo di gamba avvolta in un cencio nero. "Da sempre, da quando ero bambino. Sono diventato così per colpa di una iniezione sbagliata". "Non puoi stare qua - dice - C'è già troppa gente. Io, lui, un mio amico. Siamo qui da molto tempo, te l'abbiamo già spiegato, trovati un posto libero. Non decidiamo noi, è così da sempre".

Restare significa insidiare il loro piccolo tesoro. "Ogni giorno guadagno cinquanta euro - confida seduto sul marciapiede - faccio dalle otto alle dodici, poi un'ora il pomeriggio. Mando tutto a casa. Compro casa per i miei genitori e pago i medici per mio fratello più piccolo, che è come me. A me basta vivere tra le baracche del Lorenteggio".

Mentre Costantin parla, la siepe davanti al cimitero si popola di strani personaggi. Appare un uomo che prima confabula con il vecchio senza denti, poi scompare di nuovo in un'auto che parte, se ne va e poi ritorna. Costantin si fida e mi spiega: "C'è una famiglia, un clan, che controlla mezza città. Non solo i semafori, ma anche la prostituzione e se ti trovano dove non devi stare, cacciano la pistola e ti convincono ad ascoltarli, a obbedire come un cane".

Mi sposto verso la stazione Centrale, in viale Lunigiana. Ci sono i binari del tram che separano le due corsie. Vedo due bottiglie di detersivo appoggiate al palo giallo del semaforo, segno e messaggio del territorio occupato. Mi guardo intorno e scorgo, seduti sui binari, altri due romeni. Mi metto al lavoro sulla corsia opposta ed è una nuova carrellata di volti distratti e di insulti. Appoggio la spazzola sulla Fiat Punto di un cinquantenne e lui mette in azione i tergicristalli. Mi colpiscono una mano, mi fanno male.

Mi sposto in seconda fila, e appena mi avvicino, vedo una signora che indica dietro il cane con le zampe sul vetro. L'animale abbaia furioso. "Se tocchi la macchina apro il finestrino", minaccia. Mi blocco subito. Un attimo dopo è già scappata via. Sono da poco passate le sette di sera. Mi siedo in terra. Sono sfinito. Metto la mano in tasca e tiro fuori i soldi. Li conto. Sono quattro euro e sessantasette centesimi.



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Messaggioda STEKKIA il gio ago 30, 2007 9:37 am

eppure ce vorrebe talmente poco pè nun avelli più tra le palle...evidentemente je conviene che ce restano boh...
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Messaggioda liam.1982 il gio ago 30, 2007 9:58 am

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Album Oasis: (What's the story?) morning glory
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Messaggioda The Thinker il dom set 02, 2007 7:22 pm

Legge del cazzo e razzista, meglio che lavorino ai semafori piuttosto che nelle case altrui rubando quello che trovano.
Mi aspetto + furti.
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(Goethe)
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