DA LEGGERE TUTTO

Tutto quello che riguarda il mondo Mod , Cultura e Stile inglese

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Messaggioda Ciumpo_Supernova il mar ott 21, 2003 12:40 pm

Stile Mod

Lo stile mod nasce sul finire degli anni 50 a Londra, quando ragazzi e ragazze cominciarono a usare questo termine per descrivere la loro scena. La parola è un'abbreviazione di modernists, ovvero i fans del cool o modern jazz, che nei primi anni '50 avevano sviluppato uno stile nel vestire sobrio, raramente sgargiante e fortemente elegante fino all'ultimo dettaglio, ispirato all'Ivy League look, ovvero al modo di vestire nelle più prestigiose università americane: camicie botton-down, giacche tre bottoni con revere stretti, pantaloni senza pences, cravattini fini, mocassini o brogues. I mods presero ispirazione da questo look e ci misero del loro prendendo influenze da tutto ciò che arrivava di nuovo dal continente Europeo (soprattutto dall'Italia e dalla Francia, in quel periodo all'avanguardia nella moda): polo, maglie, scarpe, scooters, tagli di capelli, erano tutti mezzi per creare il cosiddetto "total look", ovvero un'immagine nel complesso coerente ed elegante, del tutto distinta al modo di vestire della massa omologata, ma non per questo sgargiante o di cattivo gusto. Il tentativo di differenziarsi dagli altri era continuo e come conseguenza, il look dei mods era in continua evoluzione. Seguendo il paradigma "Adopt, Adapt, Improve" (adotta, adatta, migliora) i mods prendevano spunto dai diversi input che la società consumistica del periodo, in pieno boom, gli offriva e li facevano propri reinterpretandoli in modo personale senza mai essere troppo influenzati da mode effimere, ma al contrario creandole. I capi d'abbigliamento cambiavano in maniera vertiginosa, mantenendo comunque sempre un'ottica minimalista: indumenti funzionali all'uso (ad esempio parka usato esclusivamente per proteggere dalle intemperie girando in scooter) e colori poco sgargianti. Ciò che era "in" un giorno, poteva essere "out" la settimana successiva.
La filosofia mod era proprio questo: prendere tutto il meglio che la società offriva, non per seguire passivamente una moda, ma per puntare alla continua ricerca di una perfezione estetica (ma non solo estetica, anche comportamentale) individuale. Il fenomeno mod nacque subito come stile elitario, solo coloro che avevano la costanza e la voglia di mantenere uno stile impeccabile erano accettati nel ristretto mondo underground dei mods, costituito da un circuito di locali (dove si ascoltava un certo tipo di musica non ancora commerciale: jazz, soul, r&b e ska jamaicano) sconosciuto ai più. Non era una questione di chi aveva più soldi, ma di chi maggiormente possedeva doti come originalità, gusto e inventiva. Il fenomeno mod fu trasversale alla società londinese, tradizionalmente molto chiusa tra le diverse classi sociali: essendo una questione di stile, esponenti della working class non avevano niente da invidiare ai loro corrispettivi dell'upper class ed il rispetto degli altri mods si acquisiva indipendentemente dal proprio conto in banca. La musica era un aspetto fondamentale per ogni mod e solo chi aveva la voglia e il gusto di ricercare la musica più oscura era degno di far parte dei questa setta.




Quando verso il 1964 i media scoprirono questo fenomeno sotterraneo, il fenomeno perse molte delle sue caratteristiche fondamentali, soprattutto la sua qualità di fenomeno elitario. Tantissimi adolescenti cominciarono a definirsi mod, ma la massa determinò la conseguente morte di questo fenomeno. I mods divennero un fenomeno nazionale con programmi televisivi (Ready Steady Go), gruppi musicali mod (Who, Small Faces, Action) e soprattutto con gli scontri nelle località marittime contro i rockers, considerati da questi giovani mods diversi e troppo lontani da quell'ideale di stile (estetico e comportamentale) cui loro tendevano. Con i mods divenuti un fenomeno "mediatico" da baraccone, gli ispiratori originali dello stile smisero di appellarsi mods, e preferirono definirsi "stylists", per differenziarsi dai ragazzini che avevano inflazionato la parola "mod". Verso il 1966, gli unici rimasti a portare avanti la bandiera dello stile mod, oltre a questa elite di "stylists" in incognito, era una nuova generazione di giovani che nell'underground delle periferie delle varie città inglesi si costituirono in gangs di quartiere e si definirono "hard mods". Il loro look era molto più spartano dei mods originali e molto più casual e da strada (a parte le serate dove ci si sforzava di mantenere alti standards di eleganza e stile). La musica prediletta era quella jamaicana e quella soul, mentre veniva vista con fastidio la musica fatta da gruppi (soprattutto inglesi) che ancora si definivano mods, ma che sia dal punto di vista estetico (vestiti sempre più sgargianti e colorati, capelli sempre più lunghi) che comportamentale (uso di droghe pesanti, atteggiamento sempre più trasandato) si erano allontanati dallo spirito originario del movimento mod e che in seguito diedero vita al fenomeno hippy.
Il fenomeno mod ebbe una fase di rinascita sul finire degli anni '70, quando un revival telecomandato dall'uscita del film Quadrophenia e da gruppi punk che erano stati influenzati dall'esperienza mod (Jam, Secret Affair, Purple Hearts) diedero il via ad un fenomeno di massa che durò l'arco di due stagioni. Gran parte dei revivalisti erano a digiuno delle vere origini dello stile e presto abbandonarono il tutto, per seguire qualche nuova moda. Questo revival ebbe comunque l'effetto di ridare impulso a una nuova generazione di mods, che erano rimasti anche dopo che la moda si era sgonfiata e nonostante venissero derisi dalla stampa come fenomeno anacronistico. Decimati in numero, i mods negli anni '80 cominciarono a ricercare la vera essenza dello spirito delle origini e diedero vita a un circuito sotterraneo, autogestito e lontano dai riflettori, che bene o male è sopravvissuto ai giorni nostri.




Il fenomeno mod quindi non e' scomparso anzi si è diffuso in tutto il mondo. Anche a Roma ci sono ragazzi e ragazze che, prendendo ispirazione dallo spirito dei primi mods originali, tengono fede a una filosofia oramai quasi cinquantennale, interpretandola secondo le esigenze attuali. Da più di venti anni il punto di incontro e' Piazza Capranica, dove mods dai diversi quartieri della capitale si incontrano, organizzano feste e altre attività, rimanendo invisibili ai più ma sorprendentemente sempre presenti nel corso degli anni. Per voi abbiamo intervistato uno di loro:
Cosa significa per te la parola mods?
C'è stato chi ha definito la filosofia mod con la frase "clean living under difficult circumstances" (vivere in modo pulito anche se in condizioni difficili) Credo che questa frase possa ben definire lo spirito dei mods di oggi, in particolare in una città tentacolare come Roma: andare avanti nella ricerca della perfezione senza occuparsi di quello che pensano gli altri; distinguersi sia dal punto di vista estetico che comportamentale dalla massa omologata
Cosa comporta essere un mod nel 2003?
L'essenza dello stile mod non può essere circoscritta a un determinato spazio temporale. E' vero che certi anni '60 (non tutti) sono una fonte di ispirazione fondamentale e irrinunciabile per ogni mod, ma concetti come stile e originalità sono altrettanto attuali ai giorni nostri, forse anche di più che allora. Essere mod, come lo intendo io, nel Duemila vuol dire ascoltare la migliore musica mai prodotta (generi che sono alla radice del 99% della musica contemporanea e che oggi si continuano ad imitare, ma senza mai raggiungere quei livelli di perfezione raggiunti negli anni '60), vestire in modo più curato possibile (e nei primi anni '60 i mods riuscirono a raggiungere livelli ineguagliati di eleganza e stile che ancora oggi vengono presi a riferimento non solo dai mods). Inoltre, vivere nel Duemila mi permette di avere una più ampia scelta sia nell'abbigliamento che nel campo della musica, cosa che i mods originali a quel tempo non avevano. Se un capo moderno rientra nei miei canoni di elegante non ho problemi a indossarlo. Se un certo tipo di musica moderna ha quelle caratteristiche che cerco la ascolto senza problemi. Sta all'individuo avere la capacità di capire quali sono le cose "moderne" che rientrano dentro i canoni estetici mod. Il problema è che al giorno d'oggi è estremamente difficile trovare roba moderna "stimolante" e quindi per forza di cose lo sguardo si volge a un periodo particolarmente fertile nel contesto dello "stile".
Ci possiamo rifare al titolo del nostro articolo: perché i tuoi abiti diventano uno stile di vita?
Gli abiti (ma allo stesso modo il mio scooter, il mio taglio di capelli, la musica che ascolto, i libri che leggo, le cose che faccio) rappresentano uno strumento, un mezzo, per affermare il mio stile che vuole essere individuale e unico. Chi mette qualcosa SOLO perché ha una certa marca (ad esempio Fred Perry, Lonsdale, Ben Sherman, marche normalmente associate ai mods), difficilmente può essere considerato un mod. Il dettaglio e' tutto! Purtroppo anche oggi molta gente nell'ambito mod è troppo pigra mentalmente per riuscire a superare lo stereotipo del vestire mod, vestendo senza originalità, senza ricerca del dettaglio e di uno stile personale.
Abbiamo sentito parlare di feste e raduni, ma cosa fate effettivamente in questi incontri, e che musica ascoltate?
I raduni mod sono degli eventi autorganizzati in cui mods di diverse realtà cittadine si riuniscono in un posto stabilito per incontrarsi e per stringere amicizie. Normalmente gli organizzatori predispongono per il pomeriggio un incontro al pub (con musica mod come sottofondo ed eventualmente con stand in cui si vendono vestiti, dischi e quant'altro possa interessare) magari associato ad una scooterata nei dintorni, mentre la sera si affitta una discoteca dove si fanno suonare gruppi musicali della scena o dove i djs mettono i dischi (rigorosamente in vinile) coprendo lo spettro dei generi musicali mod, prevalentemente degli anni '60 (jazz, r&b, soul, beat, ska, etc). Solitamente questi raduni sono riservati ai soli mods con selezione all'ingresso (spesso sono vietati esplicitamente anfibi, scarpe da ginnastica e abbigliamento paramilitare per evitare l'arrivo di guastafeste). Il più grande raduno in Italia (e in Europa) è quello, ormai tradizionale (da più di 15 anni), di Rimini a Pasqua dove circa un migliaio di mods da tutta Italia ed Europa si incontrano in una tre giorni di musica, stile e divertimento.
Secondo te che differenza c'è tra progresso e modernismo?
Cazzo che domanda!! Provo a dare una mia umile interpretazione. Il mod tende a raggiungere un tipo di perfezione individuale, non universale come il concetto di "progresso" solitamente implica. Non importa che tutti siano i migliori, ma solo quelli che se lo meritano tramite impegno e dedizione!! Il mod prende tutto quello che la società moderna offre e lo assimila secondo i propri usi. Originalità e stile sono gli unici criteri che guidano la sua azione.

Paola Pizzimenti


http://www.753.it/html/costume/stile_mod.htm
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Messaggioda modstorino il gio ott 23, 2003 8:58 am

ah ah ah PIAZZA CAPRANICA??????

attenti ai falsi mods
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Re: DA LEGGERE TUTTO

Messaggioda attakplace il ven nov 28, 2003 6:27 pm

Ciumpo_Supernova ha scritto:Stile Mod

Lo stile mod nasce sul finire degli anni 50 a Londra, quando ragazzi e ragazze cominciarono a usare questo termine per descrivere la loro scena. La parola è un'abbreviazione di modernists, ovvero i fans del cool o modern jazz, che nei primi anni '50 avevano sviluppato uno stile nel vestire sobrio, raramente sgargiante e fortemente elegante fino all'ultimo dettaglio, ispirato all'Ivy League look, ovvero al modo di vestire nelle più prestigiose università americane: camicie botton-down, giacche tre bottoni con revere stretti, pantaloni senza pences, cravattini fini, mocassini o brogues. I mods presero ispirazione da questo look e ci misero del loro prendendo influenze da tutto ciò che arrivava di nuovo dal continente Europeo (soprattutto dall'Italia e dalla Francia, in quel periodo all'avanguardia nella moda): polo, maglie, scarpe, scooters, tagli di capelli, erano tutti mezzi per creare il cosiddetto "total look", ovvero un'immagine nel complesso coerente ed elegante, del tutto distinta al modo di vestire della massa omologata, ma non per questo sgargiante o di cattivo gusto. Il tentativo di differenziarsi dagli altri era continuo e come conseguenza, il look dei mods era in continua evoluzione. Seguendo il paradigma "Adopt, Adapt, Improve" (adotta, adatta, migliora) i mods prendevano spunto dai diversi input che la società consumistica del periodo, in pieno boom, gli offriva e li facevano propri reinterpretandoli in modo personale senza mai essere troppo influenzati da mode effimere, ma al contrario creandole. I capi d'abbigliamento cambiavano in maniera vertiginosa, mantenendo comunque sempre un'ottica minimalista: indumenti funzionali all'uso (ad esempio parka usato esclusivamente per proteggere dalle intemperie girando in scooter) e colori poco sgargianti. Ciò che era "in" un giorno, poteva essere "out" la settimana successiva.
La filosofia mod era proprio questo: prendere tutto il meglio che la società offriva, non per seguire passivamente una moda, ma per puntare alla continua ricerca di una perfezione estetica (ma non solo estetica, anche comportamentale) individuale. Il fenomeno mod nacque subito come stile elitario, solo coloro che avevano la costanza e la voglia di mantenere uno stile impeccabile erano accettati nel ristretto mondo underground dei mods, costituito da un circuito di locali (dove si ascoltava un certo tipo di musica non ancora commerciale: jazz, soul, r&b e ska jamaicano) sconosciuto ai più. Non era una questione di chi aveva più soldi, ma di chi maggiormente possedeva doti come originalità, gusto e inventiva. Il fenomeno mod fu trasversale alla società londinese, tradizionalmente molto chiusa tra le diverse classi sociali: essendo una questione di stile, esponenti della working class non avevano niente da invidiare ai loro corrispettivi dell'upper class ed il rispetto degli altri mods si acquisiva indipendentemente dal proprio conto in banca. La musica era un aspetto fondamentale per ogni mod e solo chi aveva la voglia e il gusto di ricercare la musica più oscura era degno di far parte dei questa setta.




Quando verso il 1964 i media scoprirono questo fenomeno sotterraneo, il fenomeno perse molte delle sue caratteristiche fondamentali, soprattutto la sua qualità di fenomeno elitario. Tantissimi adolescenti cominciarono a definirsi mod, ma la massa determinò la conseguente morte di questo fenomeno. I mods divennero un fenomeno nazionale con programmi televisivi (Ready Steady Go), gruppi musicali mod (Who, Small Faces, Action) e soprattutto con gli scontri nelle località marittime contro i rockers, considerati da questi giovani mods diversi e troppo lontani da quell'ideale di stile (estetico e comportamentale) cui loro tendevano. Con i mods divenuti un fenomeno "mediatico" da baraccone, gli ispiratori originali dello stile smisero di appellarsi mods, e preferirono definirsi "stylists", per differenziarsi dai ragazzini che avevano inflazionato la parola "mod". Verso il 1966, gli unici rimasti a portare avanti la bandiera dello stile mod, oltre a questa elite di "stylists" in incognito, era una nuova generazione di giovani che nell'underground delle periferie delle varie città inglesi si costituirono in gangs di quartiere e si definirono "hard mods". Il loro look era molto più spartano dei mods originali e molto più casual e da strada (a parte le serate dove ci si sforzava di mantenere alti standards di eleganza e stile). La musica prediletta era quella jamaicana e quella soul, mentre veniva vista con fastidio la musica fatta da gruppi (soprattutto inglesi) che ancora si definivano mods, ma che sia dal punto di vista estetico (vestiti sempre più sgargianti e colorati, capelli sempre più lunghi) che comportamentale (uso di droghe pesanti, atteggiamento sempre più trasandato) si erano allontanati dallo spirito originario del movimento mod e che in seguito diedero vita al fenomeno hippy.
Il fenomeno mod ebbe una fase di rinascita sul finire degli anni '70, quando un revival telecomandato dall'uscita del film Quadrophenia e da gruppi punk che erano stati influenzati dall'esperienza mod (Jam, Secret Affair, Purple Hearts) diedero il via ad un fenomeno di massa che durò l'arco di due stagioni. Gran parte dei revivalisti erano a digiuno delle vere origini dello stile e presto abbandonarono il tutto, per seguire qualche nuova moda. Questo revival ebbe comunque l'effetto di ridare impulso a una nuova generazione di mods, che erano rimasti anche dopo che la moda si era sgonfiata e nonostante venissero derisi dalla stampa come fenomeno anacronistico. Decimati in numero, i mods negli anni '80 cominciarono a ricercare la vera essenza dello spirito delle origini e diedero vita a un circuito sotterraneo, autogestito e lontano dai riflettori, che bene o male è sopravvissuto ai giorni nostri.




Il fenomeno mod quindi non e' scomparso anzi si è diffuso in tutto il mondo. Anche a Roma ci sono ragazzi e ragazze che, prendendo ispirazione dallo spirito dei primi mods originali, tengono fede a una filosofia oramai quasi cinquantennale, interpretandola secondo le esigenze attuali. Da più di venti anni il punto di incontro e' Piazza Capranica, dove mods dai diversi quartieri della capitale si incontrano, organizzano feste e altre attività, rimanendo invisibili ai più ma sorprendentemente sempre presenti nel corso degli anni. Per voi abbiamo intervistato uno di loro:
Cosa significa per te la parola mods?
C'è stato chi ha definito la filosofia mod con la frase "clean living under difficult circumstances" (vivere in modo pulito anche se in condizioni difficili) Credo che questa frase possa ben definire lo spirito dei mods di oggi, in particolare in una città tentacolare come Roma: andare avanti nella ricerca della perfezione senza occuparsi di quello che pensano gli altri; distinguersi sia dal punto di vista estetico che comportamentale dalla massa omologata
Cosa comporta essere un mod nel 2003?
L'essenza dello stile mod non può essere circoscritta a un determinato spazio temporale. E' vero che certi anni '60 (non tutti) sono una fonte di ispirazione fondamentale e irrinunciabile per ogni mod, ma concetti come stile e originalità sono altrettanto attuali ai giorni nostri, forse anche di più che allora. Essere mod, come lo intendo io, nel Duemila vuol dire ascoltare la migliore musica mai prodotta (generi che sono alla radice del 99% della musica contemporanea e che oggi si continuano ad imitare, ma senza mai raggiungere quei livelli di perfezione raggiunti negli anni '60), vestire in modo più curato possibile (e nei primi anni '60 i mods riuscirono a raggiungere livelli ineguagliati di eleganza e stile che ancora oggi vengono presi a riferimento non solo dai mods). Inoltre, vivere nel Duemila mi permette di avere una più ampia scelta sia nell'abbigliamento che nel campo della musica, cosa che i mods originali a quel tempo non avevano. Se un capo moderno rientra nei miei canoni di elegante non ho problemi a indossarlo. Se un certo tipo di musica moderna ha quelle caratteristiche che cerco la ascolto senza problemi. Sta all'individuo avere la capacità di capire quali sono le cose "moderne" che rientrano dentro i canoni estetici mod. Il problema è che al giorno d'oggi è estremamente difficile trovare roba moderna "stimolante" e quindi per forza di cose lo sguardo si volge a un periodo particolarmente fertile nel contesto dello "stile".
Ci possiamo rifare al titolo del nostro articolo: perché i tuoi abiti diventano uno stile di vita?
Gli abiti (ma allo stesso modo il mio scooter, il mio taglio di capelli, la musica che ascolto, i libri che leggo, le cose che faccio) rappresentano uno strumento, un mezzo, per affermare il mio stile che vuole essere individuale e unico. Chi mette qualcosa SOLO perché ha una certa marca (ad esempio Fred Perry, Lonsdale, Ben Sherman, marche normalmente associate ai mods), difficilmente può essere considerato un mod. Il dettaglio e' tutto! Purtroppo anche oggi molta gente nell'ambito mod è troppo pigra mentalmente per riuscire a superare lo stereotipo del vestire mod, vestendo senza originalità, senza ricerca del dettaglio e di uno stile personale.
Abbiamo sentito parlare di feste e raduni, ma cosa fate effettivamente in questi incontri, e che musica ascoltate?
I raduni mod sono degli eventi autorganizzati in cui mods di diverse realtà cittadine si riuniscono in un posto stabilito per incontrarsi e per stringere amicizie. Normalmente gli organizzatori predispongono per il pomeriggio un incontro al pub (con musica mod come sottofondo ed eventualmente con stand in cui si vendono vestiti, dischi e quant'altro possa interessare) magari associato ad una scooterata nei dintorni, mentre la sera si affitta una discoteca dove si fanno suonare gruppi musicali della scena o dove i djs mettono i dischi (rigorosamente in vinile) coprendo lo spettro dei generi musicali mod, prevalentemente degli anni '60 (jazz, r&b, soul, beat, ska, etc). Solitamente questi raduni sono riservati ai soli mods con selezione all'ingresso (spesso sono vietati esplicitamente anfibi, scarpe da ginnastica e abbigliamento paramilitare per evitare l'arrivo di guastafeste). Il più grande raduno in Italia (e in Europa) è quello, ormai tradizionale (da più di 15 anni), di Rimini a Pasqua dove circa un migliaio di mods da tutta Italia ed Europa si incontrano in una tre giorni di musica, stile e divertimento.
Secondo te che differenza c'è tra progresso e modernismo?
Cazzo che domanda!! Provo a dare una mia umile interpretazione. Il mod tende a raggiungere un tipo di perfezione individuale, non universale come il concetto di "progresso" solitamente implica. Non importa che tutti siano i migliori, ma solo quelli che se lo meritano tramite impegno e dedizione!! Il mod prende tutto quello che la società moderna offre e lo assimila secondo i propri usi. Originalità e stile sono gli unici criteri che guidano la sua azione.

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Re: DA LEGGERE TUTTO

Messaggioda attakplace il ven nov 28, 2003 6:27 pm

Ciumpo_Supernova ha scritto:Stile Mod

Lo stile mod nasce sul finire degli anni 50 a Londra, quando ragazzi e ragazze cominciarono a usare questo termine per descrivere la loro scena. La parola è un'abbreviazione di modernists, ovvero i fans del cool o modern jazz, che nei primi anni '50 avevano sviluppato uno stile nel vestire sobrio, raramente sgargiante e fortemente elegante fino all'ultimo dettaglio, ispirato all'Ivy League look, ovvero al modo di vestire nelle più prestigiose università americane: camicie botton-down, giacche tre bottoni con revere stretti, pantaloni senza pences, cravattini fini, mocassini o brogues. I mods presero ispirazione da questo look e ci misero del loro prendendo influenze da tutto ciò che arrivava di nuovo dal continente Europeo (soprattutto dall'Italia e dalla Francia, in quel periodo all'avanguardia nella moda): polo, maglie, scarpe, scooters, tagli di capelli, erano tutti mezzi per creare il cosiddetto "total look", ovvero un'immagine nel complesso coerente ed elegante, del tutto distinta al modo di vestire della massa omologata, ma non per questo sgargiante o di cattivo gusto. Il tentativo di differenziarsi dagli altri era continuo e come conseguenza, il look dei mods era in continua evoluzione. Seguendo il paradigma "Adopt, Adapt, Improve" (adotta, adatta, migliora) i mods prendevano spunto dai diversi input che la società consumistica del periodo, in pieno boom, gli offriva e li facevano propri reinterpretandoli in modo personale senza mai essere troppo influenzati da mode effimere, ma al contrario creandole. I capi d'abbigliamento cambiavano in maniera vertiginosa, mantenendo comunque sempre un'ottica minimalista: indumenti funzionali all'uso (ad esempio parka usato esclusivamente per proteggere dalle intemperie girando in scooter) e colori poco sgargianti. Ciò che era "in" un giorno, poteva essere "out" la settimana successiva.
La filosofia mod era proprio questo: prendere tutto il meglio che la società offriva, non per seguire passivamente una moda, ma per puntare alla continua ricerca di una perfezione estetica (ma non solo estetica, anche comportamentale) individuale. Il fenomeno mod nacque subito come stile elitario, solo coloro che avevano la costanza e la voglia di mantenere uno stile impeccabile erano accettati nel ristretto mondo underground dei mods, costituito da un circuito di locali (dove si ascoltava un certo tipo di musica non ancora commerciale: jazz, soul, r&b e ska jamaicano) sconosciuto ai più. Non era una questione di chi aveva più soldi, ma di chi maggiormente possedeva doti come originalità, gusto e inventiva. Il fenomeno mod fu trasversale alla società londinese, tradizionalmente molto chiusa tra le diverse classi sociali: essendo una questione di stile, esponenti della working class non avevano niente da invidiare ai loro corrispettivi dell'upper class ed il rispetto degli altri mods si acquisiva indipendentemente dal proprio conto in banca. La musica era un aspetto fondamentale per ogni mod e solo chi aveva la voglia e il gusto di ricercare la musica più oscura era degno di far parte dei questa setta.




Quando verso il 1964 i media scoprirono questo fenomeno sotterraneo, il fenomeno perse molte delle sue caratteristiche fondamentali, soprattutto la sua qualità di fenomeno elitario. Tantissimi adolescenti cominciarono a definirsi mod, ma la massa determinò la conseguente morte di questo fenomeno. I mods divennero un fenomeno nazionale con programmi televisivi (Ready Steady Go), gruppi musicali mod (Who, Small Faces, Action) e soprattutto con gli scontri nelle località marittime contro i rockers, considerati da questi giovani mods diversi e troppo lontani da quell'ideale di stile (estetico e comportamentale) cui loro tendevano. Con i mods divenuti un fenomeno "mediatico" da baraccone, gli ispiratori originali dello stile smisero di appellarsi mods, e preferirono definirsi "stylists", per differenziarsi dai ragazzini che avevano inflazionato la parola "mod". Verso il 1966, gli unici rimasti a portare avanti la bandiera dello stile mod, oltre a questa elite di "stylists" in incognito, era una nuova generazione di giovani che nell'underground delle periferie delle varie città inglesi si costituirono in gangs di quartiere e si definirono "hard mods". Il loro look era molto più spartano dei mods originali e molto più casual e da strada (a parte le serate dove ci si sforzava di mantenere alti standards di eleganza e stile). La musica prediletta era quella jamaicana e quella soul, mentre veniva vista con fastidio la musica fatta da gruppi (soprattutto inglesi) che ancora si definivano mods, ma che sia dal punto di vista estetico (vestiti sempre più sgargianti e colorati, capelli sempre più lunghi) che comportamentale (uso di droghe pesanti, atteggiamento sempre più trasandato) si erano allontanati dallo spirito originario del movimento mod e che in seguito diedero vita al fenomeno hippy.
Il fenomeno mod ebbe una fase di rinascita sul finire degli anni '70, quando un revival telecomandato dall'uscita del film Quadrophenia e da gruppi punk che erano stati influenzati dall'esperienza mod (Jam, Secret Affair, Purple Hearts) diedero il via ad un fenomeno di massa che durò l'arco di due stagioni. Gran parte dei revivalisti erano a digiuno delle vere origini dello stile e presto abbandonarono il tutto, per seguire qualche nuova moda. Questo revival ebbe comunque l'effetto di ridare impulso a una nuova generazione di mods, che erano rimasti anche dopo che la moda si era sgonfiata e nonostante venissero derisi dalla stampa come fenomeno anacronistico. Decimati in numero, i mods negli anni '80 cominciarono a ricercare la vera essenza dello spirito delle origini e diedero vita a un circuito sotterraneo, autogestito e lontano dai riflettori, che bene o male è sopravvissuto ai giorni nostri.




Il fenomeno mod quindi non e' scomparso anzi si è diffuso in tutto il mondo. Anche a Roma ci sono ragazzi e ragazze che, prendendo ispirazione dallo spirito dei primi mods originali, tengono fede a una filosofia oramai quasi cinquantennale, interpretandola secondo le esigenze attuali. Da più di venti anni il punto di incontro e' Piazza Capranica, dove mods dai diversi quartieri della capitale si incontrano, organizzano feste e altre attività, rimanendo invisibili ai più ma sorprendentemente sempre presenti nel corso degli anni. Per voi abbiamo intervistato uno di loro:
Cosa significa per te la parola mods?
C'è stato chi ha definito la filosofia mod con la frase "clean living under difficult circumstances" (vivere in modo pulito anche se in condizioni difficili) Credo che questa frase possa ben definire lo spirito dei mods di oggi, in particolare in una città tentacolare come Roma: andare avanti nella ricerca della perfezione senza occuparsi di quello che pensano gli altri; distinguersi sia dal punto di vista estetico che comportamentale dalla massa omologata
Cosa comporta essere un mod nel 2003?
L'essenza dello stile mod non può essere circoscritta a un determinato spazio temporale. E' vero che certi anni '60 (non tutti) sono una fonte di ispirazione fondamentale e irrinunciabile per ogni mod, ma concetti come stile e originalità sono altrettanto attuali ai giorni nostri, forse anche di più che allora. Essere mod, come lo intendo io, nel Duemila vuol dire ascoltare la migliore musica mai prodotta (generi che sono alla radice del 99% della musica contemporanea e che oggi si continuano ad imitare, ma senza mai raggiungere quei livelli di perfezione raggiunti negli anni '60), vestire in modo più curato possibile (e nei primi anni '60 i mods riuscirono a raggiungere livelli ineguagliati di eleganza e stile che ancora oggi vengono presi a riferimento non solo dai mods). Inoltre, vivere nel Duemila mi permette di avere una più ampia scelta sia nell'abbigliamento che nel campo della musica, cosa che i mods originali a quel tempo non avevano. Se un capo moderno rientra nei miei canoni di elegante non ho problemi a indossarlo. Se un certo tipo di musica moderna ha quelle caratteristiche che cerco la ascolto senza problemi. Sta all'individuo avere la capacità di capire quali sono le cose "moderne" che rientrano dentro i canoni estetici mod. Il problema è che al giorno d'oggi è estremamente difficile trovare roba moderna "stimolante" e quindi per forza di cose lo sguardo si volge a un periodo particolarmente fertile nel contesto dello "stile".
Ci possiamo rifare al titolo del nostro articolo: perché i tuoi abiti diventano uno stile di vita?
Gli abiti (ma allo stesso modo il mio scooter, il mio taglio di capelli, la musica che ascolto, i libri che leggo, le cose che faccio) rappresentano uno strumento, un mezzo, per affermare il mio stile che vuole essere individuale e unico. Chi mette qualcosa SOLO perché ha una certa marca (ad esempio Fred Perry, Lonsdale, Ben Sherman, marche normalmente associate ai mods), difficilmente può essere considerato un mod. Il dettaglio e' tutto! Purtroppo anche oggi molta gente nell'ambito mod è troppo pigra mentalmente per riuscire a superare lo stereotipo del vestire mod, vestendo senza originalità, senza ricerca del dettaglio e di uno stile personale.
Abbiamo sentito parlare di feste e raduni, ma cosa fate effettivamente in questi incontri, e che musica ascoltate?
I raduni mod sono degli eventi autorganizzati in cui mods di diverse realtà cittadine si riuniscono in un posto stabilito per incontrarsi e per stringere amicizie. Normalmente gli organizzatori predispongono per il pomeriggio un incontro al pub (con musica mod come sottofondo ed eventualmente con stand in cui si vendono vestiti, dischi e quant'altro possa interessare) magari associato ad una scooterata nei dintorni, mentre la sera si affitta una discoteca dove si fanno suonare gruppi musicali della scena o dove i djs mettono i dischi (rigorosamente in vinile) coprendo lo spettro dei generi musicali mod, prevalentemente degli anni '60 (jazz, r&b, soul, beat, ska, etc). Solitamente questi raduni sono riservati ai soli mods con selezione all'ingresso (spesso sono vietati esplicitamente anfibi, scarpe da ginnastica e abbigliamento paramilitare per evitare l'arrivo di guastafeste). Il più grande raduno in Italia (e in Europa) è quello, ormai tradizionale (da più di 15 anni), di Rimini a Pasqua dove circa un migliaio di mods da tutta Italia ed Europa si incontrano in una tre giorni di musica, stile e divertimento.
Secondo te che differenza c'è tra progresso e modernismo?
Cazzo che domanda!! Provo a dare una mia umile interpretazione. Il mod tende a raggiungere un tipo di perfezione individuale, non universale come il concetto di "progresso" solitamente implica. Non importa che tutti siano i migliori, ma solo quelli che se lo meritano tramite impegno e dedizione!! Il mod prende tutto quello che la società moderna offre e lo assimila secondo i propri usi. Originalità e stile sono gli unici criteri che guidano la sua azione.

Paola Pizzimenti


http://www.753.it/html/costume/stile_mod.htm



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Messaggioda noel85 il sab nov 29, 2003 12:35 pm

modstorino ha scritto:ah ah ah PIAZZA CAPRANICA??????

attenti ai falsi mods



In che senso? (come direbbe carlo verdone, con gli occhi all'in sù!)
"Siamo realisti, esigiamo l'impossibile." Ernesto Guevara de la Serna
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