Andate tutti affanculo
Inviato: mar nov 24, 2009 4:41 pm
è l'ultimo album degli zen circus, migliore del 2009 nel nostro paese secondo me. Qualcuno l ha ascoltato? che ne pensate? a me piacciono molto la title track, amico mio e canzone di natale...
Un vescovo, un sindaco col sigaro da mafioso e Miss Padania. E' la trinità essenziale per capire tutto il disco. Non sono, però, gli unici da mandare affanculo: ci sono anche i nati vincenti, la falsa morale, i padri che picchiano le madri, la gente di merda, gli amici che si sono arresi alla smart e non si accorgono che la moglie si scopa mezza città . I giovani che diventano vecchi senza esperienza.
Finalmente c'è qualcuno che alza la testa, in italiano e con una dialettica blasfema che non rischia mai di farsi fregare fermandosi in superficie. Anzi, va a fondo e cerca le radici di un mal governo, di un malessere, di una mala-vita che non è criminalità ma proprio vita vissuta male. E il bello è che non c'è nessuna volontà di salire sul pulpito o di ergersi su un piano diverso da ciò che si critica, il succo è proprio "vivere male, vivere tutti". Ci siamo immersi, in questa di vita di merda, e da quaggiù la cantiamo, la deridiamo, la mandiamo affanculo. Il tono è realistico e amaro: è un prendere atto e tirare una riga dritta.
Dieci canzoni, in cui finisce di tutto: gli attacchi che fanno tanto Tre Allegri Ragazzi Morti (ché lo zampino di Toffolo non è solo nell'etichetta ma anche in "Ragazza eroina"), il punk nella sua attitudine critica senza per forza diventare forza irriverente e distruttiva, suoni anni 80 toscani e anglofoni, certe chitarre acustiche che inevitabilmente sanno anche di anni 90. Il folk. Molti pezzi sono talmente ironici da essere costruiti come una canzone di chiesa, o come un salmo. Perché la presenza di riferimenti a Cristo, a Dio (che poi "se esiste, è un coglione"), a "nostro signore dei compromessi" è dappertutto. E' lo spirito del disco, una profonda verità : siamo sempre assoggettati ad un qualche dio: soldi, potere, amore, droga, feste comandate. Anche quando compare Nada in "Vuoti a perdere": un brano potente e dal buon gusto retrò. Ma quando lei corre con la voce su "maaaadreee", pensiamo a quella compagna di classe che andava a sgolarsi nel coro della chiesa. E le converse le porta ora, non nel '93 quando erano da pezzenti. A saperlo, che poi anche i pantaloni stretti non sarebbero stati più da froci, così come i nerd sarebbero saliti all'olimpo dei fighi.
Dieci canzoni, un po' come dieci, piccole novelle del Boccaccio: ognuna stigmatizza un comportamento, un vizio, un male. Con furbizia e precisione, e un sorrisetto d'accompagnamento. Dieci perle di saggezza, di cui si sentiva davvero il bisogno. Giudizio implicito, prospettiva che non si alza di un millimetro, "sufficit diei malitia sua": ad ogni giorno basta il suo affanno. Domani chissà , intanto oggi vediamo se Abdul li accetta lo stesso 20 euro + guanti della nonna, o se c'è qualcuno che si domanda davvero se anche i preti hanno il pene.
Amen, che Dio benedica gli Zen Circus.
* da rockol.it
Un vescovo, un sindaco col sigaro da mafioso e Miss Padania. E' la trinità essenziale per capire tutto il disco. Non sono, però, gli unici da mandare affanculo: ci sono anche i nati vincenti, la falsa morale, i padri che picchiano le madri, la gente di merda, gli amici che si sono arresi alla smart e non si accorgono che la moglie si scopa mezza città . I giovani che diventano vecchi senza esperienza.
Finalmente c'è qualcuno che alza la testa, in italiano e con una dialettica blasfema che non rischia mai di farsi fregare fermandosi in superficie. Anzi, va a fondo e cerca le radici di un mal governo, di un malessere, di una mala-vita che non è criminalità ma proprio vita vissuta male. E il bello è che non c'è nessuna volontà di salire sul pulpito o di ergersi su un piano diverso da ciò che si critica, il succo è proprio "vivere male, vivere tutti". Ci siamo immersi, in questa di vita di merda, e da quaggiù la cantiamo, la deridiamo, la mandiamo affanculo. Il tono è realistico e amaro: è un prendere atto e tirare una riga dritta.
Dieci canzoni, in cui finisce di tutto: gli attacchi che fanno tanto Tre Allegri Ragazzi Morti (ché lo zampino di Toffolo non è solo nell'etichetta ma anche in "Ragazza eroina"), il punk nella sua attitudine critica senza per forza diventare forza irriverente e distruttiva, suoni anni 80 toscani e anglofoni, certe chitarre acustiche che inevitabilmente sanno anche di anni 90. Il folk. Molti pezzi sono talmente ironici da essere costruiti come una canzone di chiesa, o come un salmo. Perché la presenza di riferimenti a Cristo, a Dio (che poi "se esiste, è un coglione"), a "nostro signore dei compromessi" è dappertutto. E' lo spirito del disco, una profonda verità : siamo sempre assoggettati ad un qualche dio: soldi, potere, amore, droga, feste comandate. Anche quando compare Nada in "Vuoti a perdere": un brano potente e dal buon gusto retrò. Ma quando lei corre con la voce su "maaaadreee", pensiamo a quella compagna di classe che andava a sgolarsi nel coro della chiesa. E le converse le porta ora, non nel '93 quando erano da pezzenti. A saperlo, che poi anche i pantaloni stretti non sarebbero stati più da froci, così come i nerd sarebbero saliti all'olimpo dei fighi.
Dieci canzoni, un po' come dieci, piccole novelle del Boccaccio: ognuna stigmatizza un comportamento, un vizio, un male. Con furbizia e precisione, e un sorrisetto d'accompagnamento. Dieci perle di saggezza, di cui si sentiva davvero il bisogno. Giudizio implicito, prospettiva che non si alza di un millimetro, "sufficit diei malitia sua": ad ogni giorno basta il suo affanno. Domani chissà , intanto oggi vediamo se Abdul li accetta lo stesso 20 euro + guanti della nonna, o se c'è qualcuno che si domanda davvero se anche i preti hanno il pene.
Amen, che Dio benedica gli Zen Circus.
* da rockol.it