Muse live in Verona 16.07 & Firenze 30.05
Inviato: sab feb 10, 2007 11:33 amManca solo l'annuncio ufficiale.
Edit, confermato
.
In concerto. Come avevamo già preannunciato, la prossima estate si prospetta ricca di grandi nomi italiani e internazionali
L’Arena con le «stelle» del rock
In attesa del bis di Zucchero a settembre, l’11 giugno i Who e il 16 luglio i Muse
Le due band inglesi saranno ospiti del 2° «Verona Music Festival». Potrebbero esserci altre sorprese: da Stevie Wonder a Patti Smith
L’anno scorso, alla sua prima edizione, il Verona Music Festival, promosso dall’assessorato allo Spettacolo del Comune in collaborazione con la Fondazione Arena, aveva portato nell’anfiteatro romano nell’ordine gli Eagles, la splendida coppia Mark Knopfler & Emmylou Harris, e Roger Waters. Per la seconda edizione, quella del 2007, è stato ufficialmente annunciato un doppio colpo grosso: in Arena arriveranno addirittura The Who, lunedì 11 giugno, e i Muse, uno dei gruppi più trendy della scena mondiale, lunedì 16 luglio.
Questi i due nomi sicuri ma, come ci spiega Giampaolo Savorelli, direttore artistico dell’Estate Teatrale, altro sta bollendo in pentola: «Stiamo lavorando, e senz’altro Verona Music Festival si arricchirà ulteriormente. Potrebbe essere un altro grande nome in Arena, ma stiamo trattando anche per altri artisti per i quali il Teatro Romano sarebbe la sede ideale. Sono sicuri, invece, due concerti in Arena per Zucchero, nell’ambito della programmazione di settembre, estranea al Verona Music Festival: si svolgeranno prima delle già previste repliche del Giulietta e Romeo di Riccardo Cocciante».
Il grande, grandissimo botto, che L’Arena aveva già preannunciato lo scorso 10 gennaio, naturalmente, è il concerto degli Who, una delle massime rock band della storia, tra quelle pochissime che tutto il "popolo del rock" considera irrinunciabile punto di riferimento. È vero che oggi, della storica formazione nata nel 1964, quella che infuocò per mesi il mitico Marquee londinese a Soho, rimangono soltanto "The Two", ovvero "il cervello" Pete Townshend, sempre più principale leader del marchio Who, e il cantante Roger Daltrey, idolo delle fans nonché irrefrenabile voce e front-man.
I due Who scomparsi, il batterista Keith Moon e il bassista John Entwistle, erano ingredienti insostituibili nell’incredibile "macchina rock" che, soprattutto dal vivo, ha sempre avuto pochi rivali, ma va detto che gli attuali musicisti accanto a Townshend e Daltrey non sono affatto male, basti dire del bassista Pino Palladino e del batterista Zak Starkey (figlio di Ringo Starr dei Beatles che, tecnicamente, è considerato superiore al padre).
Trattandosi di un gruppo, come The Who, tornato a incidere un disco nel 2006 a distanza di 24 anni dal precedente, qualche riserva sulla freschezza della band è naturale, ed è difficile potersi attendere quell’irraggiungibile cocktail di qualità delle canzoni e straripante potenza che ha reso unica la classicità rock del quartetto. Un gruppo che ha consegnato all’epopea rock un nutrito stuolo di pietre miliari (dall’inno My Generation del 1965, vero "manifesto" dei giorni gloriosi dei Mods e di Carnaby Street, a una complessa opera come Tommy) e, appunto, di indimenticabili show (basterebbe ricordare la loro presenza ai tre grandi festival di Monterey, Isola di Wight e Woodstock). L’ultimo lavoro s’intitola Endless Wire, e se la critica non ha potuto fare a meno di sottolineare qualche calo vocale di Daltrey, è arrivato comunque ancora il plauso alla creatività di Townshend. E poi, insomma, un concerto degli Who rimane comunque uno dei veri, pochi eventi mondiale, imperdibile.
L’ultima generazione rock ha eletto già da qualche anno a celebrità mondiale i Muse di Matthew Bellamy, in Arena il 16 luglio. Black Holes and Revelations, ultima fatica del trio inglese, ha confermato le "cosmiche" ambizioni di Bellamy e compagni, la loro propensione ad una grandiosità espressiva e stilistica oggi divenuta merce rara nel mondo del rock. Se agli esordi i Muse sembravano un po’ una copia più sbiadita dei Radiohead, negli anni successivi hanno progressivamente imposto tutta la loro personalità .
Fin qui le certezze. Ma ci sarà senz’altro un altro concerto areniano, come ormai da tradizione, nell’ambito di "Verona Jazz" (potrebbe essere Stevie Wonder). E l’estate, nelle intenzioni di Eventi, potrebbe portare a Verona e dintorni Franco Battiato, Van Morrison, Patti Smith, Tiziano Ferro. Intanto venerdì 23 febbraio, con i Tannahill Weavers al Teatro Camploy, partirà la rassegna "Orizzonti musicali", sempre organizzata dall’assessorato allo Spettacolo, che presenterà al Filarmonico Fiorella Mannoia (il 26 febbraio), e Joan Baez il 26 marzo.
Beppe Montresor
Edit, confermato
.
In concerto. Come avevamo già preannunciato, la prossima estate si prospetta ricca di grandi nomi italiani e internazionali
L’Arena con le «stelle» del rock
In attesa del bis di Zucchero a settembre, l’11 giugno i Who e il 16 luglio i Muse
Le due band inglesi saranno ospiti del 2° «Verona Music Festival». Potrebbero esserci altre sorprese: da Stevie Wonder a Patti Smith
L’anno scorso, alla sua prima edizione, il Verona Music Festival, promosso dall’assessorato allo Spettacolo del Comune in collaborazione con la Fondazione Arena, aveva portato nell’anfiteatro romano nell’ordine gli Eagles, la splendida coppia Mark Knopfler & Emmylou Harris, e Roger Waters. Per la seconda edizione, quella del 2007, è stato ufficialmente annunciato un doppio colpo grosso: in Arena arriveranno addirittura The Who, lunedì 11 giugno, e i Muse, uno dei gruppi più trendy della scena mondiale, lunedì 16 luglio.
Questi i due nomi sicuri ma, come ci spiega Giampaolo Savorelli, direttore artistico dell’Estate Teatrale, altro sta bollendo in pentola: «Stiamo lavorando, e senz’altro Verona Music Festival si arricchirà ulteriormente. Potrebbe essere un altro grande nome in Arena, ma stiamo trattando anche per altri artisti per i quali il Teatro Romano sarebbe la sede ideale. Sono sicuri, invece, due concerti in Arena per Zucchero, nell’ambito della programmazione di settembre, estranea al Verona Music Festival: si svolgeranno prima delle già previste repliche del Giulietta e Romeo di Riccardo Cocciante».
Il grande, grandissimo botto, che L’Arena aveva già preannunciato lo scorso 10 gennaio, naturalmente, è il concerto degli Who, una delle massime rock band della storia, tra quelle pochissime che tutto il "popolo del rock" considera irrinunciabile punto di riferimento. È vero che oggi, della storica formazione nata nel 1964, quella che infuocò per mesi il mitico Marquee londinese a Soho, rimangono soltanto "The Two", ovvero "il cervello" Pete Townshend, sempre più principale leader del marchio Who, e il cantante Roger Daltrey, idolo delle fans nonché irrefrenabile voce e front-man.
I due Who scomparsi, il batterista Keith Moon e il bassista John Entwistle, erano ingredienti insostituibili nell’incredibile "macchina rock" che, soprattutto dal vivo, ha sempre avuto pochi rivali, ma va detto che gli attuali musicisti accanto a Townshend e Daltrey non sono affatto male, basti dire del bassista Pino Palladino e del batterista Zak Starkey (figlio di Ringo Starr dei Beatles che, tecnicamente, è considerato superiore al padre).
Trattandosi di un gruppo, come The Who, tornato a incidere un disco nel 2006 a distanza di 24 anni dal precedente, qualche riserva sulla freschezza della band è naturale, ed è difficile potersi attendere quell’irraggiungibile cocktail di qualità delle canzoni e straripante potenza che ha reso unica la classicità rock del quartetto. Un gruppo che ha consegnato all’epopea rock un nutrito stuolo di pietre miliari (dall’inno My Generation del 1965, vero "manifesto" dei giorni gloriosi dei Mods e di Carnaby Street, a una complessa opera come Tommy) e, appunto, di indimenticabili show (basterebbe ricordare la loro presenza ai tre grandi festival di Monterey, Isola di Wight e Woodstock). L’ultimo lavoro s’intitola Endless Wire, e se la critica non ha potuto fare a meno di sottolineare qualche calo vocale di Daltrey, è arrivato comunque ancora il plauso alla creatività di Townshend. E poi, insomma, un concerto degli Who rimane comunque uno dei veri, pochi eventi mondiale, imperdibile.
L’ultima generazione rock ha eletto già da qualche anno a celebrità mondiale i Muse di Matthew Bellamy, in Arena il 16 luglio. Black Holes and Revelations, ultima fatica del trio inglese, ha confermato le "cosmiche" ambizioni di Bellamy e compagni, la loro propensione ad una grandiosità espressiva e stilistica oggi divenuta merce rara nel mondo del rock. Se agli esordi i Muse sembravano un po’ una copia più sbiadita dei Radiohead, negli anni successivi hanno progressivamente imposto tutta la loro personalità .
Fin qui le certezze. Ma ci sarà senz’altro un altro concerto areniano, come ormai da tradizione, nell’ambito di "Verona Jazz" (potrebbe essere Stevie Wonder). E l’estate, nelle intenzioni di Eventi, potrebbe portare a Verona e dintorni Franco Battiato, Van Morrison, Patti Smith, Tiziano Ferro. Intanto venerdì 23 febbraio, con i Tannahill Weavers al Teatro Camploy, partirà la rassegna "Orizzonti musicali", sempre organizzata dall’assessorato allo Spettacolo, che presenterà al Filarmonico Fiorella Mannoia (il 26 febbraio), e Joan Baez il 26 marzo.
Beppe Montresor
