Solo_Gallagher ha scritto:Il giovane cantante in gara all’Ariston: «Renato è stato paterno»
Groff: a Sanremo con l’aiuto di Zero
CHITARRA Daniele Groff, 30 anni
Odiava la musica pop, voleva fare il direttore d’orchestra, e ora si trova nel tempio della canzonetta. Un bel contrappasso per Daniele Groff, 30 anni da Trento, in gara al Festival di Sanremo con «Sei un miracolo». All’Ariston l’orchestra comunque ci sarà . «E ci ho lavorato anche per il mio nuovo album "Mi accordo" (esce il 5 marzo ndr ): è stata una piccola rivincita. Ho notato che in quei musicisti c’era una forma di rispetto nei miei confronti, hanno capito che avevo studiato», dice. A proposito di rispetto, Groff si è guadagnato anche quello di Renato Zero che per «Mi accordo» gli ha regalato le parole di «Pensa a te». Anzi di più, anche il titolo dell’album è di Renato che si è appassionato al progetto, dopo aver incrociato Daniele ai Forum Studios di Roma: «Conoscevo il personaggio e le canzoni, ma l’ho scoperto come persona - dice l’allievo -. Mi ha strabiliato con il suo talento, la sua istintualità : è un creativo che guarda sempre al cuore, alla sostanza, all’umanità . Con me è stato molto paterno. Il testo è un incoraggiamento valido per tutti, a qualsiasi età , a volersi bene».
Groff si racconta così: «Ho fatto il Conservatorio, il mio modello era Leonard Bernstein, e per la musica avevo messo da parte anche gli amici. Poi, a 17 anni, una ragazza mi ha fatto sentire James Taylor e mi ha aperto una porta. Ho scoperto che con il pop potevo esprimere me stesso, le mie debolezze e uscire dall’idea di perfezione della classica dove c’è uno snobismo sbagliato verso l’altra musica». Dopo James Taylor una seconda «botta»: il grunge di Nirvana e Pearl Jam, quindi i Beatles. Il colpo finale è un viaggio. A 19 anni Daniele prende la moto, una vecchia Bmw di papà , e va in Inghilterra: «Lì ho iniziato a scrivere le mie prime canzoni con una vecchia chitarra acustica che ho ancora e che vorrei portare con me sul palco di Sanremo».
E Londra gli è rimasta nel cuore. Tanto che agli esordi lo avevano definito un clone degli Oasis: «Non mi ha dato fastidio, perché amavo quel genere e quel mondo. Però era un paragone più di sonorità che di atteggiamento». Nel ’98, sull’onda del brit pop, si fa conoscere con «Daisy», l’anno dopo va a Sanremo con «Adesso» e il suo album d’esordio vende 60 mila copie. Nel 2000 esce «Bit» e ora il terzo episodio. L’Inghilterra c’è ancora: non solo nei suoni ma anche nei testi. Cinque sono in inglese: «Si lega naturalmente alle mie canzoni, non è un vezzo. Sembra che uno utilizzi l’inglese per essere più "figo": è un errore, ci aiuterebbe invece a portare i nostri dischi fuori dai confini».
Andrea Laffranchi
FONTE: CORRIERE DELLA SERA
E' un grande Groff... e sono sicuro che non deluderà !