05 Marzo 2009
Recensione Rhaianuledada (Songs To Sissy) - L'isola che non c'era
L’amore che era un cane dall’inferno diventa uno scoiattolo svegliato dalle prime luci dell’inverno in disgelo. C’è un forte senso di rinascita nel secondo disco di Fabio Parrinello alias Black Eyed Dog a due anni dal precedente “Love is a dog from hellâ€. Un ricominciare (di nuovo) all’insegna di quell’amore che un tempo lo aveva morso fino allo sfinimento e che oggi diventa legna da ardere, tepore rasserenante, per undici canzoni sì chiaroscurali, ma di quando è il buio a lasciare finalmente il posto alla luce e non il contrario. Il folk americano in zona Will Oldham e Devendra Banhart, principale fonte d’ispirazione dell’ottimo esordio, lascia spazio ad episodi maggiormente pop, che tuttavia non vengono mai meno a quell’essenzialità e a quella malinconia di fondo marchio di fabbrica di una scrittura ad alto tasso emozionale che fa un passo, proprio uno solo, ma in avanti. Dunque eccoli questi undici Rhaianuledada – ti amo nella lingua inventata da Fabio e dalla sua Sissy, a cui il tutto è dedicato – cantati dalla sua voce odorante fumo e legno. La magnifica apertura di Roses che smaschera definitivamente sospettate doti da crooner folk e riprende con esiti meno didascalici che in passato quella vena europeista (vedi fisarmonica "alla parigina") cara a tanti cantori neofolk d’oltreoceano. Il bozzetto Oldham con ruota di bicicletta (?) su acustica ad aggiungere dolcezza a dolcezza di All 4 you. La dichiarazione d’amore da mulo innamorato di Honeysuckle Gal che richiama Banhart e Waits in uno stupendo miscuglio di testardaggine equina, mandolini scalcagnati e clarini da circo alcolico. Una Angel Eyes che alla parentela con Nick Drake aggiunge l’intimismo dell’Eddie Vedder di “Into The Wildâ€. Infine, e soprattutto, le tante pop-ballad al pianoforte (Salinas, Bullet Proof, Drink Me, I got you in, The way to my heart, Daly Suicide, Lazy B.,) che con pochi accordi evocativi e qualche ricamo di archi, elettronica, armonica e chitarre ci piegano piano piano le ginocchia, lasciandoci alla fine a terra, stupiti e in subbuglio, di fronte all’opera di una persona che grazie all’amore è semplicemente tornata alla vita.
Luca Barachetti
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05 Marzo 2009
Recensione Rhaianuledada (Songs To Sissy) - Rockit
Spesso e prezioso. Lirico e intenso. Visionario, nella maniera più concreta che conoscete. Lo aspettavamo, Black Eyed Dog, da quando ci aveva incantato con il precedente "Love is a dog from hell", da quando ci aveva davvero fatto toccare l'inferno con mano. Ora ci porta dritti in paradiso, e lo fa con quella grazia che hanno ormai in pochi.
Queste, signori, sono canzoni d'amore: anche le precedenti lo erano, ma stavolta c'è uno slancio particolare verso il bello. Uno slancio con pochi fili appesi dietro, che non nascono da mille situazioni pregresse e troppo complicate. C'è ben poco da sistemare, dietro: c'è solo da guardare avanti. Un esempio su tutti, "I got you in". Ricordo bene la prima volta che ti ho visto, e allora I got you in, marry me: in tre minuti e undici secondi all the beautiful girls - and boys - can all go to hell. Senza indecisioni, senza dietrologie: Black Eyed Dog mette a nudo tutto, emozioni pensieri decisioni e anima. Sa che verrà paragonato a Tom Waits, al "suo" Nick Drake, a tanti altri dei cantautori più introspettivi, viscerali, folk: lo sa e non lo nasconde. Sa anche che qualcuno troverà qua e là pezzi di Seattle. Ma gioca a carte scoperte, con l'onestà di chi, comunque vada, porta a casa qualcosa che sente suo fino all'ultima nota.
E allora questo è un disco spesso, dicevamo, perché può permettersi di sporcare la voce fin dove vuole, senza che ci siano spigoli. Visionario, perché anche solo un pezzo come "Honeysuckle Gal" non può non farci visualizzare uno strano personaggio al piano, inquietante e ossessivo, ma che non fa più paura. Poi torna lirico, certo: si sente la brezza del mare, ci si immaginano orme lasciate sulla sabbia; si cantano gli occhi di un angelo e arriva l'armonica.
Un disco morbido, che si muove da solo in maniera organica, srotolando emozioni da ogni lato lo si guardi, e ascolti. Andrebbero sperimentati tutti, questi lati. Perché di ascolti, queste canzoni per Sissy, ne meritano davvero tanti.
Sara Scheggia
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05 Marzo 2009
Recensione Rhaianuledada (Songs To Sissy) - Audiodrome
La forza che deriva dall’innamorarsi ed essere ricambiati è tremenda. Ok, non siete finiti nel posto sbagliato e non si parla di vecchie hit di Paolo Vallesi. È solo che lo spunto per ogni singola nota o verso del nuovo lavoro di Fabio Parrinello aka Black Eyed Dog è totalmente dovuto a ciò che accade quando una relazione inizia, al contrario del precedente Love Is A Dog From Hell, che riguardava la fine amara e misera dell’amore. Disco che incontrò parecchi consensi, grazie alla splendida voce di Fabio e alla capacità di scrivere canzoni con piglio personale, rappresentando la migliore tradizione di eroi dell’indie rock folk americano, quali Conor Oberst, Bill Callahan e Will Oldham. Il nume tutelare è ancora Nick Drake, ma in questo Rhaianuledada Fabio riesce ad affrancarsi maggiormente da lui e dai “miti†citati poco su, riuscendo nel contempo a non risultare per niente smielato o sdolcinato. Pericolo non da poco, dato l’argomento trattato. “Roses†dà il via al tributo con un’atmosfera jazzy/blues da locanda parigina di fine secolo, con tanto di Fabio in veste di crooner e assolo di fisarmonica. “Salina’s†è la prima torch song di gran valore che si incontra, impreziosita da lievi incursioni di clarinetto, “All 4 You†a dispetto del titolo da hip hop da quattro soldi, è un riuscito incontro tra i mood sonori di Tim Buckley e Drake, “Honeysuckle Gal†è ciò che oggi si può definire weird folk, con ancora il clarinetto a stemperare l’aria malsana che vi si respira.“Bullet Proof†è la seconda torch song ancor più intensa e da pelle d’oca di “Salina’sâ€, la drammatica e carnale “Drink Me†conduce ai delicati intrecci acustici piano/chitarra di “I Got You Inâ€, “The Way To My Heart†segna un ulteriore punto per la capacità di Fabio di mettere insieme canzoni principalmente solo piano e voce all’altezza dell’Antony più ispirato. Fortunatamente “Daly Suicideâ€, la mesta “Lazy.B†e la classica Drake tune “Angel Eyes†mantengono alta la qualità compositiva, rendendo il secondo disco di mr. Black Eyed Dog una delle migliori uscite italiane di inizio 2009.
Giampaolo Cristofaro
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05 Marzo 2009
Recensione Rhaianuledada (Songs To Sissy) - La Scena
Fabio Parrinello, alias Black Eyed Dog, ci riprova, e anche questa volta ottiene ottimi risultati. A quasi due anni di distanza dal promettente esordio “Love is a dog from hellâ€, l’artista varesino, di stanza a Palermo, dà alle stampe il suo secondo lavoro, continuando a celarsi dietro il nickname preso in prestito da un brano di Nick Drake. La differenza principale tra i due dischi, sta proprio nella graduale emancipazione che Parrinello sta maturando rispetto allo stesso Drake, dimostrando una maturità non comune a tanti suoi colleghi coetanei.
I suoi orizzonti si sono allargati e il suo stile si è affinato, incentrato su ballate introspettive, più o meno con matrice blues, ma non più malinconiche, dato che se l’esordio scaturiva da una cocente delusione amorosa, questo lavoro, al contrario, è l’espressione di un innamoramento. Tuttavia, resta immutato il suo stile minimale con i brani strutturati su pochissimi strumenti, quasi tutti con chitarra e/o piano, talvolta impreziositi da un clarinetto (Salina’s e Honeysuckle Gal) o da un violino (Drink me). Gli ambienti che il Nostro riesce a ricreare sono gli stessi di Smog, Bright Eyes, Bartòk, Nick Cave (Roses), Black Heart Procession e Leonard Coen ( Angel eyes).
Vittorio Lannutti