da fuckin'inthebushes il ven ago 05, 2005 4:25 pm
Reggina, che guaio
L'Agenzia delle Entrate di Roma ha stabilito che le fideiussioni presentate dal presidente Foti per i debiti col fisco siano state emesse da un "soggetto non legittimato"
Il presidente Lillo Foti. ApREGGIO CALABRIA, 5 agosto 2005 - La Reggina ha debiti col fisco per oltre quindici milioni di euro e in più dovrà pagare una multa di quasi tre milioni. Totale: diciotto milioni e passa. Sulla Reggina e su altre squadre di serie A che navigano in agitate acque finanziarie, «indaga» da tempo l’onorevole Daniele Molgora, sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, deputato della Lega. Il 3 agosto Marco Di Capua, direttore centrale del dipartimento Accertamento dell’Agenzia delle entrate, in pratica il capo degli 007 del fisco, per dirla con linguaggio comprensibile a tutti, ha così risposto a una richiesta di chiarimenti da parte dell’onorevole Molgora: «(...) si comunica che Reggina Calcio spa, a garanzia della richiesta di dilazione di pagamento del debito erariale iscritto a ruolo ai sensi dell’art.19 del D.p.r n. 602 del 1973, presentata in data 28.04.2005 ed integrata il successivo 23.06.05, ha esibito n. 3 garanzie fideiussorie rilasciate dalla San Remo spa cod. fiscale 07104431007, con sede in Genova, via XX Settembre 20, soggetto non legittimato al rilascio della garanzia prevista dal richiamato art. 19, non essendo né una Banca né una Impresa di assicurazioni autorizzata all’esercizio del ramo cauzioni».
La lettera è protocollata. Sul tema la federcalcio era intervenuta il 1° agosto con un asciutto comunicato: «In merito a notizie stampa apparse sulla posizione della Reggina Calcio, la Figc rende noto che la Società in data 29 giugno 2005 ha depositato presso la Covisoc una dichiarazione dell’Agenzia delle Entrate di Reggio Calabria con allegato i piani di ammortamento del debito erariale della Società ». Da questa nota si evince che la Reggina, per ottenere l’accesso alla serie A, ha presentato un documento dell’ufficio di Reggio delle Agenzia delle Entrate, «carta» sconfessata in seguito dalla Direzione centrale di Roma, come testimonia la lettera del dottor Di Capua all’on. Molgora: diverse valutazioni all’interno dello stesso istituto, discrepanze su cui sarebbe opportuno fare chiarezza.
Lo sviluppo dei fatti è chiaro, la conclusione limpida: la federcalcio ha iscritto la Reggina alla serie A 2005-2006 nonostante le tre fideiussioni, presentate dal club di Lillo Foti a garanzia del debito fiscale, non abbiano i requisiti di legge. In tema di dilazioni di pagamenti col fisco vige l’art. 19 del d.p.r. 29 settembre 1973, n. 602, come specificato nella missiva di Di Capua a Molgora. Al primo comma del suddetto articolo si dice: «(...) il riconoscimento di tali benefici è subordinato alla prestazione di idonea garanzia mediante polizza fideiussoria o fideiussione bancaria».
Quel che balza agli occhi, però, è altro e suona allarmante: le tre fideiussioni della Reggina, scrive il dottor Di Capua, sono state prodotte dalla San Remo spa di Genova. Caspita, a volte ritornano. La San Remo spa è la società coinvolta nello scandalo fideiussioni dell’estate del 2003. A tirarla in ballo, nell’agosto di due anni orsono, fu Ermanno Pieroni, allora presidente dell’Ancona. Il 12 agosto del 2003 Pieroni mostrò alla Gazzetta la fideiussione presentata per l’adesione al piano di rateizzazione dei contributi Enpals in arretrato. Quella garanzia era stata emessa dalla San Remo attraverso la mediazione di Luca Rigone, broker anconetano. Di recente Cristina Palaia, pubblico ministero della Procura di Roma, ha chiesto il rinvio a giudizio di Rigone proprio in relazione ai fatti del 2003.
Oltre a Rigone, Palaia ha fatto richiesta di «rinvio» per quattro persone: Amedeo Santoro (indicato come titolare per un certo periodo della Sbc, la società marchigiana che nel 2003 emise le false fideiussioni di Roma, Napoli, Cosenza, e Spal), Paolo Landi (broker romano in affari con Santoro), Gianni De Vita (commercialista, ex dirigente di squadre di calcio, intermediario tra Landi e i club implicati) e Renato Spiridigliozzi della segreteria Covisoc, la commissione di controllo della federcalcio sui bilanci delle società prima delle iscrizioni. Tra gli indagati c’era Gaetano Turchetti, ex segretario Covisoc, deceduto nel novembre 2003. Va ricordato che la giustizia sportiva aprì e chiuse la propria inchiesta perché ritenne le società parti lese.
E’ stupefacente, però, che a distanza di appena due anni un dirigente esperto come Foti, o chi per lui, vale a dire il broker a cui si è appoggiato il presidente della Reggina, si sia servito della San Remo: già nel 2003 si sospettava che dietro questa chiacchierata società ci fosse proprio Amedeo Santoro, il principale indiziato del 2003. Nell’ottobre 2003 il pm Palaia interrogò Santoro in Procura a Roma e gli chiese conto dei legami tra San Remo Spa, Intercontinentale Spa, Interfin, Europa Cauzioni (soggetti più volte legati a garanzie per società di calcio) e conti bancari riconducibili a Santoro medesimo. La banca dati delle Camere di commercio dice che la San Remo ha un capitale sociale di 5.300.000 euro. Amministratore unico è Giuseppe Campo, un signore di 69 anni, originario di Sciacca (Agrigento). Campo è il maggiore azionista con il 17,92% delle azioni. Il resto del capitale societario è frammentato fra trenta persone: Corina Mihaescu e Nicola De Benedictis capeggiano questa schiera con l’8,49% ciascuno. De Benedictis ha alle spalle un paio di infelici esperienze con altre imprese. Una curiosità : Maria Daniela Campo, nata a Sciacca, 47 anni e che si suppone essere in parentela con Giuseppe Campo, possiede l’1,89% della San Remo e in passato ha ricoperto cariche societarie (è stata amministratore unico).
Dopo la storiaccia del 2003 la stessa federcalcio ha stabilito che le fideiussioni necessarie per le iscrizioni ai campionati devono essere rilasciate da banche o da istituti assicurativi di primaria importanza e così sembrano esserci pochi dubbi: la Reggina si è rivolta a una società che pare non idonea per garanzie di tale levatura. Restano da chiarire alcuni passaggi di non secondario conto: per esempio l’o.k. dell’Agenzia dell’entrate di Reggio e i «visto, si iscriva» di Covisoc e Coavisoc, le commissioni di controllo della federcalcio. A difesa della Reggina, si è schierato l’onorevole Marco Minniti, deputato dei Ds, calabrese: «Apprendiamo — ha detto — che il sottosegretario Molgora avrebbe fornito dettagliate informazioni del suo ufficio ad una società calcistica (il Bologna, ndr) parte in causa in un contenzioso che ha già visto pronunciarsi in maniera inequivoca la Figc. (...) se venissero confermati i colloqui tra l'on. Molgora e il dott. Gazzoni, ci troveremmo di fronte ad una situazione senza precedenti»
Chi è nato a Roma, è romanista.
I laziali so' quelli de fori le mura, che ce porteno l'ova fresche e le ricotte,
e quando arriveno in città, alzano la testa e dicono: "Guarda 'nmbò che cielo limbido."