MILANO, 27 novembre 2006 - Questo non è uno scherzo. Io, Gene Gnocchi, 51 anni, nel pieno possesso o quasi delle mie facoltà mentali, chiedo che una squadra di A mi tesseri e mi faccia giocare anche solo cinque minuti prima della fine del campionato.
Sono disposto a superare qualunque test psico-fisico-attitudinale dentro e fuori dal campo. Le ragioni di questa decisione sono essenzialmente 5 e tutte di specchiata e inattaccabile levatura morale:
1. Questo calcio si prende troppo sul serio. La squadra che decidesse di farmi giocare dimostrerebbe un senso dell'ironia almeno pari a quello di Maurizio Mosca quando sostiene per l'ennesima volta che Kakà l'ha già preso l'Ascoli.
2. Questo calcio ha bisogno di un volto nuovo fuori da tutti i giochi, di uno che quando è in campo faccia dire alla gente: di sicuro non è della Gea.
3. La vittoria al Mondiale ha riportato in auge il calcio italiano, ma in Europa continuano a dire che c'è poco spettacolo: ecco, io sono l'uomo giusto.
4. Ho sempre sognato che una velina a cena, guardandomi negli occhi, dopo avermi visto in campo, mi dicesse: "Ti trovo molto attraente anche se non sapevo nemmeno che mestiere facessi".
5. Se Bettarini ha un programma in tv la domenica pomeriggio perché io, allo stesso orario, non posso giocare in serie A? Ieri a "Quelli che il calcio e…" hanno già aderito alla campagna Marcello Lippi, ex c.t. della Nazionale, Cristiano Lucarelli del Livorno e Attilio Tesser. Se vuoi dimostrarmi il tuo sostegno, o sei una società che intende ingaggiarmi o provinarmi, scrivimi a quellichegnocchi@rai.it e postagazzetta@rcs.it. Insieme possiamo cambiare.
Gene Gnocchi