F.C.Internazionale Milano, Stagione 2006/2007

Per il gioco più bello al mondo molto vicino ai fratelli Gallagher tifosi del Manchester City e per tutti gli altri Sport

Moderatori: silvietta, admin

Messaggioda Captain Strobe il mar set 05, 2006 10:20 am

Ciao, amato Giacintone
Candido Cannavò racconta l'amico, fra memorabili momenti di calcio e gli ultimi giorni di vita condivisi in ospedale
Candidò Cannavò con Giacinto Facchetti. LiveraniMILANO, 5 settembre 2006 - Me lo trovavo davanti con i suoi occhi dolcissimi, ormai cerchiati di giallo, rinsecchito ma sempre vigoroso nella sua stanchezza senza ritorno. Lo guardavo mentre lui cercava di sorridere a Giovanna e ai suoi ragazzi che non lo abbandonavano un attimo. E i pensieri volavano lontano, all’alba di un primo incontro, un’apparizione che poi sarebbe diventata amicizia: il maggio dell’Olimpico del ’61. Chi è quel giunco dalla cresta bionda che Herrera ha messo in campo contro il vecchio Ghiggia? Un ragazzo arrivato dall’oratorio di Treviglio. Alto, elegante, con una struttura ossea in attesa di muscoli adeguati che, col passare degli anni, avrebbero fatto di quello spilungone cresciuto in fretta un bronzo di Riace. Roma-Inter non era un big match, ma chissà per quale strana coincidenza io ero in tribuna, testimone diretto del battesimo di una delle più grandi figure della storia del calcio italiano e mondiale: Giacinto Facchetti.
SOLLIEVO Lo guardavo adesso sul suo lettino d’ospedale socchiudere gli occhi con il sollievo di chi trova dolce l’abbandono. Ma erano attimi. La vita lo risvegliava e lui parlava, sorrideva, magari lasciava il letto per raggiungere il bagno da solo, reggendo in mano come una bandiera l’asta di una flebo. Ed era di nuovo Facchetti, in versione estrema, in un dinamismo rallentato: ma sempre il bel Giacinto. Il giallore del corpo appariva come un’offesa alla sua immagine. Lo guardavo e pensavo a un altro maggio, quello del ’64: Inter-Real Madrid al Prater di Vienna, il trionfo dei trionfi, il favoloso equipo di Alfredo Di Stefano che s’inchina all’emergente squadrone di Herrera. E Facchetti con la coppa dei Campioni sollevata al cielo, a fianco di Angelo Moratti. Ero a pochi metri dalla scena. C’era lady Erminia con i figli. Massimo era ancora un ragazzo. Oh quanti ricordi emergono ai confini della vita di un campione d’epoca come Giacinto. E io, testimone dei più importanti, faccio mentalmente un giro del mondo per legarli all’uomo stremato, ma non vinto, che mi sta davanti ed è diventato nel tempo uno degli amici più amati della vita: lui, io, le nostre famiglie.
FEDELTA’ Biografia da leggenda: diciotto anni con la maglia dell’Inter, quindici con quella della Nazionale, capostipite ineguagliato della razza dei difensori che attaccano e segnano (78 gol), campione d’Europa con la Nazionale, vicecampione del mondo, quattro scudetti, due coppe Campioni, due Intercontinentali. E chissà quante altre cose sul filo indistruttibile della fedeltà: la sua ave Maria. Interista per vocazione quasi religiosa, presidente negli ultimi anni per mandato di Moratti. Amicizia e senso del dovere. «Conosco i miei compiti - diceva - e anche i miei limiti. Non ho fatto neanche stampare i biglietti da visita». Orgoglioso e misurato. Qualcosa non ha condiviso e ne ha discusso civilmente all’interno della società. Mai, però, ha derogato dal rispetto istituzionale. L’Inter era il suo brodo primordiale. E Massimo il suo fratellino nerazzurro. Inconcepibile per lui viverne lontano.
SILENZIO E io, quando il confine estremo della vita si avvicina, immagino che Giacinto possa ancora sollevarsi dal letto e parlare dell’ultima Inter, dopo la notte pazza della Supercoppa. E lui ne parla, gustando il fremito della clamorosa rimonta e custodendolo in quel che resta della sua coscienza. Poi cala il tempo del silenzio. E nella selva in cui viaggia la memoria, catturo un altro maggio glorioso ed emotivamente vibrante, quello del ’65. Inter-Liverpool a San Siro, c’è da rimediare alla smacco dell’andata, servono tre gol puliti, senza subirne alcuno, per andare avanti. L’uomo del destino è lui: il tiro del 3-0 scagliato da Facchetti è per l’Inter un’immagine da storia patria, il preludio alla seconda coppa Campioni consecutiva. Non si finirebbe mai di raccontare. Ma prima ancora che Giacinto chiuda gli occhi per l’ultima volta, emergono da quell’uomo sereno, sulle soglie del mistero, valori che non entrano in nessuna biografia. Lui è stato l’immagine dell’onestà: in senso totale, non solo sportivo. Lui è stato un manifesto di bellezza, vista come dono di Dio: fisica e interiore, prestigio italiano da esportare nel mondo. Lui è stato un monumento di lealtà, la sublimazione dell’agonismo: affrontando qualsiasi avversario non ha mai profittato, oltre la linea della correttezza, di quel «surplus» atletico che la natura gli aveva regalato. Il rispetto per l’uomo è stato, in campo e fuori, un comandamento della sua vita. La moglie Giovanna, forte come una quercia, i figli Barbara, Vera, Gianfelice e Luca devono esserne orgogliosi.
DOLORE Ora, di primo pomeriggio, quegli occhi dolci si sono chiusi per sempre. E nel salutare Facchetti con il dolore di un fratello penso alla slealtà del male che lo ha colpito. Lui pochi mesi fa giocava ancora a tennis. Insorge un malessere che sembra marginale. Oddio, cosa sta succedendo? La verità, la lotta, le illusioni, le bugie, la rapida fine. Sembra un tradimento, ma tutto era scritto lassù, dove il brutto vocabolo non esiste. Ciao, amato Giacintone, ci sentiamo più poveri.
Captain Strobe
 

Messaggioda tolos 86 il mar set 05, 2006 10:58 pm

ciao presidente
PANIC IS ON THE WAY

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SOFFRO OGGI PER GODERE DOMANI
admin ha scritto:
ci sono modi e modi di chiedere le cose Tolos86 ........

Il momento più bello della giornata è quando mi spoglio, mi infilo nel letto e recito la mia preghiera:
"ANDATE TUTTI A FARE IN CULO"
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tolos 86
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Messaggioda 14 il mer set 06, 2006 1:42 pm

Inter, uno spogliatoio molto caldo
Vieira punzecchia Matrix, Ibra cacciato

Sulla carta probabilmente è la squadra più forte, ma il problema dell'Inter di Mancini potrebbe venire dallo spogliatoio. Tanti campioni, ma anche con caratteri non facili da trattare. Ancora prima di iniziare, il francese Vieira ha tirato le orecchie a Materazzi ("Si scusi lui con Zidane"), mentre Ibrahimovic è stato cacciato dal ritiro della Svezia per esser rientrato in ritardo. E poi c'è sempre il tormentone Adriano.

Tanti campioni, tutti di primissimo livello, e come tali desiderosi di primeggiare, sempre. Senza dubbio un valore aggiunto per l'Inter, che sulla carta è la favorita numero uno per vincere il prossimo scudetto, ma anche una bella gatta da pelare per Roberto Mancini. Il tecnico di Jesi, infatti, avrà molto da fare per mantenere l'armonia all'interno dello spogliatoio e questo potrebbe essere il vero ostacolo ad una stagione trionfale che potrebbe portare in via Durini tutti i trofei possibili.
E le avvisaglie di questo clima caldo potrebbero già essere viste in alcuni atteggiamenti di alcuni uomini. A cominciare da due neoarrivi, entrambi provenienti dalla Juventus. Alla vigilia della sfida contro l'Italia, Vieira ha infatti punzecchiato il nuovo compagno nerazzurro Materazzi, chiedendosi perché, invece di Zidane, non possa essere lui a chiedere scusa allìex capitano dei Bleus dopo la famosa testata della finale mondiale. Una presa di posizione che si giustifica con l'accusa a Materazzi di essere un provocatore, "colpa" attribuitagli anche dalla Fifa con ben due giornate di squalifica.

Ma l'aria di nazionale deve aver fatto male anche ad Ibrahimovic che, dopo esser rientrato in ritardo nelle sede della Svezia, si è visto cacciare dal ct scandinavo Lagerback. L'ex bianconero non ha certo un carattere facile, basta chiedere a Fabio Capello o all'attuale ds Alessio Secco, che più di una volta si sono visti mandare a quel paese. E in uno spogliatoio come quello nerazzurro, dove la storia insegna che i rapporti non sono mai stati "celestiali", lo svedese rischia di perdere spesso la tramontana. Senza dimenticare Adriano, che nell'ultimo anno è stato spesso un corpo estraneo nello spogliatoio dell'Inter, colpa anche della presenza di Veron che non le ha mai mandate a dire al brasilino. Fortuna per l'Imperatore che l'argentino ha fatto le valigie per rientrare a casa. E speriamo che adesso non ci sia qualcun altro a turbare i suoi sonni...
tgcom
admin ha scritto:Sei stato permanentemente bannato da questa board.

iaia ha scritto:zio bubu.

liam4ever ha scritto:con Stankovic arretrato, quanto sei bella nella foto profilo. il Capitano larghissimo, Milito leggermente più indietro ed eto'o accentrato e avvicinato alla porta..
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Messaggioda Captain Strobe il mer set 06, 2006 1:46 pm

fonte?? ah TG COM.. tutto ok allora ;)
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Messaggioda vito il mer set 06, 2006 3:07 pm

prima di giocare contro il lienchquelchèlè ibra potrebe anche ubriacarsi..

vieira se era qua diceva "zidane chieda scusa a matrix.."
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PaulGallagher ha scritto:godo, fine ot


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Messaggioda Captain Strobe il mer set 06, 2006 6:48 pm

“Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato, in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero, o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos’altro che porti poi la nostra impronta. La differenza tra l’uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere, sta nel tocco, diceva. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, sul quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita”.
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Messaggioda Liam85 il gio set 07, 2006 7:07 pm

stiamo arrivando...

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Messaggioda Captain Strobe il gio set 07, 2006 7:26 pm

ue ma mi dicono che la fiore è su sky.. :?:
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Messaggioda Liam85 il ven set 08, 2006 12:16 am

Davide85 ha scritto:ue ma mi dicono che la fiore è su sky.. :?:



io spero di si :lol:
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Messaggioda kaa il ven set 08, 2006 8:41 am

si sta accordando..non credo sia ancora ufficiale
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Non ci gioco più, non mi piace più..E non fa per noi, non somiglia a noi...Questo calcio degli affari, dirigenti ed impresari...Questo è un grande bluff
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