da porzel il mer feb 25, 2009 11:33 am
LONDRA (Inghilterra), 24 febbraio 2009 - Un anno da fuori di testa totale, durante il quale ha fatto veramente di tutto: dal bere senza chiudere occhio per sei settimane di fila, a sniffare coca nei bagni di un nightclub; dall’accarezzare l’idea del suicidio, a trasformare i suoi finti pappagalli in amici immaginari. Insomma, gli ultimi dodici mesi di Paul Gascoigne sono stati una vera e propria discesa all’inferno, raccontata dallo stesso campione al Sun in un’intervista-verità in due puntate (la seconda verrà pubblicata domani e sarà dedicata all’ex moglie Sheryl che, parole sue, "lo ha dissanguatoâ€).
CLINICA - "Ero precipitato in un abisso – dice Gazza – ma adesso il futuro mi appare davvero grandioso. Non posso dire che non berrò mai più, ma quello che posso dire è che non ho bevuto oggi e che spero di non bere domaniâ€. Gascoigne è reduce dall’ennesimo periodo in clinica a disintossicarsi, ma questa volta il mese passato alla Sporting Chance Clinic di Tony Adams pare aver dato buoni risultati, chiudendo così un 2008 assolutamente orribile per l’ex stella di Tottenham e Lazio. Tutto cominciò dopo l’operazione all’anca del dicembre del 2007. In ospedale Gascoigne non toccò un goccio di alcool, ma non appena dimesso, solo nella sua casa di Jesmond, si attaccò alla bottiglia per vincere la solitudine e fu l’inizio della fine.
SERVIZIO IN CAMERA - "Non ricordo esattamente quando e perché ripresi a bere dopo l’intervento, ricordo solo che era Natale e che avevo voglia di farmi un goccio. Cominciai con un paio di bicchieri di vino e non mi fermai praticamente più. Dopo una settimana, non ero più in grado di badare a me stesso, così mi spostai al Marriott Hotel di Gateshead, dove mi scolai di tutto, dal vino alle bottigliette di gin del minibar. Ed è stata in quell’occasione che è iniziata la mia dipendenza dalla Nintendo Wii: ci giocavo praticamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non riuscivo a smettere e non dormivo né mangiavo, per non dover essere costretto a staccarmi anche solo per pochi minuti. Ero diventato imbattibile a bowling e sfidavo quelli dell’hotel. Anzi, arrivavo addirittura a chiamare il servizio in camera proprio per avere qualcuno contro cui giocareâ€. Dopo quattro settimane di quell’andazzo, lo staff del Marriott gli chiese di andarsene e Gazza si trasferì così al Malmaison, dove ricominciò esattamente come prima.
PAPPAGALLINI - "Ero in una stanza diversa, ma i problemi erano sempre gli stessi. Bevevo come una spugna e giocavo con la console, ma iniziai anche a fare delle cose assolutamente incredibili, come telefonare a mio padre e dirgli di tenersi pronto perché saremmo andati al Madison Square Garden a giocare a scacchi contro Bush e Clinton. Ero in un mondo tutto mio, dal quale non volevo uscire. Ad un certo punto, ordinai due pappagallini-giocattolo, che ripetevano quello che dicevo e cominciai a pensare che fossero le due sole persone che volessero parlare con me. Così, presi a considerarli reali, tanto che una volta ordinai tre pinte di birra, una per me e una per ognuno di loroâ€. Anche la permanenza al Malmaison finì su richiesta del direttore dell’hotel, esasperato dai comportamenti da matto di Gascoigne che disturbavano gli altri clienti. Ma quando l’ex campione tentò di registrarsi all’Hilton, arrivarono i poliziotti che lo portarono di peso al Middleton St George Hospital, dove venne internato.
COCAINA - "Non riuscivo a crederci: da eroe nazionale ero diventato uno da ospedale psichiatrico. Non mi sono mai sentito così imbarazzato e pieno di vergogna come in quel momentoâ€. Anzi, no. In un’altra occasione Gazza provò vergogna di sé. Fu quando sniffò qualche striscia di cocaina nel bagno di un locale. "Subito dopo averlo fatto, mi sentii così deluso di me stesso da farmi quasi schifo. Non so cosa sperassi di ottenere, ma so che comunque non funzionò, anzi mi fece stare ancora peggio. Rimpiango di averlo fatto, ma l’unico modo per superarlo è quello di ammetterlo. So di aver deluso la mia famiglia, gli amici e i miei tifosi, ma sono comunque orgoglioso di averlo confessato e mi piace pensare che ormai è passato e che non lo rifarò mai piùâ€. Dopo 12 giorni nell’ospedale psichiatrico, a Gascoigne venne concesso di stare a casa del padre John a Gateshead, dove però non rimase molto.
VASCA DA BAGNO - A maggio venne, infatti, trovato addormentato nella vasca da bagno del "Millenium Hotel†di Londra e venne salvato dai poliziotti. Gazza negò i propositi suicidi, ma finì internato una seconda volta e la famiglia decise di mandarlo alla Priory. E, almeno inizialmente, la cosa parve funzionare: lui sembrava in ripresa e tentò persino di riconciliarsi con la ex moglie Sheryl, ma in estate proprio un violento litigio con la donna fece precipitare di nuovo le cose e Gascoigne se ne andò in tour con gli Iron Maiden. Ma era in condizioni talmente penose (soffriva di perdite di memoria quotidiane) che gli stessi membri della band si spaventarono e fecero in modo di rispedirlo a casa, dove però i suoi stessi familiari si rifiutarono di accoglierlo.
SFIDA - Anche la successiva fuga in Portogallo si trasformò in un disastro: Gazza restò chiuso in albergo per 18 giorni senza toccare alcool, ma una volta uscito si attaccò alla bottiglia per 48 ore di fila, collassando in un bar e finendo nuovamente in ospedale. Tornato in Inghilterra, la famiglia decise per il ricovero in una clinica specializzata nel Gloucestershire, dove l’ex stella della Nazionale inglese ha seguito un pioneristico programma di disintossicazione, prima di essere trasferito alla Sporting Chance di Adams per l’ultimo atto della rinascita. Ora Gascoigne è sobrio da tre mesi e sta cercando casa, ma l’inferno che ha passato non lo dimenticherà mai più. "Quando ho visto le sbarre dell’ospedale psichiatrico, è stato un vero colpo al cuore. Non voglio più rivivere una cosa del genere e so che per riuscirci dovrò combattere questa sfida ogni giorno per il resto della mia vitaâ€.
Simona Marchetti